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Recensione Cristina Guarducci Un padre sadico pienamente realizzato nel suo mestiere di chirurgo, una madre falsamente sottomessa che infetta la prole con l'infamia dell'incesto. Tre fratelli e tre sorelle dall'apparenza magnifica in cui si mescolano mostruosità mitologiche e difetti banalmente umani: una bellissima Lupa mannara, un primogenito che si crede un gabbiano, un Ipocondriaco rinchiuso in camera ad addestrare gli insetti, un ombroso Condottiero che fonderà una setta. E infine, incorniciato dalla natura selvaggia della Maremma, il doloroso amore di una delle figlie con un mezzo uomo troppo vicino alla razza delle scimmie. Sullo sfondo di una provincia toscana semireale, emergono a uno a uno i personaggi di una saga familiare feroce e fantastica, movimentata di avventure, straziata da tradimenti, soprusi e menzogne. La fiorentina Cristina Guarducci, al suo esordio, si sbarazza dei buoni sentimenti che drappeggiano le relazioni di parentela e descrive con ironia dissacratrice l'autodistruzione della famiglia condannata dalle sue stesse perversità. Mitologia di famiglia è un romanzo divertente e spietato. Se fosse un film, dietro la macchina da presa avremmo sicuramente Tim Burton. Se fosse una canzone sarebbe Lullaby dei Cure. Perché è onirico, visionario e gotico. Ma, attenzione, non è dark. Non ha quell’attitudine un po’ snob ed eterea priva di senso dello humour. Non è sozzo di polvere o inzuppato di assenzio. E’ incredibilmente assurdo e divertente come certe favole di Gianni Rodari. Ed è crudele. Ci sono bambini legati a culle invase dagli insetti. Ci sono aborti e incesti. C’è la magia nera. Streghe e licantropi. Cadaveri che abbandonano il proprio giaciglio in cerca di corpi giovani e sani da abitare. Cristina Guarducci ha creato con le parole una geografia ben precisa degna di certi fantasiosi universi cinematografici. La Villa Di gianpaolo.mazza
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