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Recensione Susanna Sarti

Susanna Sarti

Maledetto

Mi sono imbattuto in questo romanzo per puro caso, anzi per fortuna. Ero interessato a “Eros maledetto” della Levante, e per saperne di più m'ero messo a cercarlo su IBS. Per pigrizia, per abbreviar le cose, per quelle oscure circostanze che ogni tanto ci prendono la mano nella finestrella di ricerca anziché “Eros maledetto” ho digitato “Maledetto” così che m’è venuto fuori l’intero florilegio dei libri che nel titolo portano il sopradetto aggettivo. Del libro che cercavo ho trovato poco o niente, se non che, guardando appena sotto ho scorto questo titolo che mi colpì per la lancinante perentorietà. Vi entro e subito noto il buon numero di recensioni, rilevante per una scrittrice alla sua prima opera, ma sopra tutto mi strabilia la elevatissima media dei voti che i diversi lettori (vox populi, vox Dei) hanno assegnato al romanzo. Leggo uno per uno, con attenzione, i diversi giudizi, mi persuadono, il libro non costa neanche molto, decido di comprarlo. “Maledetto” è il più bel romanzo che da due anni in qua mi sia capitato di leggere, e vi assicuro che di libri io ne leggo parecchi. Ma è giusto che le ragioni di tutto quest'entusiasmo io le spieghi. Umberto Eco nella prefazione a una nuova edizione del Conte di Montecristo ha scritto che (cito testualmente) “Non conta se un romanzo è scritto male o bene, conta se è una macchina per produrre agonia (nel lettore)”. Fermo che l’agonia cui si riferisce l'insigne professore non è lo stato di pre-morte quanto la lotta (appunto da agòne) di diversi o contrapposti sentimenti, vengo a dirvi che questo romanzo della signora Sarti non soltanto ha suscitato in me le vivissime emozioni tanto attese e proclamate dal professore Eco, ma che è scritto in un italiano limpido e perfetto, che i caratteri dei personaggi appaiono sempre veridici, credibili e ben disegnati e che (spazio tiranno!) la narrazione ha la concinnità dei ultimi quartetti beethoveniani: lucida follia inquadrata in un impeccabile formalismo classico.

8 febbraio 2006
Di Razumichin

Di razumichin

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