Santa Marcia, si guarda allo specchio e dipinge l’autoritratto, miniatura dal “De claris mulieribus” di Giovanni Boccaccio.
De mulieribus claris o De claris mulieribus (= Le donne famose) è un testo in lingua latina elaborato tra il 1361 e il 1362 per descrivere le biografie di 106 donne famose e le loro azioni malvage o virtuose.
Per scrivere questo libro Boccaccio fu motivato dal “
De viris illustribus” di Francesco Petrarca, contenente le biografie di vari uomini.
In precedenza lo scrittore toscano compose un testo titolato “De casibus virorum illustrium” con le biografie di 56 uomini e donne, poi elaborò il De mulieribus claris, dedicato soltanto a personaggi femminili.
Le biografie cominciano con quella di Eva, la prima donna secondo la Genesi, e concluse con quella della regina Giovanna I d’Angiò, di Napoli, donna famosa al tempo di Boccaccio.
Nell'elenco ci sono molte donne leggendarie, come Elena di Troia o le Amazzoni, che al tempo di Boccaccio si pensava fossero reali personaggi storici.
Ma chi era santa Marcia ? Questo nome è di origine latina, e secondo alcuni deriva da Mars (Marte), il dio della guerra.
Martia e Marcia sono le forme femminili dei nomi latini Martius e Marcius.
“Marcia” significa “appartenente a Marte”. In epoca romana era diffuso tra le figlie dei soldati.
Nel Rinascimento il nome “Márcia” fu di “moda” nelle famiglie aristocratiche.
Sinonimi di Marcia sono Marzia, Mara e Marta.Marta è un nome semitico e in aramaico significa “signora” o “padrona”.
Marta è la figura biblica descritta nei vangeli di Luca e Giovanni come sorella di Maria e Lazzaro. I tre abitavano a Betania, vicino Gerusalemme.
Nel Vangelo di Luca (10, 38 – 42) le due sorelle accolgono Gesù in casa. Mentre Marta si occupa delle faccende domestiche, Maria si siede per ascoltare ciò che dice Gesù. Marta se ne lamenta, ma Gesù le risponde: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”.
Invece nel Vangelo di Giovanni (11, 1–45) le due sorelle mandano a chiamare Gesù perché venga a guarire Lazzaro che si è ammalato, ma Gesù si attarda e quando giunge Lazzaro è già morto. Gesù dialoga con Marta e ottiene da lei una professione di fede: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”. Quindi Gesù si reca al sepolcro e resuscita Lazzaro.
Ancora il Vangelo di Giovanni (12, 1–3): “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento”.
Questo episodio c’è anche nel Vangelo di Matteo (26, 6–13) e in quello di Marco (14, 3–9), ma non nominano le due sorelle e situano la cena in casa di Simone il lebbroso.