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Biografia Ingrid Betancourt
Ingrid Betancourt
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Ingrid Betancourt nasce a Bogota’. La madre, ex Miss Colombia, e’ una senatrice. Il padre ha svolto il ruolo di ministro sotto la dittatura del generale Gustavo Rojas Pinilla, dal 1953 al 1957. Il padre diventata poi diplomatico a Parigi, dove la ragazza vive gran parte della sua vita, dove studia e dove conosce il suo futuro marito, dal quale avra’ due figli Melanie e Lorenzo. Acquisisce la cittadinanza francese. Ingrid Betancourt viene eletta alla Camera dei Rappresentanti nel 1994 e fonda il suo partito, il “Partido Verde Oxígeno“. La donna proprio in questo periodo divorzia dal marito e sposa un uomo colombiano. E’ il 1998 quando si candida come senatrice, raccogliendo voti come nessun altro. Cominciano ad arrivare nei confronti di Ingrid Betancourt minacce di morte. Per questo manda i figli Melanie e Lorenzo a vivere in Nuova Zelanda. Le elezioni vengono vinte da Andres Pastrana Arango, sostenuto dalla stessa Betancourt, che poi lo accusera’ di non aver mantenuto le promesse fatte. Sempre nel 1998 scrive un libro di memorie, La rage au coeur, che all’inizio viene pubblicato in Francia e poi anche in Spagna, Colombia e in tutti il mondo latino americano. Successivamente venne anche tradotto in inglese. In Italia e’ edito da Sonzogno con il titolo “Forse domani mi uccideranno“. Nel 2002 le nuove elezioni politiche. Ingrid Betancourt decide di andare nella zona di San Vincente del Caguan per poter incontrare le FARC. Una decisione non strana, visto che molte forze politiche intrapresero lo stesso viaggio. Ma proprio nel febbraio 2002 un aereo con a bordo alcuni esponenti del governo venne dirottato da alcuni attivisti delle FARC. Un membro del congresso venne sequestrato e le trattative di pace tra il governo e questo gruppo terminarono. La conseguenza fu che la zona smilitarizzata dove operavano le FARC venne revocato. Nonostante cio’, Ingrid Betancourt volle lo stesso recarsi in quelle zone. Il governo le nego’ un aereo militare: non voleva avere nulla a che fare con quella iniziativa. E cosi’ Ingrid Betancourt, insieme alla vice Clara Rojas e ad un gruppo facente parte del suo staff, si reco’ nella zona smilitarizzata via terra. Il 23 febbraio 2002 venne fermata nell’ultima avamposto militare prima della zona franca del FARC. Ma lei nonostante le insistenze a desistere volle proseguire il suo viaggio. E venne rapita: nonostante il sequestro il suo nome compariva ugualmente nelle liste elettorali. Cominciano i sei anni di lunga prigionia. Le FARC all’inizio chiesero uno scambio di prigionieri: 60 ostaggi politici per la liberazione di 500 uomini delle Farc che si trovavano in prigione. All’inizio il governo opto’ per un’azione di forza per liberare i prigionieri. Ma i famigliari si opposero: era troppo rischioso, viste le condizioni del territorio dove il gruppo era tenuto prigioniero. E’ l’agosto del 2004 quando, in seguito all’aumentare delle proteste dei famigliari dei rapiti, il governo decide di trattare per lo scambio dei prigionieri. Ma il 20 agosto, in una nota, le FARC ammisero di non aver ricevuto contatti dal governo, ma ritenevano buona cosa la proposta del governo. Proposta non accettabile perche’ non prevedeva che i liberati delle FARC potessero tornare insieme ai loro compagni. Il 5 settembre del 2004 arriva sui giornali la proposta delle FARC, che chiedevano una zona dove praticare 72 ore di tregua, dove entrambe le parti avrebbero potuto incontrarsi per discutere con calma. La madre di Ingrid Betancourt accolse positivamente questa richiesta: “esattamente come il governo può incontrarsi con le forze paramilitari (di estrema destra), può anche incontrarsi con gli altri, che sono terroristi allo stesso modo“. Arriviamo al 2006. Nel febbraio il governo francese lancia un appello affinche’ i prigionieri venissero liberati. E mentre appelli arrivavano da tutto il mondo, dalle FARC arrivavano rassicurazioni sullo stato di salute di Ingrid Betancourt: “sta bene, nei limiti della situazione in cui si trova. Non è facile essere privati della propria libertà“. Nel 2006 Francesco Guccini le dedica la canzone “La Giungla“. A maggio del 2007 un prigioniero riesce a scappare. E’ John Frank Pinchao, che ammette di essere stato detenuto nello stesso campo di Ingrid Betancourt. Il 17 maggio del 2007 un poliziotto conferma che la donna e’ ancora viva. Alla fine del mese di novembre viene divulgato un video in cui appare ancora in vita. Arriviamo al 2008. A giugno il quotidiano l‘Unita‘ la propone per il Premio Nobel per la Pace. Mentre il 2 luglio 2008 una bella notizia: ins eguito ad un blitz ad opera di alcuni gruppi armati colombiani, Ingrid Betancourt viene liberata. Insieme a lei altri prigionieri, tra cui tre soldati americani. Ingrid Betancourt nelle prime immagini rese pubbliche dopo la sua liberazione appare provata, ma comunque in buona salute. “Voglio ringraziare prima di tutto Dio e i soldati colombiani“, queste le prime parole della donna. “Non ci siamo resi conto di quello che succedeva, perché non c’è stato un solo sparo, non è stato ucciso nessuno, ci hanno portato fuori alla grande“, questo il racconto della liberazione. E Ingrid Betancourt ha poi aggiunto: “Aspiro ancora alla carica di presidente della Colombia“.

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