Di solito l’invidioso è una persona con bassa autostima e scarsa capacità introspettiva, perciò tenta di sminuire gli altri screditandoli.
L’invidia cela differenti sentimenti: senso di inferiorità, inadeguatezza, frustrazione, odio e rabbia per il successo dell’altro/a. Non tollera chi emerge al di sopra della mediocrità, vuole l’uguaglianza sociale. Chi si distingue deve essere odiato ed emarginato. E' un sentimento intimo e inammissibile, rabbioso, come quello covato dal
ragionier Ugo Fantozzi. In una intervista Paolo Villaggio disse:
“L’invidia è considerata un peccato di cui vergognarsi, invece è un sentimento nobile, in una cultura dominata dall’idea del successo. Un tempo mi facevo vedere ovunque per ostentare il mio successo. Invecchiando sono diventato più buono, non invidio più nessuno e non cerco di suscitare invidie…. Io difendo gli invidiosi, perché tutti coloro che sono felici invidiano chi è più felice di loro….L’italiano medio si lamenta dicendo ‘Sono tutti ladri!’, ma il suo non è vero disprezzo è semplicemente invidia. In realtà vorrebbe rubare anche lui, solo che non ne ha l’abilità, né il coraggio. Il sogno di molti italiani è di fare una rapina in banca”.La scrittrice e filosofa statunitense di origine russa Ayn Rand O'Connor (1905 – 1982), fu sostenitrice dell'individualismo e dell'egoismo razionale, da lei inteso come la più naturale e importante delle virtù, in quanto consiste nel cercare il proprio bene senza arrecare danno agli altri. E con riferimento al collettivismo comunista nell’ex Unione Sovietica, scrisse:
“Non vogliono possedere la tua fortuna, vogliono che tu la perda; non vogliono riuscire, vogliono che tu fallisca”. Questo “augurio” malevolo è una “gufata”.
Perché si dice “gufare” ? In molte culture il gufo è considerato portatore di sventure, perciò l'affermazione: “smetti di gufare” ad una persona quando sta dicendo qualcosa che può “portare sfortuna”, ad esempio prevedendo un evento negativo.
Spesso la gufata viene usata in ambito sportivo, oppure al bar negli “sfottò” tra amici, quando parlano del prossimo incontro di calcio della squadra che amano.
Il verbo gufare deriva dal verso del gufo, rapace notturno e solitario
Gufo reale
Le abitudini notturne e il suo verso cupo, detto “bubolare”, hanno indotto la credenza popolare a considerare il gufo come un animale portatore di sfortune.
Ma nel Medioevo era considerato un simbolo di sapienza e saggezza, e così viene presentato ai giorni nostri nel film “La spada nella roccia”.
L’antidoto alle gufate e nei confronti dei gufatori è l’ironia.
Il gufatore è un “haters”, parola inglese che deriva da “hate” (= odio).Gli haters sono persone che esprimono con cattiveria o maleducazione il proprio dissenso verso un individuo, oppure un post, un articolo, un video. A Roma li chiamiamo “
"rosiconi”, deriva da roditori.
Gli haters sono diffusi nei social. Nella lingua tedesca il gufatore è definito
"schadenfreude”: parola composta da “schaden” (= danno) + “freude” (= contentezza, gioia), allude al piacere che si prova alla sfortuna di un’altra persona.
Il filosofo Nietzsche usava la frase: “vendetta dell’impotente” per spiegare il significato di “schadenfreude”.