Autore Topic: Michelangelo e Torrigiano  (Letto 26 volte)

Doxa

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Michelangelo e Torrigiano
« il: Aprile 11, 2025, 23:00:23 »
A Firenze, l’Opificio delle Pietre Dure ha concluso il restauro di un busto del Redentore, scultura in terracotta policroma attribuita allo scultore fiorentino  Pietro  (o Piero) Torrigiano o Torrigiani (1472 – 1528). e lo ha consegnato alla basilica fiorentina di Santa Trinita, gestita dai monaci benedettini vallombrosani (Congregatio Vallis Umbrosae Ordinis Sancti Benedicti). 


Pietro Torrigiano, Redentore, 1500-1510 circa, sacrestia di Santa Trinita, Firenze

Lo scultore  Pietro Torrigiano viene ricordato anche per la rivalità artistica con Michelangelo Buonarroti.

Il pittore, architetto e storico dell’arte Giorgio Vasari (1511 – 1574) nel suo trattato titolato “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, pubblicato nel 1550 e riedito con aggiunte nel 1568,  racconta che un giorno mentre Torrigiano si esercitava a copiare antiche statue, Michelangelo provò ad emularlo e in pochi tempo scolpì  una bellissima testa di fauno.

Il Buonarroti per la sua bravura divenne il prediletto di Lorenzo il Magnifico e l’invidioso Torrigiano poco tempo dopo, mentre era con Michelangelo per copiare gli affreschi di Masaccio nella Cappella Brancacci della chiesa fiorentina dedicata a Santa Maria del Carmine, ad una critica sprezzante del Buonarroti  per una scultura che il Torrigiano stava realizzando, questo reagì aggredendolo e dandogli un forte pugno sul naso causandogli la frattura e la deformazione permanente, visibile nei ritratti.

Per quel pugno al Buonarroti lo scultore Torrigiano fu punito con l’esilio da Lorenzo il Magnifico.


Daniele da Volterra: ritratto di Michelangelo, olio su tavola, 1545 circa, Metropolitan Museum of Art, New York.




La formazione artistica di Michelangelo avvenne nel 1488  nella bottega d’arte di Domenico Ghirlandaio, una delle più prestigiose botteghe d'arte fiorentine. 
 
Il Buonarroti si dedicò alla scultura frequentando il giardino mediceo di San Marco: è un ex giardino di Firenze, era situato tra le attuali via Cavour e via San Gallo.
Tale giardino  è famoso perché Lorenzo de’ Medici vi fece allestire una sorta di prima Accademia d'arte d'Europa, nella quale i giovani talenti nel campo delle arti potevano studiare le opere e le tecniche artistiche, copiando le collezioni di arte antica di proprietà medicea.

Bertoldo di Giovanni, che fu allievo e collaboratore di Donatello, addestrava i più promettenti giovani artisti.

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Re:Michelangelo e Torrigiano
« Risposta #1 il: Aprile 11, 2025, 23:03:57 »
Nel precedente post ho citato  la basilica fiorentina di Santa Trinita: questa chiesa prospetta sull’omonima piazza e dà il nome anche al vicino ponte Santa Trinita che attraversa l’Arno.


Facciata della basilica di Santa Trinita, Firenze

All’interno ci sono bellissimi dipinti in affresco

Un esempio



Al centro è rappresentata la scena collegata alla nascita di Gesù: l’Adorazione dei pastori, datata 25 dicembre 1585; inoltre c’è  il ciclo con le  “Storie di San Francesco”, realizzato dal Ghirlandaio dal 1483 al 1486.



Parziale veduta della sacrestia. All'interno sono conservati  dipinti, sculture, alcuni reliquiari  ed altro.
« Ultima modifica: Aprile 11, 2025, 23:10:10 da Doxa »

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Re:Michelangelo e Torrigiano
« Risposta #2 il: Aprile 11, 2025, 23:16:00 »
Fra pochi giorni i cristiani celebreranno la risurrezione di Iesus.  In attesa di quell’evento offro alla vostra visione una pala d’altare con la scena dell’episodio precedente, la “Deposizione dalla Croce”; era nella citata chiesa fiorentina di Santa Trinita.



tempera su tavola di cm 276 x 185. 

L'opera è composta da un pannello centrale, impostato su una predella e completato da una cornice architettonica originale con cuspidi e pilastrini.

Il pannello centrale  è organizzato con schema piramidale: ha come vertici i due personaggi inginocchiati alla base ed il gruppo sulle scale in alto, dietro di loro c’è la fascia orizzontale del paesaggio.

Al centro è raffigurato Gesù. Intorno ci sono  figure che sembrano attori di una solenne rappresentazione teatrale. Sulla sinistra c’è il gruppo delle donne, sulla destra il gruppo degli uomini.

“Stavano presso la croce di Gesù sua madre (indossa il maphorion blu, e inginocchiata ed ha le mani giunte),  la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala”, raffigurata in ginocchio mentre sostiene i piedi di Gesù accennandone un bacio.  (vedi Vangelo di Giovanni 19,25-27).

Sotto le due cuspidi laterali ci sono angeli oranti che volano sul paesaggio circostante: sulla sinistra c’è la città, sulla destra si vedono  le colline.

La scena del pannello centrale si svolge sul Golgota. Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio, chiese ed ottenne da Pilato il permesso per avere il corpo di Gesù.   
Gesù viene calato dalla croce;

Nicodemo, con l’aureola e lunghi capelli ricci, indossa un elegante abito di colore rosa, è sui gradini per aiutare a deporre il corpo di Cristo;

Giuseppe d’Arimatea, con l’aureola, aggrappato alla scala, sta afferrando Gesù nell’ascella;

Anche un uomo col berretto nero sta aiutando nella deposizione del corpo; un altro uomo, in basso, sta afferrando le gambe di Cristo; l’apostolo Giovanni, con l’abito blu, è sul lato opposto ed aiuta anche lui.

Vicino c’è un gruppo di uomini. Il dotto, in piedi, con cappuccio rosso,  ha nelle mani alcuni simboli della Passione di Gesù (la corona di spine e i chiodi) e ne discute con gli altri: quasi tutti gli storici dell'arte identificano questo personaggio con il committente dell'opera, Palla Strozzi;

Il giovane inginocchiato, vestito di rosso, in atteggiamento devozionale, ha il nimbo a raggiera: alcuni studiosi ipotizzano che nel giovane riccioluto l'artista abbia ritratto Lorenzo Strozzi, figlio di Palla.

Un po’ di storia di questa tavola dipinta a tempera tra il 1432 ed il 1434 dai pittori Beato Angelico e Lorenzo Monaco, cosiddetto perché era veramente un  monaco. Si chiamava Piero di Giovanni, ed era anche un bravo miniatore.

Anche il “Beato Angelico” era un chierico in sacris, un frate domenicano: fra’ Angelico, o Giovanni da Fiesole, il suo nome era Guido di Pietro. Fu  Giorgio Vasari ne “Le vite …” ad aggiungere al suo nome l'aggettivo "Angelico".

Questa pala d’altare fu commissionata dal banchiere e politico Palla di Onofrio Strozzi. Ricco e colto, commissionò numerose opere d’arte, tra le quali la Cappella Strozzi, realizzata tra il 1419 e il 1423, su progetto di Lorenzo Ghiberti.  Successivamente  talle Cappella di famiglia fu detta “Sagrestia” della basilica di Santa Trinita. Per questo ambiente commissionò la bella e sontuosa “Adorazione dei Magi” al pittore Gentile da Fabriano e la “Deposizione dalla Croce” a Lorenzo Monaco, terminata poi dal Beato Angelico, che ne fece uno dei suoi capolavori, custodito nel Museo nazionale di San Marco, a Firenze.