Essendo che ci sono da poco, dato che sono " inciampata " qui per caso ( e non ricordo neppure come ), abbiate pazienza se riprendo l'argomento a distanza di tanto tempo.
Io sono d'accordo sul fatto che il commento degli altri sia importante, ma temo abbia un qualche valore sia incentivante che di gratificazione solo se e' spontaneo, se non e' cioe' frutto di un qualche sforzo di buona volonta'.
Voglio dire che bisognerebbe interiorizzare quel che ha scritto Brunello, non seguire la sua esortazione pari pari. Interiorizzare nel senso di capire che, come fa piacere a noi se qualcun altro ci legge davvero ( non solo con gli occhi e per mera buona volonta' ), cosi' lo stesso avviene per gli altri.
Ovvio che ognuno ha il suo " genere " preferito, non tanto come argomento quanto come modo di scrivere, dunque genere e autore, e percio' sara' piu' portato a commentare uno piu' di un altro, c'e' poco da fare.
Quanto a Presenza, che asserisce che l'autore puo' vivere di vita propria, insomma prescindere da commento, consenso, comprensione, immedesimazione degli altri e via dicendo......mi spiega allora perche' tanti che amano scrivere hanno il desiderio segreto della pubblicazione e mi dice quanto scriverebbe se sapesse che nessuno la leggera' mai? O, peggio, che non la comprendera' mai?
Ci sono cose che amiamo, e le amiamo anche se non possiamo condividerle. Eppure...quanto sono piu' belle e intense quelle stesse cose se esiste almeno un'"anima" in grado davvero di condividerle con noi !
E allora, siamo certi, proprio certi, di bastare a noi stessi?
Pero', ribadisco, secondo me si puo' commentare solo quel che ci stimola e ci produce delle consonanze. Senza offesa per altri, perche' e' soltanto una questione di diversita', non di negazione o negativita'.
L'argomento non e' esaurito, meriterebbe ancora un po' di analisi.
E io l'intitolerei :
Commenti : perche' li facciamo o non li facciamo?
Bene, direi che per oggi basta, scusate se vi ho tediato con le mie riflessioni super-tardive.