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Recensione Nick Hornby Una vita da lettore
Le letture di Hornby
Chissà se esiste anche in Italia una pubblicazione letteraria "buonista", ovvero animata da propensione a non stroncare mai recensendo? Propendiamo per credere che simile foglio da noi non avrebbe lunga vita, anche perché dire sempre "tutto va ben, madama la marchesa" non sarebbe nemmeno onesto, ma nei paesi anglosassoni sembra proprio che le cose vadano altrimenti.
A rendercelo noto è Nic Hornby (nella foto) nel suo spiritosissimo nuovo romanzo "Una vita da lettore" (Titolo originale: The Complete Polysyllabic Spree, Guanda, pp.280, euro 15,50, trad.Massimo Bocchiola). La rivista impostata a tanta bonomia cui collabora Hornby è appunto "The Believer", gremita di saggi, racconti, interviste a scrittori, perseverante nell'intento di evitare stroncature, con la parola d'ordine di non perdere mai tempo e buon umore a sparlare di libri e dei loro autori. Sembrerebbe che una vocina interiore sussurrasse: a che pro far del male?
Naturalmente, Hornby - pur rispettando il diktat della rivista, non può trattenersi dalla sua famosa ironia, rallegrando noi lettori e traducendo in volume quella sua rubrica "Stuff I've Been Reading" (Roba che ho letto), una gustosa chicca per gli innamorati dei libri, purché non si tratti di spocchiosi accademici, di quella classe di lettori e di critici letterari con la puzza sotto il naso.
Consultando la scansione mensile dei libri comprati o altrimenti acquisiti e di quelli letti, suddivisi in colonne appaiate, ci imbattiamo in volumi di cui noi pure abbiamo scritto su queste colonne (vedasi il delizioso romanzo della Toews - Un complicato atto d'amore) con l'unico rammarico, da parte nostra, di non trovare menzionati autori nostrani, se si eccettua The Eclypse di Antonella Gambotto che di italiano ci sembra avere soltanto il nome e il cognome.
L'interessante, al di là delle opinioni sempre molto anticonvenzionali di un autore così scanzonato e sopra le righe, consiste soprattutto nel racconto del suo percorso di lettura: come, quando, con chi ha acquisito i libri, con quale stato d'animo li ha letti, perché li ha riposti preferendone un altro, quali sentimenti gli hanno suscitato, creando un suggestivo intreccio di rimandi umani e letterari che sono la vera anima di questa sua divertente scrittura.
"All'inizio della mia carriera di scrittore - confessa - ho recensito molta narrativa, ma dovevo fingere, come è prerogativa dei recensori, di aver letto i libri fuori dal tempo, dallo spazio e dal mio carattere".
Lo scrittore ci farà ridere e sorridere inframmezzando le sue opinioni critiche - vere e proprie "non recensioni" - con i pensieri fulminei, le sue riflessioni intime e ci farà anche commuovere parlandoci di Gorge e Sam il libro della Moore che parla di autismo, argomento che tocca nel vivo Hornby stesso a causa del suo piccolo Danny
Piace constatare come siano composite le scelte di questo recensore sui generis, un vero affresco in cui figurano i sempre verdi, i superclassici come Dickens, le letture che classici forse lo diventeranno, ma anche romanzi ritenuti popolari, fumetti, manuali pratici senza accenti paludati. Sembra autorizzarci a chiudere un libro se ci annoia, sembra giustificarci se non abbiamo ancora letto quei testi magnificati dagli snob, perché il suo è un invito alla naturalezza, al sentirci esentati dalla lettura di libri troppo elaborati, pretenziosi, senza humour e prolissi. Finalmente qualcuno che ci invita con intelligente levitas a leggere quanto veramente ci fa vivere meglio.
Grazia Giordani
Di Grazia
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