Riguardo l’alterità ci sono numerosi libri. Ne indico un altro recente: “
Alterità sul confine fra l’Io e l’altro”, scritto da Pierpaolo Donati e pubblicato dall’editrice “Città Nuova”.
L’autore afferma che nell’incontro con l’altro/a la domanda da porsi è: “Chi sono io per te e chi sei tu per me ?”. Nella relazione interpersonale c’è un confine che ci divide: può generare incomprensioni oppure empatia.
Donati dice che l’alterità non è un’esperienza statica, non è la semplice presa d’atto: “io sono così e tu sei diverso”. E’ un’esperienza dinamica, che si pone a tre diversi livelli di realtà: mentale, situazionale, relazionale.
A livello mentale consideriamo l’alterità quando pensiamo l’Altro come uno che potrebbe crearci problemi, che è antipatico.
A livello situazionale valutiamo l’alterità in un contesto, in una situazione che può essere occasionale, come capita quando un individuo ci ferma nella strada e non sappiamo chi è, oppure può essere abituale, come avviene quando ci troviamo in un contesto familiare.
A livello relazionale è necessario chiederci che tipo di comunicazione vogliamo avere con l’altro. Significa configurare la relazione come un’adesione convergente per annullare il confine che separa ma definisce il Me e il Te.
Un esempio del confine che divide la relazione interpersonale è in un affresco di epoca romana, rinvenuto in una villa rustica pompeiana forse appartenuta a Publius Fannius Synistor.
Sulla destra l’anonimo pittore personificò due nazioni: la Macedonia e la Persia, con allusione alle vicende connesse ad Alessandro Magno. Lo scudo segna il confine tra le due figure, simboleggia la qualità enigmatica della relazione tra i due Stati e rappresenta l’alterità fra due entità che rimandano a popoli con culture e civiltà diverse. Così dice l’autore del libro!
Quando i resti della villa rustica fu riportata alla luce fu dagli archeologi nel 1900, 68 sezioni di pitture murali furono tolte, recuperati gli oggetti di valore, poi i resti del complesso edilizio furono rinterrati, com’era prassi. I pannelli con i dipinti parietali, realizzati tra il 40 e il 30 a. C., furono distribuiti in vari musei, come il Metropolitan Museum di New York, il Museo archeologico nazionale di Napoli, il Louvre di Parigi e il Musée Royal di Mariemont, a Morlanwetz, in Belgio.
Affreschi del 40 – 30 a. C.: erano nella cosiddetta “sala M” della villa rustica di Publio Fannio Sinistore, ricostruita nel Metropolitan Museum of Art, New York.
Forse questa stanza era adibita a cubiculum, la camera da letto del proprietario. L’edificio è a circa due chilometri dal parco archeologico di Pompei, nell’area che in quel tempo era denominata “Pagus Augustus Felix Suburbanus”, nell’attuale territorio del Comune di Boscoreale. In quel villaggio c’erano una trentina di ville rustiche, tra le quali quella di Publius Fannius Synistor, così chiamata per la presenza di questo nome su un vaso, ma forse era di proprietà di Lucius Herius Florus, nome inciso su un sigillo.