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Recensione Simonetta Agnello Hornby Si conclude con Boccamurata la trilogia siciliana di Simonetta Agnello Hornby, inaugurata da La Mennulara e La zia marchesa. Più che una trilogia – ha fatto notare Camilleri – è un trittico, storie siciliane diverse per ambientazioni e personaggi. Boccamurata è un ritratto di famiglia, ambientato oggi ma con solide radici nel passato. Un patriarca, Tito, restio a lasciare definitivamente le redini del pastificio di famiglia al figlio per occuparsi a tempo pieno di orologi e auto d’epoca. Una moglie, Mariola, che pare rassegnata ad un ruolo secondario e opaco. Numerosi figli e nipoti, ognuno con la propria storia. Una badante rumena con mire espansionistiche, e una vecchia zia che ancora dà lucidi consigli. Tutto pare scorrere in modo pacato nella grande villa, il pastificio garantisce il benessere della famiglia e il rispetto del paese. Ma, come in ogni famiglia, e nelle famiglie siciliane in particolare, molti segreti si nascondono sotto l’apparente tranquillità e rispettabilità. Bastano piccoli avvenimenti imprevisti a sconvolgere delicati equilibri: l’arrivo in paese di Dante, che porta con sé le lettere che la zia Rachele scrisse in gioventù, un banale compito assegnato al nipote di Tito. Il bambino deve costruire il suo albero genealogico, e la richiesta riporta alla luce antichi crucci e dubbi mai sopiti. Tito abbandona le consuete sicurezze, il pastificio, la badante-amante rumena, gli orologi d’epoca, per intraprendere un viaggio attraverso i segreti della sua Sicilia e della sua storia personale. Pagina dopo pagina, la zia Rachele conquista un ruolo da protagonista nella storia: è lei la custode di tutti i segreti, lei Boccamurata.
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