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Recensione Antonio Giugliano Questo libro promette di imporsi come uno di quei pochi libri scandalosi e duraturi, edito da un piccolo editore coraggioso, Seneca Edizioni, che non ha esitato ad accoglierlo nel suo catalogo di opere prime, promettenti e controcorrente. Un cult, e come tale, per pochi. Osceno, raccapricciante, amorale, incongruo, violento. Politicamente scorretto in quanto impone il punto di vista maschile, oramai fuori moda, sulle cose del sesso; sulla vita e sulla morte. Maschile e quindi disarmonico, sporco, senza compiacimento, disincantato e perverso. Una scrittura fluida, coinvolgente nella sua semplicitā, semplice come un cazzotto nello stomaco che ti fa mancare l'aria. Questo libro di racconti illustra del reale un aspetto particolare: la vita come presa dal vortice di una tempesta di sabbia; labbra spaccate, pelle arsa, mani sporche. Quattordici racconti brevi che scorrono in fretta - "Contemporaneo barocco" "Legāmi" "Out" "Prigioniero dell'es" e via via tutti gli altri... - come fiamma su miccia per esplosivo, come carta/vetro che graffi la pelle. Un libro asciutto, senza cedimenti, per niente tranquillizzante, che vuole lettori attenti e disincantati e che accettino di essere spiazzati e di vedere da vicino il male, il male non come entitā astratta contrapposta ad un ipotetico bene, quanto piuttosto l'assenza, la latitanza del bene stesso. Di Sylvya
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