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Recensione Michel Houellebecq Le particelle elementari - Un brano
Le prime righe
Questo libro è innanzitutto la storia di un uomo, di un uomo che passò la maggior parte della propria vita in Europa occidentale, nella seconda metà del Ventesimo Secolo. Perlopiù solo, egli intrattenne tuttavia saltuari rapporti con altri uomini. Visse in un'epoca infelice e travagliata. La nazione che gli aveva dato i natali scivolava lentamente ma inesorabilmente verso la fascia economica delle nazioni di media povertà; sovente incalzati dalla miseria, gli uomini della sua generazione pativano comunque un'esistenza solitaria e astiosa. I sentimenti d'amore, di tenerezza e di umana fratellanza erano in gran parte scomparsi; nei loro mutui rapporti, i suoi contemporanei davano assai spesso prova di indifferenza e di crudeltà.
Al momento della sua scomparsa, Michel Djerzinski era unanimamente considerato un biologo di altissima levatura, e lo si riteneva un valido candidato al Nobel; ma l'effettiva portata della sua opera si sarebbe rivelata solo in seguito.
All'epoca di Djerzinski, la filosofia era spesso considerata priva di qualsiasi rilevanza di ordine pratico, ovvero di scopo. Eppure la visione del mondo più comunemente adottata in un dato periodo dai componenti di una data società è determinante tanto per l'economia quanto per la politica e per il costume di quella società.
Nella storia dell'umanità, le mutazioni metafisiche - ossia le trasformazioni radicali e globali della visione del mondo adottata dalla maggioranza - sono assai rare. L'avvento del cristianesimo ne è un valido esempio.
Appena prodottasi, la mutazione metafisica si sviluppa fino alle proprie estreme conseguenze, senza mai incontrare resistenza. Imperturbabile, essa travolge sistemi economici e politici, giudizi estetici, gerarchie sociali. Non esistono forze in grado di interromperne il corso - né umane né d'altro genere, a parte l'avvento di una nuova mutazione metafisica.
Non è del tutto esatto affermare che le mutazioni metafisiche investono unicamente società deboli, già sulla via del declino. All'avvento del cristianesimo, l'Impero romano era al culmine della propria potenza; perfettamente organizzato, esso dominava l'universo conosciuto; la sua superiorità tecnica e militare era senza eguali. Eppure, non aveva speranze. All'avvento della scienza moderna, il cristianesimo medievale costituiva un sistema completo di comprensione dell'uomo e dell'universo; serviva da base al governo dei popoli, produceva conoscenza e opere, decideva tanto la pace quanto la guerra, organizzava la produzione e la ripartizione delle ricchezze. Tutto ciò non riuscì a impedirne il tracollo.
© 1999, RCS Libri S.p.A.
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