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Biografia Edvard Munch
Edvard Munch
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Edvard Munch nasce a Loten-Oslo (Norvegia) nel 1863, muore a Ekely-Oslo nel 1944. E' stato tra i primi grandi pittori a sottolineare con forte intensità l'essere solo dell'uomo e il suo dramma esistenziale. La sua infanzia è segnata da due gravi lutti, quello della morte della madre, quando egli ha solo cinque anni, e più tardi quello della sorella maggiore, quindicenne (questo ultimo fatto gli ispirerà l'opera "La bambina malata"). Il padre, medico dei poveri, talvolta lo conduce con sé durante la visita ai malati; questo precoce contatto con il dolore segnerà profondamente lo spirito di Edvard Munch , anche se da solo non è certo sufficiente a spiegarne il genio. Nel 1878 entra alla Scuola d'arti e mestieri di Oslo e dal 1881 ha come professore il pittore Christian Krohg, le cui scene intimiste, benché composte piuttosto freddamente, sono illuminate da una luce impressionista. Ciò spiega i primi lavori di Edvard Munch che, nonostante il loro realismo, mostrano una chiara sensibilità per il colore. Ben presto, l'artista sente l'esigenza di recarsi nel luogo d'origine dell'impressionismo, cioè Parigi e già all'indomani di un brevissimo soggiorno, con la pittura della "Bambina Malata", evidenzia una profonda metamorfosi della tecnica e anche se persiste l'elemento patetico, lo spazio tridimensionale del realismo ottico cede il passo a una costruzione drammatica. Dalle opere di Munch iniziano quindi ad emergere paura, solitudine, malattia e malinconia; tormenti che non l'abbandoneranno mai, anche se ebbe a dire "la mia pittura, è in realtà un esame di coscienza e un tentativo di comprendere i miei rapporti con l'esistenza. E' dunque una forma d'egoismo, ma spero sempre di riuscire, grazie ad essa, ad aiutare gli altri a vedere chiaro". Edvard Munch però non si limiterà a questo verismo impressionista e infatti il secondo soggiorno a Parigi (dal1889 al 1892), sarà decisivo poiché consentirà all'artista di scoprire Pissarro, Raffaelli, Van Gogh, Seurat, Signac, Toulouse-Lautrec e infine Gauguin. L'uso dell'arabesco nella costruzione della tela in superfici di colori vivaci e contrastanti, a due dimensioni, si impone a Edvard Munch come si era imposto a Gauguin verso il 1892; da questo ultimo riceve un incoraggiamento per le tecniche dell'incisione su legno e della litografia che gli permetteranno, a partire dal 1895-96, di creare alcune delle opere migliori dell'arte grafica. Nel 1893 nasce anche "Il grido", che è oggi considerato uno dei manifesti dell'espressionismo. Le linee curve che invadono la tela esprimono direttamente l'angoscia di vivere, in violento contrasto formale con le linee rigide del parapetto. Come Gauguin, anche Edvard Munch respinge l'arte come puro piacere estetico e rifiuta di realizzare ciò che definisce «piccole tele con la cornice dorata destinate a ornare le pareti delle case borghesi». Per Edvard Munch la pittura è un esercizio metafisico e morale, tanto che nel 1889 scrive nel suo diario: «Non si possono ritrarre eternamente donne che lavorano a maglia e uomini intenti alla lettura; voglio rappresentare esseri che respirano, provano sentimenti, amano e soffrono. Lo spettatore deve prendere coscienza di ciò che di sacro vi è in loro, per poi scoprirsi il capo davanti a essi come fosse in chiesa». A differenza di Gauguin, per il quale la dimensione del mito è radicalmente superiore a quella della storia, Edvard Munch pone il dolore al centro delle proprie riflessioni, concentrandosi sul tema della quasi-impossibilità di vivere su cui si fonderà l'espressionismo tedesco. Nel 1892, ha luogo l'incontro decisivo dell'artista con la Germania. In occasione della sua prima mostra berlinese, espone "Fregio della vita" che provoca uno scandalo tale la mostra viene subito chiusa. Edvard Munch si stabilisce a Berlino, dove diventa amico del drammaturgo svedese Strindberg, del critico austriaco Julius Meier-Grafe e dell'esteta polacco Stans E aw Przybyszewski; se a Parigi si è formato uno stile personale, nella capitale tedesca scopre maggiori affinità con l'élite intellettuale e politica. Nel 1908 viene colto da disturbi psichici e dopo otto mesi trascorsi nella clinica del dottor Jacobson a Copenaghen guarisce dalla malattia e a ricordo di questo «tuffo negli abissi» realizza il bel testo lirico Alpha e Omega (1909), che costituisce la sua versione della Genesi. Da questo momento torna definitivamente a vivere in Norvegia e dal 1920 si ritirò dal mondo: "Un uccello da preda si è fissato dentro di me. I suoi arti sono penetrati nel mio cuore, il suo becco ha trafitto il mio petto, e il battito delle sue ali ha offuscato il mio cervello. Nel 1930 fu colpito all'occhio destro da cecità quasi totale, mentre dal sinistro già da molto tempo aveva difficoltà visive. Nel 1937 in Germania, il regime nazista, giudica ottantadue sue opere, "arte degenerata" e le rimuove dai musei. Morirà a Ekely-Oslo nel 1944. Oggi è generalmente riconosciuto come il più importante artista norvegese e deve essere annoverato tra le grandi personalità che segnarono la svolta decisiva dell'arte moderna tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX. Certamente la pittura di Edvard Munch ha sottolineato l'essere solo dell'uomo e il suo dramma esistenziale, per rendersene conto è sufficiente scorrere l'elenco di alcuni titoli dei suoi quadri: "Il letto di morte - La madre morta - Il grido - La morte nella stanza della ragazza - La bambina malata - Odore di morte - Disperazione - etc.".

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