Aleksandr Zinoviev è stato uno dei più noti dissidenti russi e critico della perestroika di Mikhail Gorbaciov, espulso dall'Urss nel 1978 vi tornò solo dopo 21 anni.
Lo scrittore e filosofo è morto ieri all'età di 83 anni a Mosca per un tumore al cervello.
Tra le sue opere ricordiamo: 'Cime abissali', 'Appunti di un guardiano notturno' (1978), 'La casa gialla' (1980), 'Homo sovieticus' (1981), 'Senza illusioni' (1979), i saggi 'Il comunismo come libertà' (1981), 'Noi e l'occidente' (1981), 'Né libertà, né eguaglianza, né fratellanza' (1983), 'La mia casa, il mio esilio' (1983), l'opera poetica 'Il vangelo per Ivan' (1984), 'Para bellum' (1987), 'Perestrojka in Partygrad' (1992). Nel 1998 ha pubblicato 'L'umanaio globale', visione apocalittica, da incubo, del mondo nel XXI secolo. In italiano i suoi libri sono stati tradotti dagli editori Adelphi, Jaca Book, Spirali e Bollati Boringhieri. Tra le pubblicazioni più recenti figura 'La caduta dell'Impero del male. Saggio sulla tragedia della Russia' (1993), in cui criticava il nuovo corso della politica russa di Gorbaciov ed Eltsin.
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