Biografia Giovanni Rosini |
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Giovanni Rosini, nato a Lucignano in Val di Chiana (Arezzo) il 24 giugno 1776, si trasferì con la famiglia, pochi anni dopo, a Livorno, città dove compì i suoi primi studi.
Quando aveva dodici anni, la famiglia si trasferì nuovamente e si stabilì a Ponte a Sieve, nella provincia fiorentina, dove il padre era stato nominato vicario regio. Fin da giovane s'interessò di letteratura, acquisendo la stima e l'appoggio di Lorenzo Pignotti; frequentò il seminario di Fiesole e studiò filosofia a Firenze.
Si laureò a Pisa "in utroque iure" il 17 maggio 1796 con Migliorotto Maccioni.
Fin dal 1798 si impegnò in una multiforme attività di editore sia con propri capitali sia in società con altri, editori, librai e privati che investivano in tal modo i loro capitali.
Alla collaborazione con Antonio Peverata, con cui creò la "Nuova tipografia" durante il periodo della municipalità francese a Pisa (1798-1800), seguì la costituzione di una nuova società chiamata "Società letteraria" con un nuovo socio, Niccolò Capurro, e con i torchi di Angelo Fabroni, del quale nel frattempo il Rosini aveva acquistato la tipografia.
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Più impegnativa e ambiziosa fu la società che egli strinse con due librai fiorentini, Giuseppe Molini e Giuseppe Landi, che durò dal 1804 al 1818.
Nel frattempo Giovanni Rosini venne incaricato nel 1804 dell'insegnamento di Eloquenza italiana all'Università di Pisa, cattedra che ricoprì fino alla morte (dal 1810 al 1815 cambiò nome in Letteratura italiana e fu inserita per volontà delle autorità francesi nell'autonoma Facoltà di Lettere ). Seguirono nel frattempo altre imprese editoriali: tra queste la tempestosa e breve società con il dantista di origine veronese Alessandro Torri, dal 1826 al 1830.
La maggiore impresa editoriale di questo periodo fu l'"Ottimo Commento della Divina Commedia" (1827-1829), curata da Torri, in tre volumi, che a causa delle elevate spese sopportate, fu una delle cause della rottura del sodalizio tra i due. L'ennesimo passaggio di proprietà della sua stamperia, nel 1832, vedeva tra i soci l'egittologo Ippolito Rosellini, il suo amico possidente Carlo du Tremoul e Dionigi Leondarakys , letterato di origine greca (nativo di Zante), traduttore soprattutto dal greco classico e editore. Giovanni Rosini rappresentò a lungo nei primi decenni dell'Ottocento il centro della vita culturale pisana, nonostante i limiti critici e culturali che gli riconoscevano gli uomini dell'«Antologia». Espressione di una casta di letterati ormai superata, egli tuttavia conosceva a fondo l'ambiente letterario e i suoi esponenti, maggiori e minori: si rammentano qui i suoi rapporti amicali con personaggi illustri che passarono da Pisa, come M.me de Staël, Lamartine, lo stesso Leopardi, da lui conosciuto durante il soggiorno pisano del poeta (inverno 1827-28).
Dopo l'adesione agli ideali giacobini durante la municipalità pisana, si era inserito con successo nell'establishment napoleonico e, dopo la Restaurazione, mantenne atteggiamenti liberaleggianti, legati alla sua ammirazione per la costituzione inglese.
Fu tra gli iniziatori di quell'industria editoriale italiana, tipica della cultura ottocentesca, che privilegiò la pubblicazione di lettere inedite di letterati e uomini illustri.
All'abilità di brillante biografo (sono sue le biografie di Teresa Pelli Fabroni, di Andrea Vaccà, Ippolito Pindemonte, Angelo Fabroni e altri), unì anche l'interesse per l'iconografia: le sue edizioni di autori classici erano per esempio adorne di incisioni di artisti dell'epoca come i Lasinio, Raffaello Morghen e Giovacchino Cantini.
Più in generale, ebbe un profondo interesse per le arti figurative e plastiche che lo spinse in età matura a dedicarsi a una "Storia della pittura italiana", il cui primo volume uscì nel 1839, e a diventare collezionista di opere d'arte: in particolare egli dette un contributo non indifferente al culto, all'epoca imperante, del Canova.
Scrittore assai versatile, fu sempre attivamente partecipe della vita letteraria e culturale del suo tempo, partecipando ad esempio al dibattito sulla lingua negli anni Venti; fra i suoi numerosi scritti particolarmente apprezzati furono all'epoca i romanzi storici, tra i quali "La Monaca di Monza" (1829), "Luisa Strozzi" (1833) e "Il Conte Ugolino della Gherardesca e i Ghibellini di Pisa" (1843). Nel 1833 fu iscritto nelle liste della nobiltà pisana.
Morì a Pisa il 16 maggio 1855.
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