032 1957 – 21 anni – Elisa
(scritto il 26 settembre 2010)
Era sorella di due miei carissimi e inseparabili amici. Eravamo cresciuti assieme e spesso ci incontravamo quando andavamo a scuola. Era per me una sorellina a tutti gli effetti. Anche le nostre famiglie erano amiche e le occasioni di vederci e di stare insieme non mancavano. Mi piaceva, e anche tanto, ma io cercavo di sopprimere questo sentimento perché il mio cuore era preso da Salvuccia che inseguivo disperatamente senza alcun risultato. Io cercavo di mascherare e nascondere questa attrazione che provavo per lei dicendo e ripetendo a me stesso all'infinito che lei era la mia sorellina, che non potevo desiderarla, che non era giusto che io provassi questa forte attrazione per lei, che questo mio desiderio offendeva prima lei, poi i suoi fratelli e infine anche l'amicizia tra le nostre famiglie. Questa nostra amicizia doveva essere solo sincera e fraterna. Ma la notte mi masturbavo pensando a lei e desiderando lei.
Anche quando andavamo all'università, la mattina quando prendevamo l'autobus spesso ci incontravamo. Lei sapeva tutti gli orari delle mie lezioni e spesso veniva in città con il mio stesso autobus. Lei saliva ad una fermata successiva alla mia ed io, nei limiti del possibile, cercavo di conservarle il posto accanto al mio.
Si era fatta una bella ragazza. Molto bella, alta, snella, bruna, occhi scuri, capelli ricci e corti. Somigliava a Ingrid Bergman nel film “Per chi suona la campana”. Eravamo andati a vederlo insieme e io affettuosamente la chiamavo “guapa” utilizzando l'appellativo che nel film davano a Ingrid Bergman. Riuscivamo a parlare di tutto, proprio di tutto, quando assieme dopo le lezioni passeggiavamo per la città, andando a zonzo oppure a mangiare alla mensa dello studente. I nostri discorsi spaziavano dalla politica alla scienza, dalla letteratura classica a quella contemporanea. Leggevamo dei libri, ce li scambiavamo e li discutevamo assieme. Era una bellissima amicizia.
Lei ogni tanto mi provocava. Mi chiedeva di parlarle delle mie ragazze. Io rispondevo che non ne avevo. Lei continuava a provocarmi, mi diceva che ero un bugiardo. Mi diceva che tutte le ragazze parlavano di me (in effetti avevo tutto: avevo un buon aspetto, ero intelligente, ero studioso e brillante, ero quello che a quei tempi veniva definito un buon partito) e la invidiavano per questa nostra amicizia. Mi diceva che non era possibile che io non avessi una ragazza, che con lei mi potevo confidare, talvolta mi minacciava che mi avrebbe spiato e così avrebbe scoperto la verità. Anzi, affermava che io facevo proprio il misterioso perché sicuramente di ragazze ne avevo più di una!
Ma non era vero. Non avevo nessuna ragazza. A quei tempi il mio tormento era Salvuccia che non voleva saperne di me.
Poi cambiò tono. Una volta mi disse “se non hai nessuna ragazza vuol dire che ti tormenti per una che non ti ama!” Mi schernivo “non è vero”. E lei mi provocava, mi diceva che, a guardarmi bene, ero tormentato e tormentoso. Mi chiedeva di dirle chi fosse, vantava la nostra amicizia e la nostra confidenza, dicendo che di lei potevo fidarmi. Ma io sviavo sempre l'argomento.
Certo, la sua insistenza e la sua bellezza non mi lasciavano indifferente, ma lei era, per me, la mia sorellina! Era stata sempre la mia sorellina, non potevo innamorarmi della mia sorellina! Non dovevo innamorarmi della mia sorellina! Non potevo tradire la fiducia dei suoi fratelli: due miei carissimi amici!
La notte spesso pensavo a lei. Era bella, mi piaceva, ma cercavo sempre di scacciare questo pensiero. No! Non potevo innamorarmi della mia sorellina! No, mai e poi mai! Talvolta mi masturbavo e poi mi pentivo e mi tormentavo, non per il fatto di essermi masturbato, ma perché mi ripetevo che non potevo provare tale desiderio per la mia sorellina! Non potevo tradire l'amicizia dei miei amici che per me erano due fratelli!
Poi lei si fece fidanzata con un amico comune con il quale si sposò e anche io mi feci fidanzato con colei che divenne mia moglie.
Siamo ancora carissimi amici, anche se non ci vediamo tanto spesso.