ascoltando Liszt, ultime opere
liquide note scivolano piano
dai tasti bianchi e neri alla mia mente
mentre il pianista con sapiente tocco
piega l'avorio a un suono cupo e triste:
non concede alla tecnica più nulla
il vecchio Listz che adesso sente il vuoto
e il peso insopportabile del tempo.
Incalza il ritmo. Il suono si fa svelto
e il martellante incubo mi avvolge.
Sempre più svelto, sempre più conciso
e concitato il suono si dipana
in un dolore strano e imbambolato;
ancora note troppo bianche e nere,
mesto colore di una fine certa.
Cala il silenzio come una tisana:
può riposare il cuore e la mia mente:
torna il respiro, pulsa adesso il polso
ad un ritmo sereno, più normale;
posso uscire dal sogno senza danno,
non più sentire musica che uccide