Figli, questi sconosciuti
camminano a tempo ma non ascoltano il tempo
per strada raccolgono e a casa confondono
chiusi, racchiusi che gridano il loro
senza accorgersi delle belle stagioni
A volte complottano, parlano a blocchi
si vedono giusti ma poi disconoscono
se aprono porte poi le richiudono
per non cambiare un punto alla frase
mentre il mondo si affanna a cercare
Scoprono pezzi ogni volta che avanzano
ma faticano a comporre un bel quadro
sempre all’immagine seduti allo specchio
e poi si ritrovano a vagare nel bosco
senza una bussola che chiede loro perdono
A volte comprendono e tante altre si arrabbiano
sconvolgono l’ordine per trovare il disordine
e poi si perdono per cercare una chiave
che apra loro il sentiero di terra
calpestato con scarpe di tela
Sognano, vogliono, cantano in coro
e pensano spesso di essere soli
a volte incompresi con occhi di vetro
rincorrono il fumo di sigarette impietose
scartando chi li ama dal profondo del cuore
Sono loro, figli che diventano grandi
loro che sporcano ogni giorno le mani
per imparare come si sta al mondo
chiedendo sempre consiglio a quel piccolo coniglio
nascosto dentro al suo cappello di feltro.