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Recensione Massimiliano Nuzzolo Racconti glaciali. Pagine, oppure pezzettini di pagine, estratti dall’attualità. Tolti dal fango della cronaca. Salvati dalla quotidianità di firme e controfirme, scatti e analisi esperte o fintamente tali. Tre metri sotto terra, che per sottotitoli inequivocabile ma quasi ironico ha Brevi poesie degli amori tramontati, pubblicato dalla fresca e sempre divertente quando non solo ‘gassosa’ e frizzante Coniglio, è l’ultima opera di Massimiliano Nuzzolo, (Mestre - 1972), che nel 2004 per l’editore Sironi aveva già pubblicato L’ultimo disco dei Cure e ancora scritto racconti per riviste come Pulp e Daemon, antologie interessanti fra le quali: I nuovi sentimenti (Marsilio), Tutti i musicisti devono morire, Posa sto libro e baciami (Zandegù). Queste storie piccine e sensazionali, questi poesie brevissime che si leggono alla velocità e in tutto e per tutto come aforismi sono, e lo sono davvero, il Giusto riconoscimento assegnato a persone scomparse per merito della morte spesso violenta. “Di quelli che stanno tre metri sopra il cielo si dice che sono ‘Giovani e arrabbiati da impazzire. Giovani e innamorati da volare su tre metri sopra il cielo’. Su quelli che invece, da un momento all’altro, si ritrovano tre metri sotto terra si sanno solo quelle due righe che leggi su una lastra di marmo. Siamo proprio sicuri che avrebbero voluto essere ricordati come ‘padri affettuosi’ e ‘mogli devote’? Forse, per loro, la versione della storia è un’altra. Forse qualcuno avrebbe voluto farci sorridere o piangere raccontandoci chi era e soprattutto perché non è più tra noi”. Ed è quello che il volumetto riesce bene a dire. Nonostante per ogni persona, anche sta volta, sono previste non più che al massimo tre o quattro righe. “Mi sono infilato un coltello in gola perché avevo visto a Domenica In un tipo che lo faceva”, “Mi sono tuffato dagli scogli. Che tuffo…”, “La mia ragazza aveva letto su Panorama che la stricnina è un afrodisiaco”. E tantissime altre note che sanno del momento più duro della vita di donne e uomini, della loro morte. Parole che sconfiggono la monotonia e la banalità estrema delle incisioni sulle lapidi, quella cosa assurda che arriva dopo, se soprattutto la vittima è giovane, tutta quella pochezza di telegiornali, giornali e camere varie. Uno schiaffo bello. I piccoli periodi, tante volte, lasciano principi di lagrime negli occhi, e altre volte un sorriso anomalo sulla boccuccia. Più che essere la ricompensa adeguata alle vite andate, Tre metri sotto terra è un omaggio all’umanità tutt’intera. Nuzzolo è stato capace di citare, e contemporaneamente di starne lontano, la paccottiglia offerta oggi dal consumo più consumo che c’è, dove in certi casi arriva la nascita delle fine dell’uomo. Per imitazione, per lo sbarco di bisogni indotti, eccetera. Le illustrazioni di Finamore accompagnano la lettura. Massimiliano Nuzzolo ha fatto una santa invenzione.
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