Biografia Alessio Tasca |
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Alessio Tasca è nato a Nove (VI) nel 1929. Dopo la formazione avvenuta agli Istituti d'Arte di Venezia e di Firenze, ha svolto attività di insegnante dal 1948 al 1979 all'istituto d'Arte di Nove. Il suo costante interesse per la ceramica, si e indirizzato da cinquant'anni a questa parte nelle due direzioni dell'arte applicata e della scultura.
Ha esordito a Vicenza dove in seguito è stato premiato più volte e da allora ha partecipato alle più importanti manifestazioni espositive in Italia e all'estero. Dal 1948 al 1961 ha ideato forme e decori per la fabbrica "Tasca Artigiani Ceramisti", premiati a Vicenza e al Padiglione Venezia della Biennale; contemporaneamente ha eseguito opere di scultura per esterni e per edifici pubblici.
Dal 1961 ha aperto un proprio laboratorio dove ha prodotto le note maioliche in "rosso aragosta" (Premio Palladio 1962-3-4) e dove dal 1967 ha realizzato con l'ausilio della trafila una produzione di serie tra le più originali, con riconoscimenti unanimi per la qualità e l'innovazione nel campo della ceramica Biennale di Venezia, Triennale di Milano, ecc.).
Il ritorno alla scultura negli anni '70 è contrassegnato dalla estrusione di opere uniche: il ciclo delle sfere e in seguito le opere in verticale, caratterizzate da una forte espressività.
Nel 1979 si è trasferito a Rivarotta (Bassano del Grappa) e ha restaurato un antico manufatto dove ha rinvenuto il cocciaio di una importante fornace seicentesca; su questo ritrovamento ha organizzato una mostra aperta nel 1990 anche in Germania. Con una grande trafila verticale ha realizzato una serie di sculture in gres che ha esposto in mostre in Italia e in Europa.
Nel 1992 ha eseguito per il Comune di Nove la "Mura Antonibon", raccontando in grandi pannelli la "storia" del paese e dei ceramisti. Nel 1996-97 ha interpretato con grandi pannelli in gres gli affreschi dei Mesi di Torre Aquila, Trento.
TERRE RARE
La vicenda artistica di Alessio Tasca si snoda dal dopoguerra ad oggi con una progressione d'impegno e una qualità di risultati tali da costituire uno snodo esemplare per la seconda metà del nostro secolo e da giustificare, quindi, ampiamente una antologica come questa organizzata dall'Assessorato ai Servizi Culturali del Comune di Vicenza; in cui per la prima volta viene ripercorsa la storia recente della ceramica vicentina attraverso l'itinerario di uno dei suoi protagonisti, consentendo di leggere nelle creazioni di un singolo artista anche la storia collettiva di una compagine produttiva tra le più caratterizzanti per la nostra zona, dove la ceramica vanta una tradizione plurisecolare. Anche l'esperienza di Tasca, come quella degli altri protagonisti, prende avvio, significativamente, dalla presenza di una Scuola per la ceramica come quella di Nove che consente, ancor più dei laboratori artigiani attardati su schemi ottocenteschi, di aggiornare i giovani studenti sui nuovi linguaggi.
È così che la formazione dei giovane artista avviene tutta nel segno della contemporaneità, dato che maestri come Petucco e Parini sono decisamente orientati, già negli anni '30 e '40, verso il gusto "moderno". Questo imprinting è decisivo e sarà confermato sia negli studi veneziani e fiorentini, sia da sostenitori attenti come Licisco Magagnato il quale affiancherà la ricerca sperimentale dei giovani ceramisti fin dai primi '50 con i suoi contributi critici. I Saloni della Ceramica alla Fiera di Vicenza si rivelano negli anni '50 e '60 uno scenario ideale per spronare i ceramisti vicentini ad un confronto di respiro nazionale ed europeo e anche Tasca vi sarà presente con assiduità, sia con opere di scultura che con produzione di serie questa più volte premiata.
Le ceramiche sono ora riproposte al fine di documentare filologicamente gli esordi dell'artista. Della ceramica "moderna" il giovane Tasca diventa subito uno dei più apprezzati interpreti, sia con la produzione in "verde" degli anni '50 sia con la esecuzione di grandi terrecotte dapprima di tipo figurativo, ma dagli anni '60 con una irreversibile scelta di campo verso l'astrazione.
La svolta decisiva nella indagine di Tasca avviene negli anni dell'insegnamento quando dalla valutazione dei problemi connessi alla progettazione di serie egli fornisce una soluzione originale nella riscoperta della trafila. La mostra documenta questa fase fervidissima con i primi esemplari estrusi all'epoca (1967) e prosegue quindi con tutte le principali ideazioni di quel periodo, dai servizi da tavola fino ai grandi cesti per proseguire quindi sul versante scultoreo che, sempre contrassegnato dall'uso innovativo della trafila, si configura come un apporto di particolare rilevanza negli anni '70, dalle "sfere" fino alle "rovine" verticali.
Una sezione della mostra documenta anche la pausa creativa degli anni '80 durante la quale Tasca rinviene i cocci di una antica manifattura di Angarano, a Rivarotta, dove l'artista stabilisce il proprio atelier e perviene quindi alle grandi estrusioni in gres, oltreché ai cicli "narrativi" della "Mura Antonibon" e dei "Mesi di Torre Aquila", questi ultimi appositamente eseguiti per la esposizione in Basilica Palladiana.
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