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Recensione Josè Saramago Storia dell'assedio di Lisbona
Un atto di coraggio destinato a sconfiggere la timidezza di un’intera vita, una negazione che stravolge il corso della storia, la ribellione di un uomo che vive drammaticamente le contraddizioni e le ansie di un’esistenza fatta di libri, di citazioni e di parole sempre più ambigue. Raimundo Silva, revisore di una grande casa editrice, in un impeto di trasgressione maturato nel corso di lunghi anni di meticoloso lavoro, decide, contravvenendo ad ogni norma professionale, di inserire una particella negativa (un semplice “non”) in un saggio storico sull’assedio di Lisbona del 1147, negando così l’aiuto dato dai crociati alle truppe lusitane (infatti, secondo la storia reale, i crociati provenendo dal Nord nel loro viaggio verso la Terrasanta, diedero una mano al re Alfonso Henriques nella sua azione di “Reconquista” del territorio del futuro regno di Portogallo). Quelle tre sole lettere cambiano la storia e cambieranno anche la sua vita (“perché chi ha detto “no” una volta, non tornerà mai più al “si” di un menzognero compromesso”). Trasformatosi da correttore a corruttore, infatti, egli vedrà trascorrere “tredici lunghi e penosi giorni” prima che la casa editrice si accorga del delitto dove Raimundo Silva si troverà a reinventare se stesso coinvolgendo il tranquillo incedere dei propri giorni. Infatti proprio dal “non” inserito nella frase “I crociati aiuteranno i portoghesi a conquistare Lisbona”, gli eventi si dipanano fino ad investire le esistenze di personaggi reali ed immaginari, in una serie di accadimenti che coinvolgono il passato e il presente. Così, movendo da un gesto provocatorio si origina una sorta di “enigmatica danza narrativa” in cui si fondono elementi storici e fatti quotidiani, riflessioni filosofiche e invenzioni mitologiche. Questo è un libro che è tre libri; una storia che è tre storie; un continuo sovrapporsi di due piani temporali fra il XII e il XX secolo. Un romanzo che mette a nudo, non senza una grande ironia, ciò che noi chiamiamo “verità storica”. Il romanzo esce in Portogallo nel 1989 e in Italia nel 1990: un testo divertente e divertito, quasi una sfida a coloro che definivano Saramago romanziere storico. Con leggerezza e maestria l’autore intreccia altre storie: quella del presente, nel XX secolo, tra il soldato Mogueime, eroe della presa di Santarèm e la bella amata galiziana Ourouana, anch’essa assediata sotto le mura di Lisbona. L’atmosfera e l’ambientazione sono inizialmente quelle della Lisbona moderna. Ma quando si entra nel cuore della storia, la Lisbona di oggi si confonde con la Lisbona degli alti minareti che era in mano ai Mori ai tempi delle Crociate e la storia del protagonista di oggi si intreccia con le storie dei protagonisti del romanzo che lui sta scrivendo. Per concludere, nella riscrittura della cronaca di quell’assedio ad opera del revisore confluiscono le sottili trame della vita dell’uomo e la visione fittizia delle vicende del XII secolo che diventa un’affascinante metafora del nostro tempo con una vena d’ironia talmente sottile da lasciare increduli e da non sapere a volte se sorridere o commuoverci.
Gianpaolo Mazza (gianpaolo.mazza@virgilio.it)
Di gianpaolo.mazza
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