Non biasimo chi non lo leggerà per la lunghezza.
Lo condivido con voi perché ha la sua storia, lo dedico a chi ne fa (e faceva) parte.
Erano arrivati quel pomeriggio, in ritardo grazie all'Alitalia. Lui aveva sistemato le valigie nella stanza di Marzia, poi erano corsi al "meeting".
Dopo cinque ore di ininterrotto blaterale e troppi dati da tenere a mente, erano liberi. L'azienda li aveva aggiornati, istruiti, ora erano pronti a tornare
nelle loro rispettive sedi di Bologna e Bari, per portare a casa le novità ed incrementare le vendite.
Stupidi, inutili, meeting.
Il ristornate dell'albergo aveva chiuso i battenti e loro erano rimasti a stomaco vuoto.
Mentre Marzia passeggiava nel corridoio, provò quella strana e reale sensazione di déjà vu. Sei anni prima. Diciottenne, tentava di beffare il cameriere, anche quella
volta il ristorante era chiuso. Lei e quel ragazzo. Imparò il numero della sua stanza a memoria. Ovunque fossero, lui si guardava attorno, e la baciava,
lì, lontano da occhi indiscreti. In quella stanza passavano ore, a parlare della loro vita, a ridere. Stanza 117. Stavano per fare l'amore proprio in quel letto,
peccato per il "no" di Marzia, sorda alle suppliche di Federico.
Scosse la testa con un sorriso, studiando la porta. Stanza 482. Bussò.
Daniel le aprì, osservandola con sospetto.
Aveva la stessa camicetta bianca, attillatissima, gli stessi jeans stretti, scarpe diverse: ballerine in vernice, di certo più comode dei tacchi indossati fino ad allora.
Tra le mani due bicchieri con un liquido semi trasparente.
<<Chiedo perdono e asilo politico>> allungò la mano con un bicchiere <<questo è un segno di pace>>
<<Sputa il rospo, che hai combinato?>> rispose Daniel.
<<Ho dimenticato le chiavi in camera. Quell'idiota alla reception mi ha detto che se ne parla domattina... le tue valigie sono da me e non so dove dormire>> sorrise
<<Ti ho portato un po' di vodka alla pesca. Non avevano altro.>>
<<Maledetti svizzeri e la loro precisione. Il drink ti ha salvata.>>
Esaminarono la stanza. Un comodino, un letto ad una piazza e mezza, incollato al muro, l'armadio (vuoto), e il bagno. L'azienda ci teneva a loro, aveva scelto le stanze
più economiche in un albergo a quattro stelle.
<<Prendi questa>> disse Daniel, porgendole la sua maglietta <<Se dormi con quella roba, morirai soffocata>>
Marzia la prese, cambiandosi in bagno. Le calzava talmente grande da sembrare un vestitino.
Daniel trovò la cosa incredibilmente divertente, abituato a vederla sempre impeccabile e femminile. Andarono a letto, dandosi le spalle, coperti solo da un lenzuolino.
<<Ehi...>> la voce di Daniel sembrò lontana nel buio <<dormi?>>
<<No... ho fame e freddo>>
<<Organizziamo un viaggio decente. Io, tu, Diego e la donna invisibile. Gnocca da svenire, magari simpatica>>
Nonostante il buio pesto, Daniel vide Marzia sorridere, spontanea e dolce. Gli si imprimeva nel cuore, ogni volta.
Di nuovo il déjà vu.
<<Stai pensando ancora a quella vecchia storia con quel tizio?>> le domandò.
<<Sì...>>
<<Vivi di più, pensa di meno, segui l'istinto e nessun rimpianto>>
Si abbassò sul suo viso, baciandola. Le labbra morbide avevano ancora il sapore forte della vodka, il dolce retrogusto di pesca.
<<Non provarci>> ribattè lei, senza rancore, quasi divertita.
<<Ho seguito solo l'istinto>> la guardò negli occhi, serio. Quello sguardo la scosse. Daniel viveva, senza lasciarsi l'amaro in bocca, senza rimpianti, nessun ricordo
velato di incompiuto. Le sorrideva. Daniel notò nei suoi occhi una scintilla che, dapprima, non riconobbe.
Marzia poggiò il gomito sul cuscino, alzò il viso, abbassandosi su quello di lui, a baciarlo. Con la mano sinistra gli carezzò i capelli. Si allontanò dalle labbra, gradualmente,
dandogli dei baci quasi svogliati. Scese lenta sul collo, fermandosi ad un certo punto. La bocca leggermente aperta, disegnò ghirigori con la punta della lingua sulla
sua gola. Lo sentì sospirare. Nessun rimpianto, si disse.
<<Voltati>> gli sussurrò. Lui eseguì. La sentì armeggiare qualche secondo, poi vide qualcosa cadere sulla moquette: la maglia-vestito, il reggiseno e qualsiasi
altro indumento indossasse. Divaricò le gambe,
posandosi su di lui. Daniel ebbe un fremito nel sentirle i seni, mentre lei si distendeva, avvicinando la bocca al lobo. Lo mordicchiò, passando i polpastrelli sulla spalla...
poi, decisa, puntò le unghie e lentamente le fece scendere lungo il suo fianco, arrivando ai jeans. Lasciò scorrere la mano sul materasso, passandogliela sotto il corpo.
Abilmente sbottonò i jeans, togliendoli con gesti rapidi. Lo voltò di nuovo, ammirando la sua eccitazione, baciandolo sopra i boxer. Tolse anche quelli.
Si portò all'altezza del viso di lui, lasciando che i capelli cadessero come una carezza su quel volto rilassato e in preda all'eccitazione.
Daniel la prese con fermezza, distendendola. Le baciò le guance, le labbra, il collo, le strinse i seni, tornò a tormentarle il viso di baci, passando le mani fra i capelli.
Scivolò tra le sue gambe, sentendone il calore. La penetrò con più foga di quanto avesse voluto, provocandole un gemito che riempì la stanza.
Con le mani le bloccò i fianchi, alzandola leggermente e tenendola ferma. Lei gli gettò le braccia al collo, persa sotto di lui, in balia della sua passione. Sentì
Daniel sussultare, il respiro sempre più pesante. Cercava, Marzia non capiva il perchè, di non rompere il silenzio. Decise di bloccargli
il viso tra le mani, baciandolo e allo stesso tempo spingendo il bacino. Di rimando, lui si mosse più deciso, serrandola come in una morsa, spingendo quasi fino
a farle male alle gambe.
Le lasciò i fianchi, passandole una mano dietro la schiena e trascinandola più su, a mezz'aria. Le morse le labbra, abbracciandola con forza per tenerla stretta.
Il corpo di lei sembrava andare a fuoco. Si voltò, piano, stavolta passando sotto di lei. Marzia allungò la mano tastando il letto, trovò il lenzuolino e lo lasciò
cadere su loro due.
Daniel la fissò per un lungo secondo, trattenendo a stento il desiderio, con una sola domanda negli occhi. "Nulla di incompiuto" si disse lei. Sorrise maliziosamente,
e lui capì. I movimenti divennero decisi, Marzia tuffò il viso nel cuscino, gemendo.
<<Dio mio... quanto ti amo>> fu quasi un sussurro, prima di abbandonarsi completamente, esausta. Daniel si sentì invadere da lei. La fece sua, definitivamente, rompendo
il silenzio con la voce traboccante di piacere.
Non si mossero. I battiti di Daniel erano ancora frenetici, ma forse dipendeva anche da altro. La guardava, compiaciuto e frastornato allo stesso tempo da quelle parole.
<<Come disse un tizio di mia conoscenza "segui l'istinto, nessun rimpianto">> disse lei, quasi a leggergli nel pensiero. <<Ti ho spaventato?>>
<<Sì. Avevo la testa altrove...>> risero insieme. Le sorrise, dolce. <<Ti amo>>