A Trieste, fino al 27 aprile, nel “Magazzino delle idee” sono esposte numerose foto realizzate nel passato dalla famiglia Wulz, che fin dal 1860 aveva nella città giuliana un laboratorio fotografico "fondato" da Giuseppe Wulz. L'attività fu proseguita dal figlio Carlo, che non avendo figli maschi insegnò il mestiere alle figlie Marion e Wanda (1903 – 1984).
Le foto in esposizione sono state selezionate presso gli archivi Alinari di Firenze, che nel passato acquisì le immagini in dotazione a quel laboratorio.
Carlo Wulz, Ritratto di Wanda e Marion Wulz, 1920 ca., Archivi Alinari, Firenze
Wanda assunse la direzione della ditta quando il padre morì nel 1928, all'età di 53 anni. Non si sposò e scelse di dedicarsi completamente al lavoro. Il genere che la rese famosa fu il ritratto fotografico.
Sul finire degli anni Venti si interessò al foto-dinamismo dei fratelli Bragaglia. I risultati della sua ricerca furono il risultato di lunghe sessioni in camera oscura in cui realizzò fotomontaggi, fotoplastiche e fotodinamiche di ottima qualità e grande effetto.
Nel 1932 a seguito dell'incontro con il poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista, Wanda si avvicinò a questa corrente artistica e nel mese di aprile dello stesso anno partecipò nella città giuliana alla “Mostra nazionale di fotografia futurista” che coinvolse numerosi artisti, non solo locali. Ma alla fine di quel decennio lei abbandonò tale movimento.
A quella mostra fotografica partecipò con la fotografia “io + gatto”: è un suo autoritratto composto dal suo viso e il muso di un gatto. Tale foto entusiasmò il Marinetti, col quale poi collaborò in altre esposizioni successive.

Wanda Wulz, “io + gatto” 1932, stampa su gelatina ai Sali d’argento, misura 29,4 x 23,3; è custodita al Metropolitan Museum di New York.
Creò questa foto sovrapponendo due negativi, uno col ritratto del suo volto, l’altro col ritratto del muso del gatto di famiglia, sovrapponendoli su un unico foglio di carta fotografica.
La strana creatura, un po’ gatto e un po’ donna, ci guarda con un occhio felino e l’altro femminile. Lo sguardo sembra inquietante.

Autoritratto di Wanda Wulz. Fotografia usata per la sovrimpressione “Io + gatto”, 1932
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