Jim Lewis, in "Fantasmi di New York" dipinge una metropoli come un intricato intreccio di destini: le vite interconnesse di una fotografa ritornata in città dopo un decennio; un mercante d'arte in declino a causa dell'amore; un cantante di strada con una voce straordinaria e uno studente africano con un passato familiare turbolento. La storia si sviluppa tra luci, ombre, attività frenetiche e silenzi, catturando la complessità della vita a New York attraverso gesti di generosità, amore, disperazione, segreti, morti e momenti di magia.
La città può essere considerata il personaggio comune del romanzo, con una New York travolgente, descritta come una metropoli impermeabile alle circostanze, dove i cittadini cercano la felicità nonostante le difficoltà.
Una riflessione sulla disconnessione, la solitudine e l'angoscia condivise da tutti. L'autore sottolinea l'idea che la città, che dà e prende senza discriminazione, alla fine sopravvive a tutti.
La prosa di Lewis è elogiata per la sua bellezza e vivacità, con descrizioni dettagliate che catturano l'essenza di New York.
Un'atmosfera nebulosa che gioca con i tempi e la narrazione. L'effetto è inizialmente sconcertante, ma alla fine sembra inevitabile, contribuendo a creare un'esperienza di lettura unica.
La fotografia gioca un ruolo essenziale nel romanzo, evidenziando il concetto del doppio, fondamentale nel mezzo fotografico.
La struttura del romanzo comprende flashback e salti temporali, ma la recensione suggerisce che la confusione iniziale si risolve quando le storie dei protagonisti si intrecciano, dando vita ai "fantasmi" che abitano dentro di loro e si incontrano per strada. La fotografia e le storie dei personaggi creano una doppia immedesimazione, permettendo ai lettori di collegarsi alla disconnessione e alla solitudine dei protagonisti, rendendo le loro vicende universali e toccanti.
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