Un uomo che combatte incessantemente per la propria indipendenza e unicità, appartiene al lontano Seicento o a questo mondo attuale, così pieno di contrasti? E' innegabile che Cyrano de Bergerac sia il protagonista di una commedia dallo spirito universale e atemporale, capace di suscitare emozioni immutate e pur sempre nuove. Difatti l'autore Edmond Rostand (1868-1910), ispirandosi ad un singolare personaggio, realmente vissuto nel XVII secolo, è riuscito a mettere insieme una tale miscela di eroismo, esagerazioni burlesque, sottigliezze galanti, fantasia, sentimento... così intensa da spiegare in pieno il successo che l'accompagna dal 1897, anno del debutto della pièce. Coinvolge ed emoziona sempre la poetica guasconata adombrata dal noto difetto fisico di Cyrano(ahi, ahi quel gran naso!) e imperniata sull'amore per la bella cugina Rossana che invece si innamora(o crede di innamorarsi) del cadetto Cristiano. Belloccio e pure coraggioso e leale, ma privo dell'acume e dello spiritaccio propri del Bergerac il quale, con grande generosità, non esita a suggerire allo sprovveduto le profonde parole e a dettargli le liriche che incantano la fanciulla, finché i due si sposano. Cristiano muore ben presto in battaglia e solo dopo molti anni la vedova Rossana scoprirà la verità di quell'inganno che l'aveva ammaliata e si accorgerà che è lui, il fedelissimo cugino e il suo nobile animo che ha sempre amato. Ma è troppo tardi: lo spadaccino avventuriero e spaccone, dal cuore tenero, è in fin di vita.
Ancora una volta la toccante storia d'amore, intrisa d'arguzia ed ironia, ha entusiasmato il pubblico. E che pubblico! Quello esigente e preparato del Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Edizione estate 2014 (2 luglio-11 1agosto) la 48.a, dedicata a Aldo Reggiani, scomparso lo scorso anno, del quale restano vive le tante presenze sul suggestivo palco di Piazza Sant'Agostino.
Ed è stata proprio un'intensa versione del capolavoro di Rostand ad inaugurare la rassegna che anticipa alcune tra le più interessanti novità dell'autunno. Novità tra le novità è la regia a quatto mani assolta con grande affiatamento da Carlo Sciaccaluga e da Matteo Alfonso, entrambi in scena come attori, rispettivamente nella parte del Visconte di Valvert e di Ragueneau. Due giovani artisti che hanno diretto Cyrano(interpretato da un appassionato Antonio Zavatteri) in una atmosfera fuori dal tempo e dallo spazio, però fedele agli intensi sentimenti e agli intrecci del dramma.
“La nostra ambizione è quella di portare in scena uno spettacolo popolare, nell'accezione più degna del termine, cercando di far apprezzare ad un maggior numero di spettatori possibile il tradizionale buon teatro”- asseriscono Carlo e Matteo, molto disponibili e quindi ne approfitto.
-Dove è evidente la modernità della commedia, nel pensiero scientifico di Cyrano o nella sua opposizione al sistema di potere o, forse, nell'universalità dell'amore?
“E' evidente proprio nel rapporto di opposizione che Cyrano ha nei confronti dei giochi di potere strisciante che assomigliano a quelli del mondo d'oggi. Non si trova nel pensiero scientifico, le cui astrazioni eventualmente vengono usate per fare un'ulteriore critica alla società perbenistica, ma corrotta. Il nostro Cyrano può ricordare Che Guevara, leader combattente, fustigatore dei costumi e poeta. Sono figure che accendono gli animi. Bergerac non combatte solo per l'amore di Rossana(sul palco ha il volto e la delicata civetteria di Silvia Biancalana), ma anche contro il sistema subdolo e per il pensiero affrancato da ogni ipocrisia” - rispondono in pieno accordo.
-Permettetemi una domanda meno seria: come la mettiamo con il senso estetico frustrato di Cyrano? Se vivesse in tempi moderni si sottoporrebbe alla chirurgia plastica?
“Assolutamente no, soffre per la propria bruttezza, tuttavia la accetta e ne sorride”
Scrosciano infatti gli applausi quando Antonio-Cyrano parla del suo terribile naso. “Dimmi è molle e cascante, siccome la proboscide, forse, di un elefante?....Vilissimo, camuso, siate ben persuaso che dell'appendice mia mi glorio e mi delizio....” Ancor di più il pubblico si delizia con il famoso aforisma declamato da Cyrano “Ma cosa è un bacio? Un giuramento fatto un poco più da presso...una parentesi rosa tra le parole t'amo...” anche se a raccoglierne l'effetto e a baciare Rossana è il prestante Cristiano, interpretato da un convincente Vincenzo Giordano.
Interessanti anche i monologhi che parlano della luna, degli atomi, della libertà immaginativa dell'individuo che si rifanno ai testi originali del fantasioso scrittore Savinien de Cyrano, ispiratore della commedia. Mentre le quinte a gradoni apribili, disegnate da Guido Fiorato, permettono di inscenare pure la battaglia di Arras, senza occultare il fondale del sagrato della chiesa. Suggestioni esaltate dalle musiche barocche, composte appositamente da Andrea Nicolini. La vicenda è dipanata sui versi martelliani della traduzione di Mario Giobbe, con il risultato di una performance entusiasmante e corale dell'affiatata Compagnia Gank. Nondimeno il gruppo ha potuto contare, pure su attori, perfetti nei diversi ruoli, quali Alberto Giusta(Lignière), Roberto Serpi(Le Bret), Filippo Dini (il subdolo Conte de Guiche), Sarah Pesca (la governante), Davide Gagliardini(un ladro, un cuoco, un cadetto, un sacerdote). Prova inappuntabile dell'intera compagnia genovese a cominciare da Antonio Zavatteri che ha espresso un Cyrano in tutta la sua anarchica vena poetica.
Marisa Gorza
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