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Recensione Isabel Allende ZORRO
Chi non conosce la leggenda di Zorro? La storia dell’intrepido spadaccino narrata dall’Allende è suddivisa in cinque parti e un incantevole epilogo lascia il lettore con sorriso beffardo sulle labbra.
Come tutti noi, anche Zorro e’ stato un bambino e l’autrice inizia proprio da li’ la narrazione, dalle radici di quel meraviglioso arbusto che e’ diventato Zorro.
Nei films, siamo abituati a vedere l’eroe a cavallo con la spada in pugno e la sua irriducibile voglia di giustizia, l’Allende ci racconta del clima di liberta’ in cui Zorro ha vissuto la sua infanzia, le sue monellerie, gli scherzi audaci, le prove di coraggio.
La liberta’ intesa come assenza di schemi rigidi, di verita’ assolute entro cui vivere.
“…i marmocchi in genere sono piuttosto insipidi. Inoltre non hanno alcuna liberta’, gli adulti decidono per loro e decidono male, inculcano loro idee sbagliate sulla vita e i bambini passano il resto della vita a cercarsene di liberarsene. Questo, tuttavia, non è stato il caso di Diego de la Vega”.
La fortuna del piccolo Diego e’ nel suo quarto di sangue indiano. Civetta bianca, nonna materna ed anziana guaritrice, instilla nell’animo del nipote i valori dell’Okahuè, cioe’ delle cinque virtu’ fondamentali - onore, giustizia, rispetto, dignita’ e coraggio – che non lo abbandoneranno mai permettendogli di avere sempre, in ogni frangente, obiettivita’, serenita’ d’animo e saggezza.
Come genitore, la lettura di questo testo, mi obbliga a rivedere sia i miei personali metodi educativi sia a riflettere sui principi pedagogici con cui alleviamo generazioni di giovani. Consiglierei vivamente uomini e donne di oggi a leggere questo “Zorro” anche solo per la curiosita’ di conoscere come un bambino come tanti puo’ diventare un uomo brillante, un eroe giocherellone, saggio ed oculato, scaltro come una volpe.
Come lettrice, amante dello stile ricercato e barocco e, nel medesimo tempo, fluido, non posso che urlare un ennesimo urra’ per la mia autrice preferita.
Di Stella Cadente
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