La tragedia greca è un genere teatrale nato nell'Ellade nel VI sec. a. C..
La sua messa in scena era per gli abitanti dell’Atene di epoca classica uno spettacolo con valenze sociali.
Prima di divenire dramma intriso di lutto e di sventura reso immortale dai drammaturghi Eschilo, Sofocle e Euripide, originariamente era collegata agli antichi riti in onore del dio Dioniso. Veniva festeggiato con danze, canti e feste.
Il noto filosofo greco Aristotele nella “Poetica” definisce la tragedia l'imitazione di un'azione vera.
Per Eschilo la tragedia è collegata alla giustizia divina, al rapporto dell'uomo con le divinità.
Sofocle dice che gli dei sono potenti ma lontani e la tragedia rappresenta il dolore e l'infelicità dell'uomo.
Euripide entra nel merito delle relazioni individuali, coglie gli aspetti psicologici e comportamentali delle persone, con i loro limiti, vizi e virtù, non hanno nulla di eroico.
Nella tragedia teatrale vengono messe in scena vicende esemplari di dolore, sfortuna, atrocità, emotivamente coinvolgenti, che inducono lo spettatore a riflettere sulla fragilità della vita umana, sul bene e sul male, sulla vita e sulla dimensione divina.
In origine la tragedia si ispirava alle divinità e agli eroi mitologici, portando in scena lo scontro dei personaggi con l’avverso fato e l’ineluttabile destino.
Solitamente a dare il via alla vicenda era l’infrazione di un divieto, con cui veniva rotto l’equilibrio iniziale: era il momento dell’hamartìa, dell’errore che motiva il personaggio a compiere un gesto sacrilego: hybris.
Lo svolgimento della vicenda e, soprattutto, la conclusione (la nèmesis) erano spesso drammatici, segnati da fatti luttuosi, violenti e da gravi sofferenze.
Quegli antichi testi teatrali venivano rappresentati con recitazioni da parte di attori, lamentazioni funebri alternate da cori (in versi lirici), musica, danza. L’azione era preceduta da un prologo recitato e da un canto d’entrata del coro (pàrodos), e conclusa da un canto d’uscita del coro (èxodos). Il canto corale era accompagnato solitamente dalla danza.
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