Biografia Riccardo Pazzaglia |
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Riccardo Pazzaglia nato il il 16 settembre 1926 a Napoli. Diplomato a Roma in regia al Centro sperimentale di cinematografia. Ha girato cortometraggi, scritto per Domenico Modugno il testo per canzoni di successo: “Sole,
sole, sole”, “Io, mammeta e tu”, “Lazzarella”.
Secondo la tradizione napoletana, nel 1957 sceneggiò Lazzarella per un film modesto di Carlo Ludovico Bragaglia. Ancora per C.L. Bragaglia sceneggiò “Caporale di giornata”, un film che ebbe un qualche successo per un calipso oggi dimenticato. Per la radio immaginò e realizzò un programma intitolato “Radio ombra”, creò un falso disturbo di una falsa radio pirata. La voce dello speaker pirata era la sua. Altre due voci erano una di Renzo Arbore e l’altra di Gianni Boncompagni, per la prima volta in onda. Non lasciò il cinema. Nel 1974, per la riconciliazione di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, scrisse la sceneggiatura e curò la regia di “Farfallon”, parodia casereccia di “Papillon”. Alla televisione entrò una prima volta come autore e intervistatore stralunato di scrittori di fama, in un programma intitolato “Incontri della notte”. La notte faceva per lui. “Quelli della notte” fu il programma che gli regalò il vero successo con la compagnia di giro di Renzo Arbore.
La sua parte in commedia era quella del filosofo che sottoponeva all’inclita i grandi temi della vita. Un suo gesto con la mano per indicare il livello basso delle battute altrui divenne una specie di tic nazionale. Ad ascoltare le sue considerazioni sul brodo primordiale c’era, attentissimo e silenzioso, Andy Luotto, travestito da arabo
Harmand. Le proteste dell’Associazione musulmani d’Italia costrinsero la Rai a sopprimere il personaggio di Luotto e privarono il professor Pazzaglia del suo più attento ascoltatore. Il professore tornò al cinema come regista e attore di se stesso, per raccontare le vicende di una coppia di “Separati in casa”. La storia del cinema non lo registra come un capolovaro. Poi continuò a lavorare come attore e sceneggiatore, evitò la parabola malinconica dell’ospite
pagato nelle trasmissioni televisive, mantenne il suo aplomb, continuò a ritenere che i Borboni fossero stati i migliori governanti del regno di Napoli. E’ morto
mercoledì 4 ottobre 2006.
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