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Massimo Bontempelli intellettuale controverso

Pubblicato il 12-05-2008


A Como nasceva 130 anni addietro (il 12 maggio 1878) Massimo Bontempelli,
narratore e drammaturgo controverso. Dopo essersi spostato in varie città al
seguito della famiglia, si laureò a Torino in Lettere e Filosofia, dedicandosi
al giornalismo e all’insegnamento. Visse una breve esperienza futurista mettendo
in discussione la cultura tradizionale, ed ebbe strette frequentazioni con gli
intellettuali parigini e le avanguardie francesi. Con la rivista “900” - fondata
nel 1926 insieme con Curzio Malaparte, inizialmente pubblicata in francese -
creò uno strumento culturale aperto a contributi internazionali (la rivista
aveva tra i suoi editori stranieri James Joyce). Egli intendeva promuovere il
Novecentismo, da lui definito «realismo magico» (espressione oggi adoperata
nella letteratura sudamericana per Gabriel García Márquez e Isabel Allende).
Questa corrente ebbe un gran ruolo tra gli anni ‘20 e ‘40 e sosteneva che
l’artista, sensibile all’incanto dell’inconscio e dell’imprevedibile, deve
tentare di rivelare «il senso magico scoperto nella vita quotidiana degli uomini
e delle cose».
La produzione di Bontempelli è sterminata. Inizialmente fu un
poeta di gusto carducciano nei volumi di poesie “Il purosangue” e “L’ubriaco”
(1919). Divenne poi un interessante romanziere con testi ricchi di humour
caustico, quali “La vita intensa” e “La scacchiera davanti allo specchio”, nei
quali tentò di creare un parallelo «analogico» con la pittura del Quattrocento
(«... il pittore del Quattrocento... quanto maggior peso e solidità dava alla
sua materia, tanto più teneva a suggerirci che il suo amore più intenso era per
qualche altra cosa attorno e al di sopra di essa»). Tra i testi narrativi
successivi, più intellettualistici e metafisici ma sempre ricchi d’intima
tensione, bisogna ricordare: “Gente nel tempo”, “Giro del sole” e “L’amante
fedele” (raccolta di racconti surrealistici, con la quale vinse il premio Strega
nel 1953). Vi si può cogliere un’analogia con la pittura Giorgio de Chirico, col
quale Massimo condivise amicizie e interessi culturali.
Fu anche uno
straordinario drammaturgo con “Siepe a nord-ovest”, “La guardia alla luna”,
“Nostra dea” e “Minnie, la candida” (vera favola metafisica in cui l’anima
candida di Minnie «non fa concessioni... è divinamente incauta»).
Fu, infine,
un colto e arguto critico: scrisse saggi su Leopardi, Verga, D’Annunzio e
Pirandello (che gli fu profondamente legato, rappresentando alcuni suoi drammi
nel suo “Teatro d’arte”), e testi raccolti nella famosa antologia “L’avventura
novecentista” e nel volume “Introduzioni e discorsi”. Intellettuale dai mille
interessi, diresse la rivista di architettura razionalista “Quadrante” e scrisse
di musica in “Passione incompiuta: scritti sulla musica, 1910-1950”. Sentendosi
un «dilettante professionale», pubblicò “Appassionata incompetenza”
(1950).
Fu però un uomo contraddittorio: calato nella cultura del tempo e
accademico d’Italia, era un entusiasta del fascismo (credeva che avrebbe potuto
far nascere una società più moderna); d’altra parte, in periodo di autarchia, fu
aperto alle suggestioni europee divenendo un nemico del «provincialismo dello
Strapaese italiano». Alla fine degli anni ‘30 prese una decisa posizione contro
il Regime e durante la guerra (mentre era in confino a Venezia) rivide le sue
posizioni politico-ideologiche. Ci fu quindi un lungo periodo nel quale il suo
giornalismo si muoveva incoerentemente tra fascismo, antifascismo e Fronte
Popolare. Le sue discusse posizioni ideologiche spesso fecero dimenticare
l’artista: molti critici parlarono di autore «ingombrante... sfuggente». Il
disinteresse per Bontempelli ha fatto sì che i suoi testi, documenti e lettere
siano stati sottratti all’Italia, finendo al “Getty Center” di Santa Monica in
California.
Paola Masino, la seconda moglie, scrittrice e antesignana del
femminismo, gli fu compagna nel suo percorso esistenziale e letterario (anche la
prima moglie, Amalia, era una scrittrice). Bontempelli morì a Roma il 21 luglio
del 1960, dopo un lungo periodo di grave e inarrestabile declino
psico-fisico.

Di Silvia Iannello


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