La sdraio è dolcemente adagiata sul pendio. Nel parco un cedro del libano, un superbo abete siberiano, una enorme ginestra, una parete di laurocerasi, una siepe di bossi nani, una camelia japonica , una palma secolare, un piccolo timido acero rosso …. che convivenza! che strano connubio a questa latitudine!
Nella zona temperata la natura sembra permettersi ancora tutto e la fantasia sposta, disgiunge e unisce a suo piacimento. Il sole ancora caldo di settembre, la fresca brezza del mare che sale su fino a lambire il volto, mi avvolgono tutta. Socchiudo gli occhi osservando con piacere che la lantana rigogliosa si arrampica lungo il pino siberiano abbracciandolo. Intorno un minuetto incredibile di farfalle gareggia con il colore di quei fiori altrettanto strepitosi, è festa di ali aranciate e nere che a fissarle quasi ipnotizzano.
Nel pomeriggio sereno il riposo è assicurato. Intanto dietro le palpebre chiuse gli occhi seguono arabeschi e inseguono tratti di figure che si compongono e scompongono come in un caleidoscopio. Il gioco mi diverte, incanta e inganna la mente che segue quei tratti. Il tepore del sole sulla pelle è dolce, come l’alitare di un venticello marino che sa di salsedine.
Qualche voce, ma è sempre più in lontananza. Che bel respiro in quell’odore di sabbia e rosmarino!.....
Bisogna che mi affretti, la spensieratezza è mia, ma ora la luce è ottima per la pesca.
Sullo specchio del lago spuntano dorsi argentati e code di spigole, inebriate in una danza gioiosa.
Fra il lago e la foce c’è un pontile di pietra lavica su cui appoggio il cestino della pesca e la canna.
Preparo l’amo, l’esca viva si attorciglia nel barattolo trasparente e fanno un po’ pena quei vermetti rossi o verdi che chiudono la loro avventura, muovendosi ancora quando l’amo scende fra le onde, perché è la loro ultima volta. Calma e silenzio e attesa, mentre è tutto celato allo sguardo dalla superficie dell’acqua lievemente increspata. Qualche gambero grigio nuota a ritroso lungo la riva del canale per nascondersi fra le alghe che salgono fin quasi alla metà dell’argine. Il sole lascia appena intravedere lo spettacolo sottostante. Intorno c’e tanta quiete! Lo sguardo va all’orizzonte, la mente attenta divaga nell’offerta che la natura fa di sé.
La pazienza è in ogni mia fibra, l’armonia, la bellezza, la serenità del luogo fanno la mente sgombra, assorbita solo dai colori , dall’odore del salmastro, rapita dalla sacra e suggestiva attesa.
Una vibrazione lievissima attraversa lenza e canna, raggiunge la mano. Un tuffo al cuore e nel pensiero. Una finta, una virata, un tentativo ?… Il fiato è sospeso per non perdere le sfumature di quel tocco che precede …. ecco, ora c’è lo strattone, lo assecondo lievemente e il filo di nuovo teso è presente e diventa pesante all’improvviso, quasi invisibile è tirato più sotto, la mosca a fior d’acqua si nasconde alla vista, il braccio e la mano sono trascinati un po’ da quella forza immersa che si propaga e sale su su lungo la lenza per diventare un messaggio sconosciuto fra due ignoti ..… la vittima e il carnefice! fra la vita e la morte!
E’ triste così, eppure inebria nel silenzio totale quel suono muto che arriva al cervello.
La mano è ferma ma ancora leggera, l’agguato teso in tanta calma apparente sta per sciogliersi …
sereno, come lo specchio di mare, è rimasto il cielo azzurro solcato dal volo di un gabbiano solitario.
Nulla può fermare nulla. La mano tira in alto la canna e il filo taglia l’acqua con una tensione diversa, quasi di seta … il guizzo d’argento è fuori, in aria ormai, l’altra mano d’istinto va verso quel guizzo..ma è così tesa verso il nulla!!..
Come, gli occhi sono sulla lantana e il nugolo di farfalle monarca proseguono la loro affascinante danza?
Tutto è sospeso in quell’aria leggera, il guizzo, il volo, i miei 15 anni!