Fra pochi giorni i cristiani celebreranno la risurrezione di Iesus. In attesa di quell’evento offro alla vostra visione una pala d’altare con la scena dell’episodio precedente, la “Deposizione dalla Croce”; era nella citata chiesa fiorentina di Santa Trinita.


tempera su tavola di cm 276 x 185.
L'opera è composta da un pannello centrale, impostato su una predella e completato da una cornice architettonica originale con cuspidi e pilastrini.
Il pannello centrale è organizzato con schema piramidale: ha come vertici i due personaggi inginocchiati alla base ed il gruppo sulle scale in alto, dietro di loro c’è la fascia orizzontale del paesaggio.
Al centro è raffigurato Gesù. Intorno ci sono figure che sembrano attori di una solenne rappresentazione teatrale. Sulla sinistra c’è il gruppo delle donne, sulla destra il gruppo degli uomini.
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre (indossa il maphorion blu, e inginocchiata ed ha le mani giunte), la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala”, raffigurata in ginocchio mentre sostiene i piedi di Gesù accennandone un bacio. (vedi Vangelo di Giovanni 19,25-27).
Sotto le due cuspidi laterali ci sono angeli oranti che volano sul paesaggio circostante: sulla sinistra c’è la città, sulla destra si vedono le colline.
La scena del pannello centrale si svolge sul Golgota. Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio, chiese ed ottenne da Pilato il permesso per avere il corpo di Gesù.
Gesù viene calato dalla croce;
Nicodemo, con l’aureola e lunghi capelli ricci, indossa un elegante abito di colore rosa, è sui gradini per aiutare a deporre il corpo di Cristo;
Giuseppe d’Arimatea, con l’aureola, aggrappato alla scala, sta afferrando Gesù nell’ascella;
Anche un uomo col berretto nero sta aiutando nella deposizione del corpo; un altro uomo, in basso, sta afferrando le gambe di Cristo; l’apostolo Giovanni, con l’abito blu, è sul lato opposto ed aiuta anche lui.
Vicino c’è un gruppo di uomini. Il dotto, in piedi, con cappuccio rosso, ha nelle mani alcuni simboli della Passione di Gesù (la corona di spine e i chiodi) e ne discute con gli altri: quasi tutti gli storici dell'arte identificano questo personaggio con il committente dell'opera, Palla Strozzi;
Il giovane inginocchiato, vestito di rosso, in atteggiamento devozionale, ha il nimbo a raggiera: alcuni studiosi ipotizzano che nel giovane riccioluto l'artista abbia ritratto Lorenzo Strozzi, figlio di Palla.
Un po’ di storia di questa tavola dipinta a tempera tra il 1432 ed il 1434 dai pittori Beato Angelico e Lorenzo Monaco, cosiddetto perché era veramente un monaco. Si chiamava Piero di Giovanni, ed era anche un bravo miniatore.
Anche il “Beato Angelico” era un chierico in sacris, un frate domenicano: fra’ Angelico, o Giovanni da Fiesole, il suo nome era Guido di Pietro. Fu Giorgio Vasari ne “Le vite …” ad aggiungere al suo nome l'aggettivo "Angelico".
Questa pala d’altare fu commissionata dal banchiere e politico Palla di Onofrio Strozzi. Ricco e colto, commissionò numerose opere d’arte, tra le quali la Cappella Strozzi, realizzata tra il 1419 e il 1423, su progetto di Lorenzo Ghiberti. Successivamente talle Cappella di famiglia fu detta “Sagrestia” della basilica di Santa Trinita. Per questo ambiente commissionò la bella e sontuosa “Adorazione dei Magi” al pittore Gentile da Fabriano e la “Deposizione dalla Croce” a Lorenzo Monaco, terminata poi dal Beato Angelico, che ne fece uno dei suoi capolavori, custodito nel Museo nazionale di San Marco, a Firenze.