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Recensione Andrea Bajani Mi spezzo ma non m’impiego
Guida di viaggio per lavoratori flessibili (Einaudi)
Un’utile guida per orientarsi nel il mondo del lavoro atipico, ricca di consigli di viaggio per una “vacanza dalla disoccupazione”, come la definisce lo stesso Andrea Bajani. Perché la disoccupazione oggi sembra essere un vizietto, una malattia dalla quale cercare di guarire, almeno per un po’. Ed ecco sorgere agenzie di lavoro interinale dalle vetrine scintillanti , nulla a che vedere con le grigie agenzie di collocamento di una volta. Signorine vestite come hostess che propongono viaggi – di durata variabile – verso il lavoro, qualsiasi lavoro. Last minute e offerte speciali perché lavorare ogni tanto è meglio che lavorare sempre. Ed ecco gli stages di qualsiasi tipo, rigorosamente non retribuiti (stage per cameriera ai piani ?), ecco i corsi e master dedicati agli argomenti più stravaganti, rigorosamente a caro prezzo (master in Fiori di Bach? ), perché bisogna pur formarsi. Quando finalmente ci si è formati, si può accedere ad una vastissima gamma di tipologie di contratto, diventando un Lav – anche detto co.pro – ossia lavoratore a progetto, anche se quale sia il progetto spesso nessuno lo sa, oppure un lavoratore somministrato o un’azienda individuale. Il mondo del lavoro atipico è diventato talmente diffuso da diventare “tipico”, e Bajani lo affronta con cinica ironia, esplorandone ogni anfratto, scherzandoci su ma fino ad un certo punto. Il sorriso è spesso forzato, non di rado il tono slitta verso una drammatizzazione delle esperienze personali, percorsi di vita e di lavoro sui quali c’è ben poco da scherzare. Il viaggio nelle nuove forme di lavoro presenta le differenti tipologie di viaggiatori, i ragazzi che non crescono mai, i genitori ora apprensivi ora scocciati di fronte a figli che non se ne vanno più di casa, le coppie che finalmente vanno a convivere in un monolocale soppalcato, le donne che per sbaglio restano incinte, i badanti rumeni laureati in Ingegneria. Una volta fatta conoscenza con i compagni di viaggio, non resta che esplorare le mete più gettonate : il classico call-center, ormai diventato l’archetipo della cosiddetta flessibilità, dove schiere di giovani e meno giovani muniti di cuffiette sorridono allo schermo del pc ripetendo sempre le stesse frasi, l’agenzia di comunicazione dove si è tutti amici e manager a 800 € al mese, il service editoriale, la palestra, la fabbrica dove gli operai accumulano un contratto a tempo dopo l’altro. Mi spezzo ma non mi impiego parla dell’Italia di oggi, in cui – nuovo miracolo italiano – la disoccupazione non esiste più, perché “è un lavoratore chiunque abbia lavorato o sia alla ricerca di un impiego”.
Paola Sereno
p_sereno@tin.it
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