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Recensione Luigi Calcerano

Luigi Calcerano

Meminisse iuvabit

Un giallo ai tempi di Augusto
Meminisse iuvabit (“Gioverà ricordare”, il titolo viene da un verso di Virgilio) è un romanzo storico ambientato nel 23 a.C. che segue le orme dei successi polizieschi di Margaret Doody (Aristotele detective) e Danila Comastri Montanari (Mors tua). Il protagonista (e narratore in prima persona) in questo caso è, nientemeno, il poeta Orazio, che per i suoi trascorsi repubblicani si trova suo malgrado coinvolto in una storia di congiure e spie. E poi, come dice la quarta di copertina: “segreti, abusi, delitti, trame politiche inconfessabili, sospetti, violenze, tradimenti, tesori e sicari nella Roma inquieta del DCCXXXI ab urbe condita, dove regnano l’angoscia e la paura, dove si può amare ed essere felici solo per pochi istanti ed essere uccisi per pochi sesterzi”.
Il libro, stampato da un piccolo editore di Roma, Valore Scuola (che pubblica anche narrativa ma è specializzato in temi sindacali) nonostante la sua evidente prima classificazione tra la letteratura gialla, ha tutti i numeri per diventare un caso letterario, argomento di discussioni e polemiche.
Per il lettore che cerca esclusivamente il piacere di leggere il libro offre tutte le soddisfazioni necessarie: bella la trama, accurata ma non fastidiosa la ricostruzione storica (che spazia dalla vita di tutti i giorni alle questioni sociali e politiche) godibili gli itinerari per Roma, le cene, i conviti d’amore, le scene d’azione, i misteri che l’impreparato Orazio deve svelare per salvarsi la vita .
Sono tuttavia specialmente caratterizzanti e affascinanti i personaggi ed in particolare il disegno dell’umanità del poeta, “riluttante mediatore di consenso alla corte di Augusto e Mecenate”, che l’Autore vede in maniera singolare, diversa dal solito cliché, come inquieto, ansioso, addirittura depresso, mentre pure predica di cogliere l’attimo, il giusto mezzo, il gusto dei piaceri semplici, moderati e costruisce la tollerante filosofia di chi si accontenta di quello che ha. Il personaggio di Orazio, così reinterpretato, oltre ad essere a tutto tondo, è un protagonista simpatico, moderno ed accattivante, come chi i punti fermi dell’equilibrio oraziano non ha ancora raggiunto e pienamente padroneggiato. Come uno di noi.
Che questa rivisitazione del figlio del liberto, oltre a ‘funzionare’ nel giallo, sia fondata, convincente o almeno plausibile è questione che farà certamente discutere non solo gli insegnanti e gli studiosi ma tutti quelli che lo ricordano affettuosamente. Quinto Orazio Flacco non è tra i compiti di scuola che si dimenticano appena liberi dalle interrogazioni, le sue frasi, i suoi aforismi, gli insegnamenti bonari ci accompagnano ancora come quelli di un vecchio amico che ci sentiamo di conoscere bene anche se l’abbiamo un po’ perduto di vista. Il confronto finale sull’educazione del cittadino tra il poeta ed Ottaviano, ormai padrone di Roma e del mondo, è poi tema molto attuale ma anche rappresentazione intrigante dei rapporti che sempre corrono tra intellettuale e potere.
Un romanzo,dunque di gradevolissima lettura e pieno di informazioni curiose, spunti di riflessione e approfondimenti culturali, oltre che di sorprese, suspense e colpi di scena, un testo che solo un piccolo editore intelligente poteva avere il gusto di pubblicare senza tagli o banalizzazioni.
Luigi Calcerano, narratore e saggista, creativo anche come dirigente del Miur, ha al suo attivo una decina di romanzi pubblicati in coppia con Giuseppe Fiori (l’ultimo: Delitti indelicati, Piero Manni ed. 2003) e col figlio Filippo (Il giovane hacker e la piccola strega, Principato ed. 2005).

Luigi Calcerano, Meminisse iuvabit, (postfazione di Antonio Valentino) Roma 2005,Valore Scuola, pp.323, € 10,50
(Per ordinazioni Valore Scuola, via L. Serra 31, 00153 Roma, Tel.: 065813173, Segr.tel.: 065815109, Fax 065813118; www.valorescuola.it)

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