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Recensione Platone

 Platone

I diaologhi platonici

È oggi ipotesi corrente che Platone abbia iniziato a scrivere già durante gli otto anni in cui visse accanto a Socrate.



Per quanto riguarda la scelta stilistica del dialogo come forma espositiva, è importante sottolineare come vi fossero in quegli anni tutte le condizioni per questa particolare scelta: da una parte la sempre più vasta popolarità e fortuna della tragedia e della commedia, dall'altra il dialogare dei Sofisti e di Socrate.



Se non è dunque possibile sostenere che Platone sia stato il creatore del dialogo come genere letterario, è però verosimile che egli abbia colto la comune abitudine al dialogare e al porre quesiti iniziando a stendere dapprima semplici questionari senza personaggi, affidando poi, in una seconda fase, alla figura di Socrate la funzione di protagonista di opere più strutturate e complesse.



Il primo testo in cui compare il nome di un interlocutore ben delineato è Sisifo: a partire da questo, i dialoghi successivi avranno quasi sempre il titolo dal nome di un personaggio.
Queste prime opere sono brevi e lineari nella trattazione dell'argomento: il loro incipit è immediato, determinato da una domanda perentoria. Non ci sono ragioni per pensare che l'attribuzione a Platone di questi dialoghi sia spuria e gratuita: i temi sono quelli tipici del Platone "socratico", l'argomentazione è ineccepibile, le conclusioni a cui giungono sono sempre importanti.



L'ordine probabile di queste prime prove potrebbe essere il seguente:


Demodoco. Manca il nome del protagonista

Quesiti. Mancano i nomi di tutti gli interlocutori

Sul giusto. Il nome di Socrate compare solo a discussione inoltrata

Sulla virtù. Il nome di Socrate viene fatto fin dalle prime battute

Minosse e Ipparco. Compare fin dall'inizio il nome di Socrate e l'indicazione che l'interlocutore è un "Amico"

Sisifo. In questo dialogo Socrate non ha più un interlocutore anonimo.


Da questo elenco ipotetico si può cogliere l'indizio dell'esistenza di una graduale evoluzione dello stile; se essi, al contrario, fossero un'imitazione spuria dei dialoghi maggiori, non si capisce per quale ragione non dovrebbero essere altrettanto stilisticamente determinati dei loro modelli.
Questo primo gruppo di opere si può collocare tra il 407 e il 399.



I dialoghi in difesa di Socrate



Nel 387 Platone torna ad Atene dopo una serie di viaggi seguiti alla morte di Socrate. Egli ha trascorso circa 12 anni in territori di cultura greca, e in territori di cultura ‘barbara’.
Due fatti accaduti in sua assenza lo convincono a riprendere la scrittura a favore dell'insegnamento di Socrate: l'opuscolo diffamatorio di Policrate contro Socrate, e l'apertura della Scuola di retorica di Isocrate.
I dialoghi di Platone cosiddetti "socratici", nella loro tipicità, vengono dunque a contrapporsi agli scritti polemici e retorici che circolavano in Atene. In una prima istanza, il dibattito a Atene verte sulla figura di Alcibiade e sul suo rapporto con Socrate: com'era stato possibile che il più famoso discepolo di Socrate avesse compiuto la profanazione delle erme della città, e fosse risultato un politico concentrato sugli interessi personali invece che su quelli del bene della patria. Come era possibile equiparare Socrate ai Sofisti, dicendo di lui ciò che si diceva di essi?
A fronte di dubbi e accuse, e di una letteratura apologetica Socratica che non rendeva merito né a Socrate né al suo rapporto con Alcibiade, Platone inizia la composizione di una serie di dialoghi che hanno come argomento la figura del Maestro e la sua arte confutatoria: l'Apologia di Socrate e il Critone; l'Alcibiade primo e secondo; il Teage e il Lachete; l'Ippia minore e maggiore; l'Eutifrone, lo Ione, il Menone, il Menesseno. Platone vuole mostrare come Alcibiade avesse il carattere del giovane che si dedica alla politica per impulso forte ma irrazionale; e come fosse profondamente legato a Socrate, non ostante questi lo mettesse in guardia da un facile entusiasmo per la carriera politica. Ma il benefico influsso socratico, non accompagnato da un' autentica riflessione filosofica, emergeva soltanto vicino al Maestro, mentre veniva meno una volta che Socrate si trovava lontano.
A questi dialoghi va aggiunto il Menone, in cui compare Ànito, l'accusatore di Socrate, e alcuni temi dei primissimi scritti; e ancora il Teage, il Lachete e il Menesseno, probabilmente legati all'apertura di una Scuola da parte di Platone, antagonista rispetto a quella di Isocrate. Infine, non va dimenticato il Gorgia.Questo dialogo chiude infatti una fase della produzione platonica e ne apre un'altra.
Dallo schema qui sommariamente proposto possiamo ipotizzare che, dall'incontro di Socrate alla fondazione dell'Accademia, Platone abbia scritto i seguenti dialoghi diretti, divisi in due gruppi secondo due periodi di tempo:
1. Gli inizi della scrittura platonica (prima della morte di Socrate: 399) Demodoco, Quesiti, Del giusto, Della virtù, Minosse, Ipparco, Sisifo;
2. I dialoghi in difesa di Socrate (prima della fondazione dell'Accademia: 387) Apologia di Socrate, Critone, AlcibiadeI, Alcibiade II, Teage, Lachete, Ione, Eutifrone, Ippia minore, Ippia maggiore, Menesseno, Menone, Gorgia.


I dialoghi narrati



L'apertura dell'Accademia spinse Platone a indicare gli obiettivi del suo insegnamento. L'immagine su cui cerca di far leva sono gli aspetti della disciplina che sarà oggetto di studio; e questo attraverso un Socrate che discute con i giovani. Tre dialoghi si presentano come un trittico unitario con questo valore introduttivo; essi vogliono dimostrare che la filosofia:



1. non deve essere volta ad un numero indeterminato, quantitativamente rilevante, di nozioni, ma deve avere di mira un sapere misurato (Amanti) (2) ;



2. si identifica con quella scienza che sovrasta le altre scienze: "scienza di sé e delle altre scienze" e "conoscenza del bene e del male", capace di guarire l'anima (Carmide);



3. ha per fine la conoscenza e la partecipazione dell'"amico primo, a causa del quale diciamo che tutte le altre cose sono amiche tra loro" (Liside) .



Per l'apertura dell'Accademia, Platone adotta una nuova forma letteraria, passando dal dialogo diretto a quello narrato – da Socrate. Aprendo le porte della propria Scuola, Platone vuol nascondersi dietro la figura del Maestro, facendo tuttavia il grande annuncio della scienza del Bene, di cui però ancora non parlerà esplicitamente nel dialogo che segue il trittico: La Repubblica (Politeia). Il nuovo elenco vede quindi per primo Amanti (2) , poi il Carmide , quindi il Liside , e infine la Politeia (La Repubblica) .


I dialoghi misti



I dialoghi misti formano un gruppo a sé stante. La forma ‘mista’ è ottenuta secondo diverse soluzioni letterarie:



1. una scatola cinese di narrazioni;



2. un dialogo diretto all'interno di un altro ugualmente diretto;



3. una narrazione all'interno di un dialogo diretto, con possibilità di scansioni date dal ritorno al dialogo diretto.



Il Teeteto chiude la serie dei dialoghi misti, ed è già un dialogo pienamente diretto; Diverso il caso del Parmenide , che si presenta come dialogo narrato con tre cornici concentriche. Oltre a questi, vi sono poi l'Eutidemo , il Protagora , il Fedone, il Simposio (o Convivio) . Questi dialoghi presentano una successione di luoghi molto particolare: dall'esteriorità della strada nell'Eutidemo, all'interno della casa di un ricco ateniese nel Protagora; dal carcere degli Undici nel Fedone, all'interno della casa di Agatone nel Simposio, quindi a quella di Pitodoro nel Parmenide, e in fine a quella di Euclide nel Teeteto. Infine, in tutti è presente un grande numero di personaggi.


I secondi dialoghi diretti



Nel Clitofonte, nel Timeo e nel Crizia la figura di Socrate si riduce a semplice garante delle tematiche trattate, e il suo contributo è nullo. Va distinto un primo gruppo con Socrate protagonista (Fedro, Cratilo, Filebo); un secondo con Socrate presente, ma non più protagonista (Sofista, Politico); poi un altro gruppo di dialoghi in forma di ‘trattati’, anche questi con Socrate non più protagonista (Clitofonte, Timeo, Crizia); un quarto senza più la figura di Socrate, e con un ritorno alla forma interamente dialogata (Leggi, Epinomide).



Possiamo allora ricapitolare con uno schema la struttura cronologica delle opere platoniche, distinta in tre grandi raggruppamenti nati in una successione scandita da alcuni avvenimenti fondamentali della vita del filosofo:

Da Wikipedia

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