Un attimo. Silenzio. Fiamme prorompenti attanagliarono l’albero, i suoi rami, le foglie. I CD, quei preziosi dischi accumulati nel tempo, unica valvola di sfogo, si stavano contorcendo rannicchiandosi sopra gli scaffali. I libri, gettati a terra alla rinfusa, regalavano all’aria le loro pagine preziose. Ormai cenere. Amanda uscì di casa sorreggendo sbadata un bicchiere di succo e un toast preparato al momento. Fu un secondo. Il bicchiere andò in frantumi donando al terreno liquido zuccherino, il pane si contorse dentro la stretta impaurita della sua mano, gli occhi, verde bottiglia, si tinsero del colore delle fiamme, mentre la mente rifiutava decisa quella scena orrenda. La sua casa sull’albero stava andando a fuoco e la parte più importante della sua vita, si sgretolava con essa. Aguzzò lo sguardo. Un fulmineo movimento nero si distingueva in quell’inferno. Il toast raggiunse il suolo andando a fare compagnia alle schegge del bicchiere. “Nerone” sussurrò la ragazza dentro di sé. Il miagolare dell’animale, intrappolato in quella gabbia di scintille, si faceva lamento prepotente tra le case di quartiere. Amanda era impietrita, avrebbe voluto correre ma le sue gambe non glie lo permettevano, avrebbe voluto urlare ma la sua voce sembrava intrappolata da una qualche maledizione temporanea. Chiuse gli occhi, respirando con forza, cercando di cancellare l’immagine che le ristagnava di fronte. Un calore umano le sfiorò il braccio, aprì gli occhi con timore e vide un ragazzo, alto almeno tre spanne più di lei, porgerle il suo amato gatto. Strinse a sé l’animale come se non fosse reale, quel ragazzo moro l’aveva salvato. Storse le labbra in un sorriso di circostanza. Quel ragazzo le aveva salvato il gatto. Cosa che lei non era riuscita a fare.