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Recensione Fred Uhlman L'amico ritrovato
Con chiarezza, obiettivita’ ed un pizzico di nostalgia l’autore volge lo sguardo ad uno degli anni piu’ intensi della sua vita. Il nazismo stava per esplodere in tutto il suo terrore, quando ebbe inizio una grande amicizia fra due liceali tedeschi a Stoccarda, citta’ di cultura del Nord d’Europa.
Uno dei due e’ un ebreo tedesco. E’ uno di quei pochi compagni di classe sopravvissuto alla terrificante seconda guerra mondiale.
L’autore traccia le personalita’ dei due ragazzi mettendo in evidenza la loro somiglianza e la loro affinita’ elettiva, dice: …“all’improvviso mi resi conto con un misto di gioia, sollievo e stupore che era timido come me e, come me, bisognoso di amicizia”.
Con brevi pennellate descrive un millennio di storia europea, le origini dei due, le filosofie e le ideologie che si susseguirono nei secoli, splenditi o bui, nel nostro vecchio continente.
Questo breve racconto e’ intriso dello stesso stupore per tutto cio’ che accadde e della stessa incredulita’ generale che cogliamo nelle varie testimonianze pervenuteci sulla tragicita’ del periodo storico in esame, ma, a differenza di altri, qui non leggiamo direttamente degli orrori, non c’e’ sangue e violenze.
Sentiamo l’odore del fumo uscire dai camini dei campi di sterminio senza leggerne direttamente. Sentiamo il disprezzo del “diverso” attraverso una cantilena intonata da poveri ragazzi “travolti dalla forza della sua convinzione, dalla sua volonta’ di ferro, dalla sua intensita’ e dalla perspicacia quasi profetica di cui e’ dotato.” Si parla di A. Hitler, di quel’ “ometto insignificante” che porta le donne al delirio e gli uomini a trasformarsi in assassini.
Di Stella Cadente
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