Recensioni libri

Craig Rice e il suo John J. Malone, antesignano del tenente Colombo

Pubblicato il 09-06-2008


Cento anni addietro, il 5 giugno del 1908, nasceva a Chicago Craig Rice (pseudonimo di Georgiana Ann Randolph Craig), prolifica scrittrice americana di gialli e di sceneggiature per film, radio e televisione. Figlia di un artista e di una donna del bel mondo sempre in giro per il mondo, visse un’infanzia disordinata e vagabonda nella quale unico punto di riferimento era la zia paterna Elton Rice, alla quale s’ispirò per il suo pseudonimo letterario.
Oggi alquanto dimenticata, negli anni ‘40 e ‘50 ebbe una notorietà almeno pari a quella di Agatha Christie grazie al personaggio di John J. Malone, un piccolo avvocato senza regole col sigaro sempre in bocca e con abiti e scarpe di tipo scadente (quasi un tenente Colombo ante-litteram), un semialcolizzato «che scrutava il fondo del bicchiere come una maga fa con la sua sfera di cristallo per leggervi la malvagità umana». Ricca d’immaginazione e di humour comico, Craig seppe dare ai suoi complessi thriller i toni della commedia surreale, distorcendo eventi e caratteri; creò un fantastico trio mettendo accanto allo stravagante Malone due amici anch’essi forti bevitori: il sanguigno ma romantico press-agent Jake Justus (nelle prime storie il vero detective) e la sua fidanzata, la bella ed eccentrica ereditiera Helene Brand (che poi sposerà), ostinata e pasticciona. Tutti e tre erano in grado di risolvere enigmi difficilissimi, lasciando nell’esasperazione Daniel Von Flanagan, il capitano della Squadra Omicidi. Qualche volta appariva anche la ragazza di Malone, la modella Dolly Dove. Al suo Malone, Craig dedicò diverse novelle (raccolte postume), undici romanzi e serie radiofoniche e televisive. Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti in italiano e pubblicati negli anni ‘50 nei Gialli Mondadori; da alcuni, inoltre, furono tratti film fortunati, come “Having Wondeful Crime” (1945) di A.E. Sutherland con Pat O’Brien, George Murphy e Carole Landis; “Tenth Avenue Angel” (1948) di R. Rowland con Margaret O’Brien e Angela Lansbury; e “The Lucky Stiff” (1949) di L.R. Foster con Brian Donlevy e Dorothy Lamour.
Nei primi anni ‘40 scrisse anche le sceneggiature di due film della serie “The Falcon” mentre nel 1944 pubblicò il magnifico autobiografico “Giallo in famiglia”, che racconta di una scrittrice di gialli i cui giovani figli, abbandonati a se stessi, risolvono un mistero poliziesco. Da questa storia fu tratto il film di L. Bacon (1946) con Lynn Bari e Randolph Scott. Il successo della Craig era allora alle stelle, tanto che nel 1946 la rivista “Time” le dedicò una copertina e fu l’unica esponente della categoria degli scrittori di libri gialli a ricevere questo onore. Purtroppo negli anni ‘50 la sua vena artistica e la qualità della sua produzione cominciarono a declinare inesorabilmente.
Della sua vita si sa poco, perché ha protetto strenuamente la sua privacy oscurando tutte le notizie personali: si sposò certamente quattro volte ma ebbe forse altri due o tre mariti. Ebbe tre figli che trascurò orribilmente e una vita infelice devastata dall’abuso d’alcol, da numerosi episodi di depressione con diversi tentativi di suicidio oltre che da una salute fragile (era sorda, e quasi cieca per il glaucoma). Ad appena 49 anni, il 28 agosto del 1957, venne trovata morta nel suo appartamento di Los Angeles (il Newsweek scrisse «per cause naturali» ma probabilmente morì a causa di un cocktail fatale di pillole e alcol).

Di Silvia Iannello


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