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Recensione Pietro Grossi Dopo il deludente esordio del pessimo romanzo “Touchè” uscito nel 2000 e un conseguente ritonificante periodo di pausa e soprattutto di sana autoriflessione, ecco una raccolta di racconti di ben altro spessore letterario scritta dal giovane promettente fiorentino Pietro Grossi. Sono storie di ragazzi alle prese con la vita: storie di formazione diverse per tono e ambientazione dove la prova da superare comporta sempre uno scontro (da cui la scelta del titolo Pugni). Più scopertamente nel primo racconto Boxe un’epica sfida dentro il quadrato del ring tra due giovani pugili: “il ballerino” così definito per la scattante agilità sorta di supereroe dalla vita normale che con i guantoni semina diretti sinistri “come la grandine d'estate” e il suo avversario “la Capra” ragazzo sordomuto che muove all'attacco a testa bassa. Nel secondo racconto Cavalli protagonisti sono due fratelli molto diversi l'uno dall'altro; si avrà uno scontro rusticano che non va anticipato tanto è ben preparato dall'autore. Nel terzo racconto La scimmia il giovane protagonista Nico si trova a fare i conti a scontrarsi con una strana inopportuna situazione: un suo amico Piero un giorno ha preso a fare la scimmia per scherzo e da allora non ha più smesso: “grugnisce e si batte le mani sulla testa e sta rannicchiato in terra a giocare con i gusci di pistacchio”. L’autore esprime un’epica del quotidiano; i suoi personaggi, uniti in coppia da doppi legami destinati a salvarsi assieme o cedere entrambi (l’avversario-amico per sempre, l’antagonista-fratello, l’alter ego sconfitto) lottano per una specie di unità dell’esperienza. Ma si sarebbe detto poco su questo ragguardevole libro di Grossi se si mancasse di dire del passo dell'andatura del suo narrare. Lo paragonerei senza dubbio al “novellar toscano”, tradizione nobile cui per nascita lo scrittore appartiene. Basti a mo’ di esempio l'attacco narrativo di un capitolo del secondo racconto con quella inesorabilità degli eventi che caratterizza le grandi narrazioni: “Fu subito chiaro a tutti che i cavalli avrebbero portato i due fratelli in luoghi diversi”. Il tema centrale è la spinta a raccontare il passaggio alla maturità e il processo irreversibile di questa; e troppo facile sarebbe il riferimento al giovane Holden anche per certe indugi riflessivi dei protagonisti ma senza mai eccedere in quella maniera che ha reso stucchevole in forma epidemica tante pagine di narratori italiani degli ultimi anni: “Ogni tanto ti accadono cose che ti cambiano la vita. E hai voglia poi a tornare indietro e dire no mi piaceva più prima”. Di gianpaolo.mazza
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