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La società della stanchezza di Byung-chul Han

Pubblicato il 25-01-2024



"La società della stanchezza" (Die Müdigkeitsgesellschaft) è una delle opere più influenti di Byung-Chul Han, pubblicata nel 2010, in cui Han sviluppa una critica radicale della società contemporanea, affermando che viviamo in un'epoca segnata non tanto dalla repressione e dalla coercizione, quanto dalla stanchezza e dall'iperattività.

Han sostiene che viviamo in una società dominata dall'eccedenza di informazioni, stimoli e produzione. Questo eccesso crea una pressione costante sull'individuo, portandolo a un continuo stato di vigilanza e attività.
Contrariamente alle società disciplinari del passato, in cui l'oppressione era spesso esterna, nella società della stanchezza l'individuo è coinvolto nel processo di auto-sfruttamento. La pressione per essere produttivi e per eccellere deriva spesso da una sorta di auto-costrizione.

Han suggerisce che la negatività e la capacità di dire "no" sono fondamentali per la creatività e la libertà individuali. Tuttavia, nella società contemporanea, l'accento sulla positività e sull'affermazione rende difficile esprimere e gestire la negatività, contribuendo a un senso diffuso di stanchezza e alienazione.

Han critica anche il concetto di flessibilità estrema nel lavoro e nella vita quotidiana, sostenendo che questa flessibilità porta a un senso di insicurezza e precarietà.

L'opera di Han ha suscitato un ampio dibattito nella filosofia contemporanea e ha avuto un impatto significativo nel discorso culturale sulla società digitale, il lavoro e il benessere. Han suggerisce che la ricerca incessante di produttività e il culto dell'efficienza possono avere conseguenze negative sulla salute mentale e sul benessere individuale, e propone una riflessione critica sulla direzione in cui si sta dirigendo la società moderna.

Byung-Chul Han è un filosofo e saggista sudcoreano nato il 10 novembre 1959 a Seul.
Dopo aver studiato ingegneria metallurgica in Corea del Sud, si trasferì in Germania negli anni '80, dove studiò filosofia, letteratura e teologia presso le Università di Friburgo e Monaco. Dopo aver conseguito il dottorato insegnò all'Università di Basilea e alla Künste di Berlino. Han è noto per il suo lavoro che fonde elementi della filosofia continentale europea, in particolare la fenomenologia e la filosofia esistenzialista, con le questioni contemporanee della società digitale e della cultura del consumismo.
Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è "Vita contemplativa o dell'inazione" (Pubblicato da Nottetempo nel novembre 2023).
Come nelle sue opere precedenti Han sottolinea come il principio dominante nella società contemporanea è la cultura della prestazione, che valorizza l'azione continua e la produttività.
Il libro critica questa visione, affermando che l'inazione, la contemplazione e l'ascolto sono aspetti essenziali dell'esistenza umana spesso trascurati. Contrariamente alla percezione comune, Han afferma che l'inazione non è una negazione o semplice assenza di azione, ma piuttosto un'abilità che dà forma all'essenza umana.

Han sostiene che la contemplazione permette all'essere umano di vivere autenticamente, al di là della mera sopravvivenza guidata dalla risoluzione di bisogni immediati. L'inazione, in particolare nella contemplazione e nell'ascolto, consente di tendere l'orecchio al mondo e di raggiungere una comprensione profonda dell'essere. Contrappone l'approccio alla vita basato sulla prestazione a una prospettiva contemplativa che considera ricca di potenzialità, incanto e autenticità.

Il futuro dell'umanità dipende non solo dal potere di agire, ma anche dalla revitalizzazione della capacità contemplativa. In questo contesto, propone la vita contemplativa come una risposta adeguata alle richieste della natura e della società sull'orlo del collasso.

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