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Sherlock Holmes l'immortale detective di Arthur Conan Doyle

Pubblicato il 31-05-2009


Il 22 maggio del 1859 nasceva a Edimburgo Arthur Conan Doyle, ideatore del giallo-fantastico e padre di Sherlock Holmes, il magro intelligente compassato ma stravagante investigatore dilettante - imparentato con Auguste Dupin di Edgar Allan Poe - che, con il suo immancabile cappellino da cacciatore scozzese e la sua pipa ricurva, pone la logica al di sopra di tutto. Grande osservatore di dettagli, Holmes è l’abile detective in grado di trovare una soluzione a casi apparentemente irrisolvibili, ma è anche un delicato violinista, uno scattante pugilatore e schermitore, oltre che l’autore d’interessanti trattati di tipo pratico. Comparso in quattro romanzi e cinquantasei racconti, questo consulente deduttivo è divenuto l’icona immortale della letteratura gialla e il personaggio letterario protagonista del maggior numero di spettacoli teatrali e di film: sino agli anni ’30 l’attore americano William Gillette lo ha portato sul palco per più di 1300 volte mentre tra il 1939 e il 1946 Basil Rathbone ha interpretato il detective in ben 14 pellicole cinematografiche. Così lo descrive il suo autore: «...il suo sguardo era acuto e penetrante; e il sottile naso aquilino conferiva alla sua espressione un’aria attenta e decisa. Il mento, sporgente e quadrato, era tipico dell’uomo d’azione. Le mani, sempre sporche d’inchiostro e scoloriture provocate dagli acidi, avevano un tocco straordinariamente delicato...».
Autore di una vastissima produzione (scrisse di sé: «il vecchio cavallo ha trascinato una pesante soma per questa pesante strada, ma è ancora in grado di lavorare»), Doyle ha raccontato l’avventura, la fantascienza e il terrificante ma anche la storia; “La Grande Guerra boera” del 1900 - scritto da corrispondente di guerra durante il conflitto anglo-boero in Sudafrica - gli valse nel 1902 il titolo di baronetto, e i critici sostenevano che i suoi documentati romanzi storici fossero i migliori dopo “Ivanhoe” di Walter Scott. Convinto che gli spiriti dei morti continuassero a esistere e potessero essere contattati dai viventi, negli ultimi anni di vita fu interessato dai fenomeni paranormali, dallo spiritismo e dal soprannaturale. Malgrado i molteplici interessi, Conan Doyle deve notorietà e ricchezza al suo specialissimo detective che ben presto iniziò a odiare perché si sentiva soverchiato e quasi annullato da lui; in “L’ultima avventura” tentò di farlo morire ma - per le pressioni dell’editore e del pubblico che prese il lutto sommergendolo di suppliche - dovette farlo ritornare in vita; sconfortato, nel 1924, nella sua biografia scriveva: «Ucciderò Sherlock Holmes» (l’esperta di Doyle Alessandra Calanchi ha così concluso una sua intervista: «Conan Doyle è morto ma Sherlock Holmes no»).
Aristocratico da parte di madre (discendeva da un’antica famiglia cattolica irlandese, originaria dai Plantageneti) ma con scarsi mezzi economici, dopo gli studi presso i Gesuiti, nel 1885 si laureò in Medicina all’Università di Edimburgo e iniziò a lavorare presso l’ospedale locale, ove conobbe il brillante e gelido chirurgo-medico legale dottor Joseph Bell che esercitava il metodo scientifico deduttivo - un Doctor Gregory House dell’Ottocento che aveva aiutato la polizia nelle indagini su Jack lo squartatore, cui s’ispirò per la costruzione del suo indimenticabile personaggio. Hercule Poirot, Ellery Queen, Nero Wolfe e tanti altri ancora sono da considerarsi “discendenti diretti” del famoso Sherlock Holmes.
Dopo un avventuroso periodo trascorso come medico di bordo su una baleniera, aprì uno studio medico in un sobborgo di Portsmouth, dedicandosi poi alla letteratura e pubblicando con successo il primo romanzo del ciclo di Sherlock Holmes “Uno studio in rosso” (1887), in cui già compariva il saggio Dr Watson (amico e biografo del detective che agisce da spalla, vivendo con lui in Baker Street al numero 221B), vero e proprio alter ego di Conan Doyle (celebre la frase: «Elementary, my dear Watson!»). Altri personaggi di rilievo nella serie sono l’imbelle Ispettore Lestrade di Scotland Yard (di cui Sherlock Holmes si prende continuamente gioco) e l’acerrimo nemico Professor Moriarty. L’ultimo libro dedicato all’intramontabile personaggio fu “Il taccuino di Sherlock Holmes” (1927), una raccolta di 12 racconti.
Conan Doyle si sposò due volte: con Louisa Hawkins nel 1885 (ebbe due figli) e - dopo la morte di Louise avvenuta nel 1906 - con Jean Leckie (ebbe altri tre figli). Morì improvvisamente a 71 anni il 7 luglio del 1930 per un attacco cardiaco nella sua casa di campagna a Windlesham (Crowborough).

Di Silvia Iannello



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