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Recensione 'Ala Al-Aswani Recensione - Palazzo Yacoubian
Ala Al Aswani, l’autore del romanzo di grande successo internazionale “Palazzo Yacoubian” è un dentista che vive ed esercita il suo mestiere in Egitto.
L’indirizzo del suo primo studio era proprio quello: Palazzo Yacoubian, Il Cairo.
Già collaboratore di giornali e riviste egiziane, nel 2002 ha avuto questa brillante idea di prendere a raccontare le storie e le umane vicissitudini che le pareti di quel glorioso e particolare palazzo – costruito da un miliardario armeno negli anni ’30 – hanno visto intrecciarsi al proprio interno. L’autore afferma con sicurezza essere tutte storie – quelle da lui raccontate – di pura fantasia; fatto sta però, che sembra abbia già ricevuto una serie di querele da persone che da sempre vivono in quel palazzo e che sembra si siano offese riconoscendosi nel libro in questione.
Fatto sta che Ala Al Aswani – co-fondatore del movimento di intellettuali Kifaya che lotta per i diritti civili ed il progresso democratico – descrivendo un variegato intreccio di storie e personaggi ha ottenuto un fantastico successo nel mondo arabo, ponendosi, come numero di copie vendute, addirittura subito dopo il Corano.
Come dicevamo non tutti però sono d’accordo con l’autore del libro – per l’accento posto da questi su le piaghe del sistema egiziano e medio-orientale più in generale: la corruzione politica, le ricchezze di dubbie origini e soprattutto l’effervescenza religiosa dei giovani che spesso si trasforma rapidamente in estremismo.
Ma il romanzo di Ala Al Aswani che decrive la vita degli abitanti di questo palazzo di nove piano eretto nel pieno centro del Cairo, quartiere Downtown, dove negli anni ’30 egiziani ed occidentali vivevano tranquillamente assieme, non ha avuto successo soltanto nel mondo arabo; ha infatti già riempito le pagine culturali dei paesi europei e molto presto sbarcherà in America, dove verrà pubblicato da Harper Collins.
E non è finita: stanno già iniziando a girare il film, la cui produzione è sostenuta da un poderoso budget. Per i motivi che su vengono citati però, non è stato possibile realizzare le riprese all’interno dello stesso storico edificio né all’esterno dello stesso, e così tutta la troupe si è dovuta trasferire altrove dove il tutto è stato ricostruito artificialmente.
Ma qual è il motivo vero e recondito di questo clamoroso e inaspettato successo?
Più in generale direi che non è relativo alla sola opera di Ala Al Aswani, anche se resta un libro interessante e ben scritto che fornisce uno spaccato di vita quotidiana medio-orientale e una sbirciatina su usi e costumi arabi, conosciuti o meno.
Credo che più in generale il vero motivo sia da ricercarsi nel fascino che su tutti noi europei sta esercitando – e non da poco – il filone medio-orientale.
Palazzo Yacoubian è, in ordine cronologico, uno degli ultimi attraccati – e non sarà certamente l’ultimo – sulle sponde europeee di romanzi di origine orientale dei quali tutti noi subiamo certamente un forte fascino, simile in tutto e per tutto a quello esercitato dai popoli arabi sui Crociati dei primi anni mille, i quali impiegavano anche diversi anni di cammino per capire cosa si nascondesse al di là di una linea di frontiera immaginaria creata a propria misura dagli uomini del tempo e che – in una certa misura – permane ancora oggi.
Istanbul (di Orhan Pamuk), Il cacciatore di aquiloni (di Hosseini Khaled), Salam Maman (di Hamid Ziarati) sono solo un esempio del numero di romanzi di terra d’Oriente presenti oggi sugli scaffali delle nostre librerie. Lo stesso discorso ovviamente vale per la cinematografia.
Che conclusioni trarre?
L’unica possibile: di considerare tutto ciò quale importante auspicio di un dialogo tra esseri umani, figli di diverse tradizioni ma abitanti della stessa Terra, dialogo che speriamo sia sempre più fitto ed intenso tanto da far cadere ogni superstite pregiudizio e far sì che una volta per tutte si possa finalmente vivere tutti in pace.
Eugenio Cardi
(www.eugeniocardi.it)
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