Autore Topic: Il "vizio" di scrivere  (Letto 9 volte)

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2800
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Il "vizio" di scrivere
« il: Aprile 27, 2025, 19:13:49 »
Perché scrivo ? Cosa significa scrivere ?  La smania e la disperazione davanti al foglio bianco e alla tastiera del computer. Pensare l’adatta parola, la frase, il paragrafo. 

Scrivere è un’esperienza imprevedibile, anche per chi ne è artefice. Tende a comportarsi come un re indiscusso nel suo piccolo dominio fatto di lettere, spazi e segni d’interpunzione.

“Se solo fossi uno scrittore capace di scrivere, non sempre e soltanto di riscrivere!”, lamentava lo scrittore e attore statunitense Truman Capote  all’amico Donald Windham nel 1959.

Truman Capote, pseudonimo di Truman Streckfus Persons (1924 – 1984) nella prefazione del suo libro titolato “Musica per camaleonti” (1980) scrisse: “Poi un giorno mi misi a scrivere, ignorando di essermi legato per la vita a un nobile ma spietato padrone. Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è predisposta unicamente per l’autoflagellazione”.

Uno scrittore contrae debiti di gratitudine verso autori che lo hanno preceduto. Legge i libri degli altri come se fossero congegni ad orologeria da smontare, indugiando su artifici, soluzioni, idee, tecniche per costruire personaggi, ambienti, vicende. Si affida all'esperienza di alcuni grandi scrittori del passato, immaginando per ciascuno di essi una motivazione preliminare all'atto di scrivere.

Per scrivere un libro sono necessarie la costanza, la disciplina, l’abilità nel non perdere il ritmo, la sapienza nel trasformare l’impellente necessità di scrivere in qualcosa in bilico tra vizio e tortura, dice Alessandro Piperno nel suo libro titolato: “Ogni maledetta mattina. Cinque lezioni sul vizio di scrivere” (edit. Mondadori). Insieme al  suo precedente libro “Il manifesto del libero lettore” (edit. Da Mondadori) l’autore compone un ideale dittico.

Piperno, competente narratore, conduce all’esplorazione irriverente dell'atto di scrivere, offre la sua riflessione sull’arte di scrivere. Dice che scrivere dischiude “orizzonti infiniti”, permette di “allestire omerici campi di battaglia o spedizioni galatiche (…), creare dal nulla personaggi affascinanti o malvagi (…), riavvolgere il nastro della storia umana e (…) stravolgerla”.

In “Ogni maledetta mattina …” Alessandro Piperno s'interroga sul significato del proprio mestiere, su quella specie di richiamo al tavolo da lavoro, non meno potente del richiamo della foresta, che costringe chi scrive a passare ore chino su una tastiera nel tentativo di  elaborare il testo.

Scrivere non è un dovere, deve essere una necessità.
« Ultima modifica: Aprile 27, 2025, 19:21:46 da Doxa »