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Dialoghi e discorsi analoghi

Pubblicato il 04-12-2008


Ricordo con immenso piacere, e una punta di nostalgia, l'anno trascorso al Laboratorio di scrittura creativa all'Amelia di Mestre(VE). Ritrovare ora i miei compagni di corso nella raccolta di racconti "Dialoghi e discorsi analoghi" è un'occasione per rincontrarli attraverso le loro parole. Sono commosso e sinceramente stupito dai progressi raggiunti nell'ultimo anno dagli scrittori con cui ho condiviso più di un momento piacevole.

Il primo racconto introduttivo di "Dialoghi e discorsi analoghi" è delle curatrici del corso: Annalisa Bruni, Lucia de Micheli e Anna Toscano. L'idea di immedesimarsi nell'eroine di tre pietre miliari della narrativa è stata davvero originale e, farle dialogare rispecchiando la loro personalità, non dev'essere stato semplice ma il risultato finale è sicuramente riuscito. Un divertisment che introduce in maniera giocosa la forma letteraria del dialogo, senza d'altra parte, dimenticare l'importanza della lettura dei classici per chiunque si voglia avvicinare seriamente alla scrittura o a una lettura più consapevole.

Il racconto di Eugenia Fortuni è uno dei miei preferiti: il dialogo tra due fratelli durante una gita in montagna. In poche pagine è riuscita a condensare in modo esemplare l'amore per la natura, il dramma del precariato, la rinuncia ai propri sogni, l'alcolismo, l'incomprensione. Insomma, una vita intera in una "Conversazione".

Andrea Negretto narra la storia di una donna in "Penombra" in un bar, in compagnia di un uomo appena conosciuto. Lei si dona interamente a lui che l'abbandona per gli amici. Il bisogno di esistere per l'altro, di riflettersi in lui per non scomparire.

Con Felicita Lazzarini e la sua "Acqua fredda per i diavoletti" ci inoltriamo in una cornice sadomaso. Non è solo il corpo a subire le sferzate della frusta ma lo stesso ordine cronologico viene tagliuzzato dall'autrice per asservire le esigenze della narrazione. Così il narratore si immedesima nella protagonista non per patire con lei ma per affiancare il suo aguzzino nell'opera di tortura. Le parole diventano ancora più importanti quando si staccano dal piano temporale a cui appartengono per agganciare ricordi affossati tra le pieghe del tempo, le parole scavano nell'animo più di ogni altro strumento di tortura.

Daniela Costantini, psicoterapeuta, non poteva non scrivere un racconto sul ruolo dell'amica e confidente in "Secondo te lui cosa pensa di me". Non è facile interpretare il ruolo di confidente, specialmente quando un'amica continua a essere irretita dall'eterno adolescente alla soglia dei quaranta, immaturo e opportunista.

Lo stile asciutto di Barbara Lazzarini si adatta perfettamente al dramma vissuto dalle famiglie di immigrati trascinate dagli eventi a vivere la realtà della Giustizia italiana, nei corridoi e nelle aule di tribunale. Una voce che cerca di uscire dalla divisa da poliziotto per ascoltare le sofferenze che scorrono accanto a un lavoro per sua natura fatto di chiaro-scuri.

"La Pernice" di Cinzia Carussio: gli anziani sono i custodi della memoria e il nostro legame più vivido con il passato. Liliana, Rina, Ignes sono tre vispe sorelle di 94, 85 e 83 anni che, interloquendo con la nipote Irene, creano un dialogo di ricordi annebbiati dal tempo.

"In fondo a una tazza di cioccolato" di Paolo Umberto Pasquon è il dialogo tra padre e figlio seduti al tavolino di un bar, alla ricerca di una mamma perduta tra una tazza di cioccolata e un caffè. L'antica caffetteria da Alfredo è descritta così bene che sembra di essere seduti al tavolino accanto ai protagonisti del racconto, ad ascoltare la loro conversazione.

Chi non ricorda le amicizie intense che nascono e fioriscono durante le scuole superiori. E poi? Cosa accade negli anni successivi quando ci si perde di vista. Il drammatico racconto di Annalisa Busato, "Contrasti amorosi" racconta la vita dell'amico artista che scopre la propria omosessualità senza essere in grado di accettarla e affrontarla.

Le "Mani" di Mariella Favaretto sembrano appena uscite da un incubo senza possibilità di sfuggire alle dita ancora protese verso Ester, la protagonista.
Una seduta dal dentista è il setting dove riemerge un trauma infantile rimosso, una violenza subita che riaffiora a livello di consapevolezza. Il ritmo del racconto è un metronomo perfetto che scorre scandito dai particolari dosati con grande maestria dall'autrice.

Una guerra è atroce ma diventa ancora più terribile quando non viene ucciso solo l'uomo ma anche la sua cultura: i monumenti maggiormente devastati a Sarajevo durante l'assedio delle forze serbe nel 1992 furono la biblioteca nazionale e quella universitaria. L'ultima sigaretta di Giovanna Lazzarin racconta in forma epistolare quelle che sono diventate le icone di un assedio durato 4 anni.

"Terapie" di Elisabetta Rosadi. Perché rovinarsi la vita per una disgrazia? Per una cosa che è capitata e di cui non ci si ritiene responsabili. Eppure le conseguenze delle nostre azioni continuano a pesare negli anni, sotto forma di sensi di colpa, di somatizzazioni che continuano a far rivivere nel corpo una segreta colpa commessa in passato.

"Il crocefisso" di Marco Boscarato. Un crocefisso è simbolo di unione e di riunione: così come la morte separa, il crocefisso riunisce e permette di accettare l'ineluttabile, restituisce la gioia della vita nella fede dell'eternità.

Teila Pasqualato sottolinea la gravità delle parole "Per sempre" e di come chi vive di sogni finisce nella rete dei venditori di fumo.

Maria Rita Sambataro spalanca la "Dispensa", quasi fosse il vaso di Pandora e scarica in un flusso di coscienza la rabbia della sua protagonista.

Infine, dulcis in fundo, le "Scatole cinesi" di Nicola Tonelli. Non poteva chiamarsi diversamente un racconto che nell'arco di 25 minuti e 5 secondi riesce a intersecare tre esistenze diverse, compresa quella di una formica.

Vincenzo Ciccone

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