Superò l’imbarazzo del momento. Lui la stava mettendo a suo agio e lei sapeva dove voleva arrivare. Le spighe che sbucavano dal muretto sul quale erano seduti le accarezzarono la mano. Incrociò le gambe e iniziò a sfilacciare la punta del suo vestito sgualcito. Lui le cinse le spalle convinto, sicuro di sé. Era solo una delle tante, carina, si, ma niente di che. Amanda si lisciò i capelli ingarbugliati e tossì, sovrastando appena la voce melensa di lui. L’avrebbe fatto, tutte lo facevano prima o poi. Un’arietta quieta le sfiorò la guancia. Era finito il momento delle attese. Si faceva tardi e lui parlava troppo. Come nel peggiore dei film agguantò con forza i capelli di lui, spingendo le labbra contro la sua bocca che, colta di sorpresa, si fermò in una mezza O. Gli occhi serrati di lei. Restarono così per qualche istante … secondo … minuto … e allora? Amanda alzò gli occhi al cielo, “che noia!”. La sua mente inviò alle altre parti messaggi di rifiuto. Si staccò da lui. Sorrise. Si alzò. Salutando si rincamminò lungo il viale di casa un po’ delusa, chi le aveva assicurato che fosse meraviglioso, l'aveva presa in giro. Di grosso.