Da alcuni mesi appare nei media il neologismo inglese “
broligarchy”, parola composta, formata dal prefisso “bro-“ e dal suffisso “-archy”, corrispondente all’italiano “-archia”: indica una realtà collegata al potere di poche persone (“oligoi”, anche se non facenti parte del governo ne condizionano le scelte e l’orientamento).
“Bro-“ (abbreviazione di brother = fratello), slang americano usato nei gruppi giovanili, ma viene interpretato come abbreviazione di “tech-bro”: un uomo giovane, bianco, che si è arricchito nel settore tecnologico-digitale, caratterizzato da eccessiva opinione di sé, presunzione di sé. Il suo "ritratto” era già stato delineato dal sociologo inglese Michael Kimmel nel suo libro titolato: “Angry white men. American masculinity at the end of an era” (“Uomini bianchi arrabbiati. La mascolinità americana alla fine di un’era”), pubblicato nel 2013. Tale testo fa riferimento all’ira del maschio bianco sconfitto, quando Barack Obama si accingeva al suo secondo mandato di presidente degli Usa.
Oggi quell’iconografia è assimilabile ad Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Sam Altman, Sundar Pichai, Tim Cook, per citare solo i più famosi.

Nel giorno del giuramento di Donald Trump come 47/mo presidente degli Stati Uniti, un ricco parterre si è affollato alla sua corte, affiancandolo sul palco e offrendoci un’immagine simbolica della “broligarchy”: è una sorta di vincolo tra plutocrati (plutocrate = ricco individuo che ha influenza determinante nella vita politica e sociale) che hanno costruito il loro impero economico nell’ambito della tecnologia digitale, ne controllano la diffusione e sostengono il governo Trump influenzandone le scelte, con la “benedizione dell’attuale presidente degli Stati Uniti.
Questa élite non si limita a dominare il mercato tecnologico. I broligarchi intrecciano il loro potere economico con una propria agenda politica, sfruttando i dati e le piattaforme per plasmare opinioni, influenzare decisioni e, in alcuni casi, manipolare il consenso.
Dalla "Casa Bianca" nel suo ultimo discorso alla Nazione, l’ex presidente Usa Joe Biden ha avvisato: “Oggi, in America sta prendendo forma un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia la nostra democrazia, i nostri diritti e la nostra libertà”.
Chi sono i broligarchi?
Elon Musk (Tesla, SpaceX, Twitter/X): imprenditore visionario e controverso, è il più tech bro dei tech bro: con Tesla, SpaceX e l’acquisizione di Twitter/X, ha consolidato il suo potere economico e sociale. Spinge le sue opinioni radicali e cerca di avere un impatto diretto sulle politiche globali, dall’intelligenza artificiale all’esplorazione spaziale fino alle elezioni di altri Paesi.
Mark Zuckerberg (Meta): è il creatore di facebook, oggi controlla anche Instagram e Whatsapp e dunque miliardi di connessioni sociali e le informazioni di gran parte della popolazione mondiale, motivo per cui ha un’influenza sulle persone, ovunque.
Jeff Bezos (Amazon, Blue Origin): ha rivoluzionato il commercio elettronico e il cloud computing con Amazon, che ha fondato, e ha esteso il suo impero con Blue Origin (esplorazione spaziale) e il Washington Post, dimostrando di voler influenzare anche la politica e l’informazione.
Larry Page e Sergey Brin (Google/Alphabet): hanno dato vita al motore di ricerca più utilizzato al mondo, che gestisce anche YouTube e il sistema operativo Android
Sundar Pichai: è l’ad di Alphabet
Peter Thiel (Palantir, Founders Fund): venture capitalist influente, co-fondatore di PayPal, finanzia start-up strategiche e progetti di intelligenza artificiale, con una visione politica spesso libertaria e conservatrice
Tim Cook (Apple): guida l’azienda tecnologica più cool del mondo, definendo standard globali per l’innovazione e la privacy digitale.
La broligarchia, però, offre anche dei vantaggi: contribuisce alla crescita economica, all'innovazione veloce: i broligarchi hanno finanziato e guidato innovazioni che hanno trasformato la società, dalle auto elettriche alle reti 5G, dai sistemi di pagamento digitali all’intelligenza artificiale, connettività globale: miliardi di persone possono accedere a Internet, le aziende tecnologiche hanno creato migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti, stimolando l’economia globale.