Le raffigurazioni della Virgo lactans cominciarono ad essere diffuse dopo il Concilio di Efeso del 431, convocato dall’imperatore d’Oriente Teodosio II.
Vi parteciparono circa 200 vescovi e si occupò in particolare del “nestorianesimo”: la dottrina cristologica attribuita al vescovo di Costantinopoli Nestorio (381 – 451). La sua dottrina afferma la totale separazione delle due nature di Gesù Cristo, quella divina e quella umana, ne nega l’unione ipostatica.
Afferma pure che Maria ha generato Gesù come uomo e non come Dio, perciò non le spetta il titolo di “Madre di Dio” (= Theotòkos). La considera soltanto come “Madre di Cristo” (= Christotòkos). Colui che nacque da Maria era solo un uomo, sul quale “discese” Dio.
Tale dottrina fu condannata da quel Concilio. Gesù Cristo, pur essendo nel contempo Dio e uomo (come aveva affermato in precedenza il Concilio di Nicea, nel 325) è un’unica persona: le due nature, divina e umana, sono inseparabili, perciò Maria può essere detta “Theotòkos” (significa “Genitrice di Dio”, in italiano “Madre di Dio”).
Tra il VI e VII secolo i cristiano-copti egizi come variante della tipologia Madonna col Bambino cominciarono a diffondere le immagini della “Virgo lactans”, raffigurata mentre allatta Gesù Bambino o si accinge ad allattarlo. Tale peculiarità fu anche ispirata da un episodio nel Vangelo di Luca. Nella folla una donna alzò la voce e disse a Gesù:
“Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte” (11, 27).
Secondo la tradizione copta il cristianesimo arrivò in Egitto con l’evangelista Marco e venne diffuso tra le comunità urbane di lingua greca, poi in quelle rurali.
La rappresentazione della Madonna galattifera si propagò nelle Chiese orientali con l'arte bizantina e conosciuta col nome greco di Galaktotrophousa, invece in Occidente col nome di “Maria Lactans” o "Virgo lactans": Maria ha sul grembo il Bambino, di solito lo sorregge col braccio sinistro mentre con la mano destra gli porge il seno scoperto, oppure è rappresentata a seno scoperto, colta nell'atto di allattare il figlio. Altra modalità, seduta in trono, simbolo della sua regalità, accompagnata da angeli e santi.
Scomparto centrale del polittico di Gregorio di Cecco di Luca: rappresenta la Madonna con il Bambino circondata da sei angeli musicanti e sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo.
In questa immagine ci sono due modelli iconografici: quello della Madonna dell’umiltà e quello della Madonna del latte, intenta ad allattare l’infante.
Pittura ad olio su tavola, 1423, Museo dell’Opera, cattedrale di Siena
In Italia la tipologia “Virgo lactans” cominciò ad essere diffusa dal XII secolo, dopo la prima crociata (1096-1099) per la conquista di Gerusalemme e della Terra Santa (= Palestina).
Nei secoli successivi affettività e tenerezza tra Madre e Figlio permisero agli artisti di evolvere nella raffigurazione distaccandosi dai modelli bizantini rigidi e stilizzati.
Con l’immagine della Madonna del latte l’arte cristiana si arricchì di una connotazione più popolare, meno aulica, rappresentando Maria nell’intimo rapporto con suo Figlio, rendendola in tal modo più terrena.
Nel passato l’icona della Virgo lactans suscitava la devozione femminile, in particolare delle partorienti: durante l’esperienza cruciale del parto e durante i tristi periodi di povertà, queste, in particolare nelle campagne, si rivolgevano alla Vergine pregando di avere il latte necessario per poter sfamare le loro creature.
Le dame economicamente benestanti se non avevano il latte affidavano i loro neonati alle balie. In tal modo non perdevano gli “svaghi” e verso il loro figlio non si affezionavano molto, anche perché i neonati avevano poche possibilità di arrivare all’anno di vita. Le numerose gravidanze servivano per supplire alle perdite.