Autore Topic: Art Dèco  (Letto 67 volte)

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2785
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Art Dèco
« il: Marzo 09, 2025, 07:23:19 »
A Milano, nel  “Palazzo Reale” (è sul lato destro guardando il duomo), fino al 29 giugno c’è la mostra titolata: “Art Déco. Il trionfo della modernità”, visitabile fino al 29 giugno.

L’Art Déco venne ideata nel 1910 dallo stilista francese Paul Poiret e sviluppata come risposta all’Art Nouveau, caratterizzata da forme sinuose e ispirazione naturalistica.

Lo stile Liberty Italiano (variante dell’Art Nouveau) è noto anche come stile floreale, ha forme  sinuose e dettagli decorativi ispirati alla flora e alla fauna.

Lo stile Déco è caratterizzato da  forme lineari, simmetriche,  geometriche e da motivi esotici. I colori prevalenti: bianco, nero, rosso, oro.

Ognuno di questi stili ha lasciato un'impronta significativa nell'arte, l'architettura e il design, contribuendo a definire l'estetica di diverse epoche e territori.

Nella fase iniziale l’Art Déco ebbe successo nelle arti decorative con l’aiuto del design di oggetti e arredi, l’utilizzo di nuovi materiali come l’alluminio, l’ottone l’acciaio inossidabile, la lacca, il vetro colorato,  il legno intarsiato usato nei mobili. 

Nell’ambito dell’architettura, molti cinema, edifici pubblici, stazioni ferroviarie e residenze private vengono realizzati in quegli anni con caratteristiche tipiche di questo  linguaggio artistico.

Ma la parabola creativa dello stile Déco  si concluse in pochi anni in Europa. Continuò negli Stati Uniti fino agli anni ’30 dello scorso secolo.

Cento anni fa, nella primavera del 1925, a Parigi ci fu la “Exposition des arts décoratifs et industriels modernes”:  dall’abbreviazione delle parole “arts décoratifs” deriva “Art Dèco”, detto anche “decò”.

La mostra milanese racconta le origini, gli sviluppi e i trionfi del Dèco italiano, confrontato con esempi francesi, austriaci e germanici.


Giovanni Ponti (detto Gio Ponti), architetto e designer: “Domitilla sulle corde”, suo il  disegno preparatorio  per decorare questo piatto di porcellana. Museo Richard Ginori della manifattura di Doccia: è una zona nel Comune di Sesto Fiorentino (prov. di Firenze).

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2785
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Re:Art Dèco
« Risposta #1 il: Marzo 16, 2025, 23:56:45 »
Art Dèco: questo movimento artistico  dello scorso secolo ebbe successo negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale. 

Fu descritto anche da Margherita Grassini,  la prima donna che si dedicò con competenza alla critica d’arte e nota  sia per essere stata una delle amanti di Benito Mussolini  sia per la sua importanza nell’ambito culturale internazionale. 


 
Margherita Grassini, ebbe una vita avventurosa e anche drammatica per i lutti subìti.

Nata a Venezia nel 1880 in una ricca famiglia ebraica. Il padre, Amedeo Grassini, era avvocato (amico del patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, in seguito scelto come pontefice: papa Pio X) e imprenditore: fondò  la prima società di vaporetti della città di cui era anche consigliere comunale. La madre, Emma Levi, era cugina di Giuseppe Levi, padre di Natalia Ginzburg.

Nel 1898 Margherita, nonostante il divieto dei genitori, sposò l’avvocato Cesare Sarfatti, militante socialista, e lei  ne assunse il cognome, con il quale firmò i suoi scritti.

Nel 1902 col marito si trasferì a Milano e cominciò a collaborare con il quotidiano “L’Avanti”, giornale del partito socialista italiano.  Nel 1909, nello stesso giornale, divenne responsabile della rubrica dedicata alla critica d’arte.

Nel 1912 Margherita incontra  Benito Mussolini, allora dirigente del Partito Socialista Italiano e in procinto di di divenire direttore de "L'Avanti".  Vicina alle sue idee politiche,  diventa redattrice de “Il Popolo d’Italia”, quotidiano fondato e diretto dal futuro dittatore. Nel contempo collabora con il quotidiano  “La Stampa” di Torino e la rivista di teoria politica “Gerarchia” che dirige dopo il 1922, anno in cui fonda anche il “Gruppo del Novecento” che, a causa della sua adesione al fascismo, vede allontanarsi da lei alcuni artisti,  contrari alla nascita di un’arte fascista.

Nel 1913 Benito e Margherita  erano già amanti. E lei rimase nell’immaginario collettivo come “l’amante ebrea” di Mussolini.

In quell'anno Margherita aveva 33 anni, era ricca, colta, poliglotta, cosmopolita.
 

 
Dopo  circa 20 anni, nel 1932, fu lui a imprimere una brusca svolta alla loro relazione, allontanandola dal quotidiano “Popolo d’Italia”. 

Un mese dopo  avvenne il fatale incontro di Mussolini con Claretta Petacci, e la Sarfatti lentamente uscì sia dalla vita sentimentale del duce sia da quella politica.

La legislazione antisemita costrinse Margherita a fuggire prima a Parigi e poi  in Sud America.

Nel 1947 tornò in Italia e visse in una località vicino Como.  Morì il 30 ottobre 1961. Aveva 81 anni



 
Margherita all’età di 80 anni

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2785
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Re:Art Dèco
« Risposta #2 il: Marzo 17, 2025, 17:13:29 »
“Invochiamo il dono di un po' di bellezza per addolcire […] l’aspra vita quotidiana con il sorriso del divino, del solo indispensabile superfluo”.

Questa la frase di Margherita Sarfatti, con la quale si apre la mostra dedicata all'Art Dèco, a Milano.

Nella prima sala c'è questo bel dipinto



Alberto Martini, Ritratto di Wally Toscanini, 1925. Il pittore ritrae la figlia del famoso direttore d'orchestra mentre lei indossa un abito da ballo giallo, sdraiata su un divano, come se fosse una dea della bellezza. Collezione privata

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2785
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Re:Art Dèco
« Risposta #3 il: Marzo 17, 2025, 17:51:50 »
I mitici "roaring twenties", i ruggenti anni ’20, furono caratterizzati dall’espansione industriale, il successo della musica jazz, dell'art dèco e le suffragette che chiedevano il diritto al voto delle donne. Volevano più libertà. Il loro desiderio di indipendenza lo manifestarono indossando abiti più corti, il trucco per il viso più marcato. Cominciò il periodo delle “flapper girls”.

A Milano, nella mostra dedicata all’art dèco sono esposti alcuni abiti per donna, di moda negli anni ’20



Questi abiti con lustrini, glitter e paillettes mi sono piaciuti perché mi suscitano i ricordi di alcuni vecchi film in bianco e nero, con ragazze che ballano il “charleston”: questo nome al ballo deriva dalla città statunitense di Charleston, nella Carolina del Sud.

Divenne popolare come ballo dopo essere apparso insieme alla canzone "The Charleston", di James P. Johnson, nel musical di Broadway "Runnin' Wild" nel 1923.

Quelle ragazze che ballano il charleston hanno l’acconciatura dei capelli corta, alla “garçonne”, resa celebre dallo stilista francese Coco Chanel. Quel taglio corto voleva essere manifesto e uguaglianza tra i sessi.

Molta risonanza ebbe pure la frangetta, come quella che aveva Louise Brooks iconica attrice e cantante jazz, ma pure lo chignon, la cuffia, la retina, il foulard erano espressione della moda in quegli anni.


 

Negli anni ’20 fu ideato per le signore il tubicino girevole col rossetto, pratico da portare con sé assieme alla cipria. E cominciò la moda della pelle femminile leggermente abbronzata, non più espressione di appartenenza ad una classe sociale inferiore, ma segno di salute e benessere fisico: Coco Chanel motivò le donne ad abbandonare l’ombrellino che proteggeva la pelle dai raggi solari, ad eliminare i guanti e ad accorciare le gonne.

Gli abiti femminili diventano più corti, frangiati, con lustrini e accessori in madreperla.

Le scarpe, col tacco a rocchetto non troppo alto e il cinturino alla caviglia.


 

Un esempio del look anni 20/30 si può vedere nel film “The Great Gatsby” diretto da Baz Luhrmann, che ripercorre la trama del libro di Francis Scott Fitzgerald