Il 23 febbraio, nell’aula Magna dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione "Centro Culturale di Milano" si e’ svolta con la prof.ssa Tat’jana Aleksandrovna Kasatkina, direttore di ricerca dell’Istituto di Letteratura Gorkij, Accademica delle Scienze Russa, la conferenza “La speranza in Fedor Michajlovic Dostoevskij”. L’incontro, introdotto dal docente di Lingua e Letteratura russa Adriano Dell’Asta, ha rappresentato un’occasione unica per approfondire la conoscenza dello scrittore ottocentesco attraverso le parole di una delle sue piu’ grandi studiose. Non e’ un caso che il tema dell’evento fosse la speranza. Infatti, come ha evidenziato la prof.ssa Kasatkina, questa non e’ solamente un punto cardine in tutte le opere di Dostoevskij, ma lo stesso autore viveva secondo questo principio. “Per Dostoevskij la speranza, che si regge sempre su una presenza, su qualche cosa che c’e’ gia’ – ha affermato la relatrice russa davanti a un’Aula Magna stracolma di studenti e docenti – ha bisogno di due attori. Il primo e’ Dio, che bussa costantemente alla nostra porta, il secondo e’ l’uomo, che puo’ scegliere se aprire oppure no”. L’unica speranza possibile per l’uomo e’ Dio, il quale parla all’uomo attraverso le persone e i fatti. “Non esiste il caso per Dostoevskij – ha continuato la prof.ssa Kasatkina – ogni cosa che succede e’ un’iniziativa di Dio che si rivolge instancabilmente all’uomo. C’e’ sempre la parola di un Altro dietro alle parole che ci vengono rivolte, ma per riconoscerla ci vuole la liberta’ dell’uomo”. Attraverso esempi tratti dai Fratelli Karamazov e Delitto e castigo, ma anche da alcune lettere scritte proprio dall’autore russo, Kasatkina ha evidenziato quanto concretamente Dostoevskij traduca in pratica nelle sue opere quello che vive in prima persona nella sua stessa vita.
Nelle opere di Dostoevskij la speranza non e’ mai assente, non e’ mai obliata, neanche nelle situazioni di disperazione in cui spesso i suoi personaggi si ritrovano. Anzi. E’ proprio allora che, secondo l’autore russo, l’uomo e’ piu’ vicino a Dio. Come ha indicato Kasaktina, per Dostoevskij “una caratteristica del popolo russo e’ quella di accorgersi e di vergognarsi sempre del proprio male. E allora piu’ i suoi protagonisti cadono e si disperano piu’ la speranza li attende sul fondo del baratro. Secondo Dostoevskij un ateo vero si trova al penultimo gradino prima della fede. Per chi percorre con sincerita’ questa strada, arrivera’ inevitabilmente il momento dell’incontro con Dio”.
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