A Parigi la prima sala del “Museo della moneta” è dedicata alla mitologia, in primis a “
Danae e la pioggia d’oro”.
Mito di DanaeDanae, figlia di Akrísios, re di Argo, capitale dell’Argolide, regione dell’antica Grecia, nel Peloponneso.
Impossibilitato ad avere figli maschi, il re Akrìsios si rivolse all’oracolo di Delfi per avere un responso, per sapere se poteva sperare in quell’evento.
Invece l’oracolo lo informò che nel suo futuro c’era la morte, ucciso dal figlio di sua figlia.
Per evitare la profezia il re fece rinchiudere Danae in una torre. Ma Zeus, attratto dalla ragazza, andò a trovarla nella prigione sotto forma di pioggia dorata e con questa la concepì. Nacque un bambino. Venne chiamato Perseo.
Il sovrano di Argo, seppur irritato, non volle far uccidere il neonato per timore dell’ira degli dei, però fece chiudere Danae e il figlio in una cassa di legno che venne abbandonata in mare.
Su richiesta di Zeus il dio Poseidone protesse madre e figlio e li fece giungere incolumi nell’isola di Serifos, nelle Cicladi.
Veduta del porto nell’isola di Serifos
Vennero accolti da Ditti, fratello del re Polidette che allevò il piccolo Perseo fino ad età adulta.
La profezia si avverò. Perseo dopo aver ucciso Medusa e salvato Andromeda, andò ad Argo senza essere riconosciuto, per partecipare ai giochi funebri che il re Akrìsios aveva indetto in onore del fratello defunto.
Durante una gara di lancio del disco o del giavellotto, il giovane Perseo colpì a morte il nonno.
Danae e la pioggia dorata, cratere della Beozia, V sec. a. C., Museo del Louvre, Parigi
Il mito di Danae fu considerato un tema interessante dai pittori del Rinascimento. Numerosi furono gli artisti che raffigurarono la giovane nell’atto di ricevere la "pioggia d'oro", simbolica unione con Zeus.
Antonio Allegri, detto il “Correggio”, olio su tela, 1531 – 1532 circa, Galleria Borghese, Roma
Correggio raffigurò Danae come un’adolescente emozionata e incuriosita da quanto le sta per accadere.
La nuvola d’oro appare su di lei e le prime gocce cominciano a cadere. Per accoglierle, la ragazza sposta il lenzuolo (simbolo del velo virginale), aiutata a scoprirsi dall’alato Eros, che nella mano raccoglie le prime gocce di pioggia. Mano che è intenzionalmente puntata verso la zona genitale della ragazza.
I due amorini nell’angolo in basso sulla destra sono intenti a strofinare punte di freccia sulla pietra di paragone, usata dagli orafi per verificare l’autenticità dell’oro.
Nella scena sono preminenti i colori chiari.
La luce nella stanza proviene da sinistra, dalla finestra aperta , dalla quale si vede un edificio e dei monti in lontananza.
Questo dipinto faceva parte di una serie realizzata per il duca di Mantova, Federico II Gonzaga, sul tema degli amori di Zeus.
Un altro dipinto dedicato a Danae da
Tiziano Vecellio. Tiziano, Danae, olio su tela, 1545 circa, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Danae è raffigurata sul letto mentre guarda verso l’alto: Zeus si è trasformato nella nuvola dorata che la sovrasta e fa cadere la dorata pioggia fecondante nella zona genitale della ragazza, anche se ha un avvolto lenzuolo poggiato sulle cosce quasi aperte.
La donna ha il braccio sinistro vicino al corpo, quello destro (ornato con un braccialetto al polso) è piegato, poggiato su un cuscino, mentre con la mano stringe il lenzuolo.
In questa versione di Danae l’artista ha raffigurato la principessa di Argo mentre si dona a Zeus per amore, testimoniato dalla presenza dell’alato eros, che regge l’arco con la mano sinistra ed osserva l’azione.