Autore Topic: Arte e denari  (Letto 3006 volte)

Doxa

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Arte e denari
« il: Settembre 10, 2023, 18:49:29 »
A Parigi, fino al 24 settembre,  nel palazzo dove ha sede la “zecca”, c’è la mostra titolata: “L’argent dans l’art”  che illustra la complessa relazione tra arte e denaro: dal re Creso ai salvadanai di Bruegel il Vecchio, da una litografia di Marcel Duchamp ai dollari di Andy Warhol. 

Il denaro è il centro dell'universo a “La Monnaie de Paris”.  Fondata nell'864 d.C., è la più antica zecca al mondo tutt'ora in attività. È oggi anche un museo che ripercorre l'incredibile storia della produzione e coniatura delle monete.

L’esposizione evidenzia il modo in cui gli artisti, nel corso del tempo, hanno affrontato l’aspetto economico distinguendo chi mirava a valorizzare la propria creatività indipendentemente dal valore materiale dell'opera, da chi considerava  l'arte come mezzo per arricchirsi.

Sono esposte circa duecento opere di varie epoche e stili, alcune delle quali provenienti da collezioni private e da istituzioni parigine.

Il percorso espositivo spazia dalla pittura religiosa, con la rappresentazione degli episodi della Bibbia legati all'avarizia e alla carità, alla Riforma protestante fino alla pittura impressionista, periodo in cui emersero nuove modalità economiche nel commercio artistico.


Henri Van Herwegen, (pseudonimo “Panamarenko, 1940 – 2019, ingegnere ed artista belga)
Chambres d'amis (Camere per gli ospiti), 1986

Panamarenko: “…ho preso una gabbietta per gli uccelli e l'ho riempita di soldi, insieme ad una scatola da scarpe piena di banconote (perché alla gente piaceva dire che i miei soldi li avevo messi nelle scatole da scarpe di casa), e come tocco finale, uno zerbino dove c'era scritto in grande 'Chambres d'Amis' ".

« Ultima modifica: Settembre 10, 2023, 21:58:17 da Doxa »

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Re:Arte e denari
« Risposta #1 il: Settembre 11, 2023, 18:13:48 »
A Parigi la prima sala del “Museo della moneta”  è dedicata alla mitologia, in primis a “Danae e la pioggia d’oro”.

Mito di Danae

Danae, figlia di Akrísios, re di Argo, capitale dell’Argolide, regione dell’antica Grecia, nel Peloponneso.



Impossibilitato ad avere figli maschi, il re  Akrìsios si rivolse  all’oracolo di Delfi per avere un responso, per sapere se poteva sperare in quell’evento.

Invece l’oracolo lo informò che nel suo futuro c’era la morte, ucciso dal figlio di sua figlia.

Per evitare la profezia il re fece rinchiudere Danae in una torre. Ma Zeus, attratto dalla ragazza,  andò a trovarla nella prigione sotto forma di pioggia dorata e con questa  la concepì. Nacque un bambino. Venne chiamato Perseo.

Il sovrano di Argo, seppur irritato, non volle far uccidere il neonato per timore dell’ira degli dei, però fece chiudere Danae e il figlio in una cassa di legno  che venne abbandonata in mare.

Su richiesta di Zeus il dio Poseidone protesse madre e figlio e li fece giungere incolumi  nell’isola di Serifos, nelle Cicladi.
 

Veduta del porto nell’isola di Serifos

Vennero accolti da Ditti, fratello del re Polidette che allevò il piccolo Perseo fino ad età adulta.

La profezia si avverò.

Perseo dopo aver ucciso Medusa e salvato Andromeda, andò ad Argo senza essere riconosciuto, per partecipare ai giochi funebri che il re Akrìsios aveva  indetto in onore del fratello defunto.

Durante una gara di lancio del disco o del giavellotto, il giovane Perseo colpì a morte il nonno. 


Danae e la pioggia dorata, cratere della Beozia, V sec. a. C., Museo del Louvre, Parigi

Il mito di Danae fu considerato un tema interessante dai pittori del Rinascimento. Numerosi furono gli artisti che raffigurarono la giovane nell’atto di ricevere la "pioggia d'oro",  simbolica unione con Zeus.



Antonio Allegri, detto il “Correggio”, olio su tela, 1531 – 1532 circa, Galleria Borghese, Roma

Correggio raffigurò Danae come un’adolescente emozionata e incuriosita da quanto le sta per accadere.

La nuvola d’oro appare su di lei e le prime gocce cominciano a cadere. Per accoglierle, la ragazza sposta il lenzuolo (simbolo del velo virginale), aiutata a scoprirsi dall’alato Eros,  che nella mano raccoglie le prime gocce di pioggia. Mano che è intenzionalmente puntata verso la zona genitale della ragazza.

I due amorini nell’angolo in basso sulla destra sono intenti a strofinare punte di freccia sulla pietra di paragone, usata dagli orafi per verificare l’autenticità dell’oro.

Nella scena sono preminenti i colori  chiari.

La luce nella stanza proviene  da sinistra, dalla finestra aperta , dalla quale si vede un edificio e dei monti in lontananza.

Questo dipinto faceva parte di una serie realizzata per il duca di Mantova, Federico II Gonzaga, sul tema degli amori di Zeus.

Un altro dipinto dedicato a Danae da Tiziano Vecellio.


Tiziano, Danae, olio su tela, 1545 circa, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

Danae è raffigurata sul letto mentre guarda verso l’alto: Zeus si è trasformato nella nuvola dorata che la sovrasta e fa cadere la dorata pioggia fecondante nella zona genitale della ragazza, anche se ha un avvolto lenzuolo poggiato sulle cosce quasi aperte. 

La donna ha il braccio sinistro vicino al corpo, quello destro (ornato con un braccialetto al polso) è piegato, poggiato su un cuscino, mentre con la mano  stringe il lenzuolo.

In questa versione di Danae l’artista ha raffigurato la principessa di Argo mentre si dona a Zeus per amore,  testimoniato dalla presenza dell’alato eros, che regge l’arco con la mano sinistra  ed osserva l’azione.

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Re:Arte e denari
« Risposta #2 il: Settembre 26, 2023, 18:51:12 »
Il tocco di Mida

Mida,  mitico re di Pessinunte, città della Frigia, antica denominazione di una  regione  anatolica (Turchia).

Su di lui ci sono diverse versioni del mito.

Ovidio nel libro XI del suo poema epico-mitologico, “Le metamorfosi”,  narra che il  vecchio satiro Sileno, precettore del dio Dioniso, si attardò a bere vino, ed ebbro rimase separato dal corteo dionisiaco.

Il vecchio satiro Sileno

Sileno ebbro, scultura del II sec. d.C., Museo del Louvre, Parigi



 
Ha l'spetto di un anziano calvo e peloso, spesso raffigurato con attributi animaleschi.

Aveva il dono della divinazione. Era lo spirito della danza della pigiatura dell'uva.

Furono due contadini ad aiutare Sileno. Lo condussero dal loro re, Mida,  il quale lo riconobbe e l’ospitò  nella sua reggia per dieci giorni e notti, mentre il satiro intratteneva il sovrano e i suoi amici con racconti e canzoni.

L'undicesimo giorno, Mida riportò Sileno da Dioniso, il quale, felice di aver ritrovato il suo anziano maestro, offrì al re qualsiasi dono desiderasse.  Mida, allora, gli chiese il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Fu esaudito.



Mida, però, constatò l’impossibilità di poter mangiare,  in quanto  i cibi che toccava diventavano istantaneamente d'oro.  Capì che la sua cupidigia lo avrebbe portato alla morte, allora implorò Dioniso di togliergli tale potere. La divinità esaudì la richiesta.

Mida, nella tradizione popolare, è simbolo di ricchezza e di avidità. Quindi, Essere un re Mida significa essere capace di arricchirsi facilmente.
« Ultima modifica: Settembre 26, 2023, 18:53:27 da Doxa »

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Re:Arte e denari
« Risposta #3 il: Settembre 26, 2023, 21:39:30 »
“Ricco come Creso”:  è un’espressione ancora in uso. Evoca la leggendaria ricchezza di Creso, che
dal 560 a. C. al 546 a. C. fu il  re  della Lidia: antica denominazione di una  regione  dell’Anatolia (Turchia) con capitale Sardi.


Claude Vignon,  Creso esige il tributo in denaro da un suddito, olio su tela,  Tours, Musée des Beaux-Arts

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Re:Arte e denari
« Risposta #4 il: Ottobre 02, 2023, 15:47:18 »

 Tracey Karima Emin, I’ve got it all, anno 2000, foto Polaroid ingrandita. 

In questo ilare selfie si vede lei seduta su un pavimento color rosso ruggine; indossa un abito scollato della stilista inglese Vivienne Westwood;   ha le cosce e le  gambe divaricate mentre le banconote escono (o entrano ?) dalla vagina.

Tracey Karima  Emin, la controversa artista britannica nata nel 1963 è nota  per le sue dissacratorie opere d'arte contemporanea.

Fa parte del movimento Young British Artists, che ha iniziato a esporre  alla fine del 1980.

Nel 2007, Emin ha rappresentato la Gran Bretagna alla 52/esima Biennale di Venezia.

Esprime la sua arte con mezzi diversi: disegno, pittura, scultura, fotografia, film.


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Re:Arte e denari
« Risposta #5 il: Ottobre 23, 2023, 18:04:58 »
Oggi propongo alla vostra attenzione  un dipinto di Jean-Honoré Nicolas Fragonard: “Geroboamo sacrifica al vitello d’oro”.

Ma come presentarlo se non tutti i lettori conoscono  bene la vicenda del “ vitello d’oro” e  non sanno chi fu Geroboamo, personaggio biblico vetero-testamentario ?

Sono costretto a cominciare con alcuni brani nel libro dell’Esodo, poi darò alcune informazioni sul re Geroboamo, ed infine allocherò la foto con il dipinto di Fragonard.

“Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio” (Esodo 31, 18).

Finalmente ! Mosé era sfinito, per giorni  costretto ad ascoltare il minaccioso dominus con le prescrizioni al popolo di Israele.

Gli Israeliti credendo che non ritornasse più, che Mosé fosse asceso al cielo, o  peggio, si fosse dato alla  fuga, chiesero ad Aronne di fabbricare loro un dio per poterlo adorare.

“Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: ‘Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto’. Aronne rispose loro: ‘Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me’. Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: ‘Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!’. Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: ‘Domani sarà festa in onore del Signore. Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.

Allora il Signore disse a Mosè: ‘Va', scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: ‘Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto’.

Il Signore disse inoltre a Mosè: ‘Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione.
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: ‘Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricordati  di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre’.

Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.

Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra. 16 Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole” (Es 32, 1 – 16).


Ed ancora:

“Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l'ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece trangugiare agli Israeliti.

Mosè disse ad Aronne: ‘Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?’. Aronne rispose: ‘Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è inclinato al male. Mi dissero: Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia capitato. Allora io dissi: Chi ha dell'oro? Essi se lo sono tolto, me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello’.

Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne il ludibrio dei loro avversari. Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: ‘Chi sta con il Signore, venga da me!’. Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. Gridò loro: ‘Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente’.

I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. Allora Mosè disse: Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione’.

Il giorno dopo Mosè disse al popolo: Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa.

Mosè ritornò dal Signore e disse: ‘Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!’.

Il Signore disse a Mosè: ‘Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. 34 Ora va', conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato’.
Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne”
(Es 32, 19 – 35).

Io cerco di pazientare quando leggo questi racconti surreali, puerili, anche demenziali, cerco di evitarli,  però in questo caso “necesse est”.

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« Ultima modifica: Ottobre 24, 2023, 07:59:46 da Doxa »

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Re:Arte e denari
« Risposta #6 il: Ottobre 23, 2023, 18:09:42 »

Statua raffigurante il dio Apis, divinità egizia nella forma di toro, adorata a Menfi,  prima capitale dell’Antico Regno.



 
Il toro simbolicamente allude alla forza procreatrice,  e il dio Apis è la potenza generativa.

Il  culto del toro era presente  in varie religioni. In  Egitto, da dove secondo la narrazione dell’Esodo provenivano in quel tempo gli  Ebrei,  il  toro Apis  era oggetto di adorazione, che alcuni  studiosi presumono gli ebrei facessero rivivere nel deserto;  altri credono che il  Dio di Israele fosse associato o rappresentato come una divinità vitello/toro a causa di un processo di assimilazione religiosa e  sincretismo. 

Nell'antico Vicino Oriente e nell'Egeo, l’uro (toro selvatico) veniva adorato come “toro lunare” e creatura di El. 

Il  biblista  statunitense Richard Elliott Friedman, docente di studi ebraici, ha scritto:  "Possiamo almeno dire che l'autore del resoconto sul vitello d'oro in Esodo sembra aver preso le parole tradizionalmente attribuite a Geroboamo facendole dire al popolo”.

Ma prima di parlare di Geroboamo è necessario un cenno su re Salomone (1011 a. C. circa – 931 a. C.  circa).

Secondo l’Antico Testamento  Salomone fu il terzo re d’Israele, successore e figlio di Davide e Betsabea.

Salomone regnò dal 970 al 930 a. C. e fu l’ultimo del regno unificato di Giuda e Israele.

Dopo la sua morte gli succedette il figlio Roboamo, che regnò dal 930 al 909 a. C..

Secondo la Bibbia ebraica, in particolare nel primo e secondo Libro dei Re, Geroboamo fu considerato un esempio negativo perché  fece realizzare due simulacri del vitello d’oro, e  li fece collocare uno a Betel, nel santuario del villaggio, ed un altro a Dan: le estremità Sud e Nord del suo regno.

Inoltre,  scelse sacerdoti non appartenenti alla tribù di Levi, come invece comandato da Dio: “non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.” (Esodo 20, 3-4).

Il Vangelo di Matteo narra che Gesù chiama “Mammona” o denaro il vitello d’oro: “Nessuno può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.” (6, 24).

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« Ultima modifica: Ottobre 23, 2023, 18:11:25 da Doxa »

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Re:Arte e denari
« Risposta #7 il: Ottobre 23, 2023, 18:15:47 »
L’icona del vitello d’oro nell’Antico Testamento, in un dipinto realizzato  dal pittore francese Jean-Honoré Nicolas Fragonard (1732 – 1806).


 Jean-Honoré Nicolas Fragonard, “Geroboamo sacrifica al vitello d’oro”, olio su tela, 1748 – 1752,  Museo del Louvre, Parigi.

Persone inginocchiate sono ai lati del sacerdote, raffigurato con le mani alzate verso il cielo mentre invoca l’idolo, collocato in alto su un marmoreo piedistallo, in un santuario in stile classico.

Sulla destra, seduto sul trono, il re Geroboamo, circondato da cortigiani,  assiste al rito del sacrificio  dedicato al simulacro del “vitello d’oro”.

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Re:Arte e denari
« Risposta #8 il: Ottobre 26, 2023, 17:02:06 »
Il disegnatore e pittore francese Simon Vouet  (1590 – 1649) fu uno dei maggiori esponenti del caravaggismo.


Simon Vouet, Allegoria  della fede e disprezzo  per la ricchezza, olio su tela, 1630  circa, Museo del Louvre, Parigi.

Questo dipinto  fu  sempre considerato  l’allegoria della ricchezza, ma secondo lo storico dell’arte Nicolas Milovanovic,, capo curatore del Museo del Louvre ed esperto della pittura francese del XVII secolo, l’opera è un'allegoria del disprezzo per la ricchezza.

Il dipinto ha come didascalia  “Allegoria della fede e disprezzo per la ricchezza”.

La donna  è la vittoria alata (della fede)  con corona di alloro. E’ avvolta da un manto giallo luminoso.

Con le mani regge un putto, che col dito indice della mano destra  segna verso il cielo, allude a Dio, vera ricchezza spirituale.

Ma il volto della donna è rivolto verso destra,  guarda in basso l’altro putto, alato, che con la mano sinistra le porge alcuni gioielli.

Sul pavimento c’è un monile d’oro agganciato ad una medaglia con  inciso un profilo umano, forse allude alla nobiltà e al potere come ingrediente della ricchezza terrena

La grade brocca metallica vicino al putto alato raffigura a sbalzo la scena  con Apollo pervaso da “ardore amoroso” che  insegue la bella naiade Dafne. Per salvarsi la mitica “ragazza” invoca gli dei. Viene esaudita e trasformata in una pianta di alloro.

In questo quadro risalta la bellezza della figura femminile, ma anche  l’armonia dei colori e i toni luminosi dell’ampio drappeggio.

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« Risposta #9 il: Ottobre 27, 2023, 17:47:20 »
Nel precedente post  collocato un dipinto del caravaggista francese Vouet.

In questo propongo  proprio Caravaggio, con la  necessaria “prefazione”…

L'apostolo ed evangelista Matteo, prima di essere un seguace del Nazareno era un “publicanus”, dedito a “dare a Cesare quel che è di Cesare” con la riscossione di imposte e tasse tramite i suoi “bravi” di tipo manzoniano.

L’esoso esattore Matteo, nato a Cafarnao,  nella Galilea, vinceva le pubbliche gare di appalto per la riscossione dei tributi dai sudditi per conto dello Stato: l’impero romano.

Egli pagava in anticipo all'erario romano quanto dovuto dal popolo,  poi si rifaceva sui contribuenti. Spesso i pubblicani traevano arbitrariamente vantaggio dall'indeterminatezza con cui venivano stabilite le tasse.

I sacerdoti, per rispettare il primo comandamento, vietavano  agli Ebrei di maneggiare le monete romane  con l'immagine dell'imperatore,  e accusavano i pubblicani di essere peccatori.

Nel Nuovo Testamento i pubblicani sono citati varie volte. 

Oltre all’apostolo Matteo  è citato anche Zaccheo, pubblicano di Gerico, incontrato e convertito da Gesù.

Da aggiungere la famosa parabola di Gesù dedicata a “il fariseo e il pubblicano”, raccontata dall’evangelista Luca (18, 10 – 14):

“Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: ‘O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo’.

Il pubblicano, invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore’.

Io vi dico: ‘questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato’
“. 

Ed ancora,  a Cafarnao Gesù passò vicino al pubblicano Levi e gli disse: “Seguimi” (Marco 2, 14). Egli, alzandosi, lo seguì; poi  organizzò un banchetto a cui invitò, oltre a Gesù, molti pubblicani e altri pubblici peccatori.

Il riferimento a un esattore di imposte a Cafarnao, di nome Levi, compare anche nel Vangelo di Luca (5, 27). Lo stesso episodio è nel Vangelo di Matteo (9, 9), però il pubblicano viene chiamato Matteo; Levi e Matteo vengono generalmente ritenuti la stessa persona. Gesù lo scelse come membro del gruppo dei dodici apostoli e come tale appare nelle tre liste che hanno tramandato i tre vangeli sinottici: Matteo 10,3; Marco 3,18; Luca 6,15.
Il suo nome appare anche negli Atti degli Apostoli (1, 13), dove si menzionano gli apostoli che costituiscono la timorosa comunità sopravvissuta alla morte di Gesù. 

Il nome Matteo vuol dire “dono di Dio”. Alcuni studiosi  suppongono che abbia cambiato il nome come una forma tipica dell'epoca, per indicare il cambiamento di vita, analogamente a Simone, poi Pietro.

Comunque   quasi tutti gli studiosi sono convinti che l’apostolo non fu il redattore  del Vangelo di Matteo a lui attribuito. Furono vari autori.

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Re:Arte e denari
« Risposta #10 il: Ottobre 27, 2023, 18:12:21 »
2 di 4

A Roma, nei pressi di piazza Navona,  c’è la chiesa  di San Luigi dei Francesi, dedicata al re Luigi IX di Francia.


Facciata della chiesa

Il 12 agosto 1518  il cardinale Giulio de’ Medici (futuro papa Clemente VII) pose la prima pietra  di questa chiesa alla presenza dell’allora papa Leone X.

L’edificio e la facciata sono il risultato del lavoro congiunto di due famosi architetti: Giacomo della Porta e Domenico Fontana.

Il sostegno finanziario del cardinale francese Mathieu Cointerel, dell’italiana Caterina de’ Medici,  regina consorte del re di Francia Enrico II, poi del re Enrico III, permise il completamento della chiesa, consacrata l’8 ottobre 1589.
La decorazione interna fu completata  nel 1764.


interno della chiesa.

Nella quinta ed ultima cappella della navata sinistra, denominata Cappella Contarelli (dal cognome italianizzato del cardinale francese Mathieu Cointerel) ci sono tre capolavori di Caravaggio: “Martirio di San Matteo”, “San Matteo e l’angelo”, e “Vocazione di San Matteo.


Veduta della Cappella Contarelli. Alle pareti i tre dipinti del Caravaggio, 1599 – 1600.

Dei tre grandi quadri solo il dipinto titolato “vocazione di San Matteo” è coerente con il titolo del topic, infatti ci sono delle monete, alludono all’attività di Matteo come pubblicano.

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Re:Arte e denari
« Risposta #11 il: Ottobre 27, 2023, 18:46:46 »
/3 di 4


Caravaggio, Vocazione di San Matteo, olio su tela, 1599 – 1600, Cappella Contarelli, chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma.

Il dipinto è realizzato su due piani paralleli, quello più alto, occupato solo dalla finestra, quello in basso raffigura il momento in cui Gesù indica  Matteo, seduto ad un tavolo con un gruppo di persone.


Il fascio di luce proveniente dall’alto, sulla destra (simbolicamente è la luce di Dio), rende visibili le persone;  solo alcune volgono lo sguardo verso Gesù e Pietro.

In questo dipinto l'artista rappresenta il momento in cui Gesù  chiama  Matteo.

“In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: ‘Seguimi’. Ed egli si alzò e lo seguì” (Mt 9, 9).

Michelangelo Merisi, invece,  ambientò l’episodio all’interno di un una taverna (osteria).
 
Sulla sinistra, cinque uomini vestiti con abiti del XVII secolo sono seduti attorno al tavolo, uno di loro conta il denaro.

Sul tavolo ci sono le monete, un quaderno per la contabilità, il calamo con il porta inchiostro; il sacchetto porta monete  è di Matteo ?
 
Sulla destra, in piedi, Gesù e Pietro. Indossano abiti coerenti con la loro epoca.

L’anziano Pietro è  rappresentato di spalle.  Nella versione originale San Pietro non era raffigurato. Caravaggio l’ha aggiunto successivamente.

Una sottile aureola è sopra il capo di Gesù, che con  il dito indice della mano destra indica un uomo.

Da notare: il gesto di Gesù con la mano è uguale a quello di Dio nella “Creazione di Adamo”, realizzato in affresco nel 1511 da Michelangelo Buonarroti nella volta della Cappella Sistina, che Caravaggio vide.



 
L’uomo con la folta barba, stupito, guarda verso Gesù,  come per chiedergli: “dici a me ?”. Ma con il dito indice della mano sinistra indica chi gli è vicino: l’uomo in piedi inchinato verso di lui che con la mano destra sta poggiando le monete sul tavolo ?  Oppure il ragazzo, che ha la mano destra vicino a quella dell’anziano ? 

Al gesto  della mano di Gesù si aggiunge il dito indice della mano destra di Pietro, come per voler dire all’uomo barbuto: “Sì, proprio te!”.

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« Ultima modifica: Ottobre 27, 2023, 19:01:22 da Doxa »

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Re:Arte e denari
« Risposta #12 il: Ottobre 27, 2023, 18:56:11 »
/4 di 4

 
Sotto il braccio destro del ragazzo  si vede la  sua mano sinistra che stringe il sacchetto per i denari.


 
E’ evidente la somiglianza tra l’uomo barbuto e il San Matteo raffigurato negli altri due quadri di Caravaggio nella Cappella Contarelli. 



Doxa

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Re:Arte e denari
« Risposta #13 il: Ottobre 29, 2023, 15:21:48 »
Rimango nell’ambito degli esattori tributari con  il dipinto del pittore  belga  Quentin  Metsys,  nato a Lovanio nel 1466 e morto ad Anversa nel 1530.


Quentin  Metsys,  Gli esattori, olio su legno, 1520, Liechtenstein Museum: pinacoteca di Vienna.

La composizione mostra due appaltatori della riscossione dei tributi, seduti a un tavolo coperto da una tovaglia verde.

L’esattore sulla sinistra ha  il  copricapo rosso e gli occhiali. Tra le dita  della mano destra ha il calamo, per scrivere  sul libro contabile, davanti al quale si vedono due monili con perle. Alcune monete le ha nella mano sinistra,  molte altre sono sul tavolo. Vicino al libro "mastro" c'è il calamaio.

L’uomo a fianco, con il copricapo nero e il labbro inferiore prominente,  ha il braccio destro poggiato sulla spalla del collega, con il dito indice indica il libro contabile. Notare il suo sguardo, sembra voler dire: “qui nulla sfugge, è tutto scritto”. Nella mano sinistra ha una borsa di pelle. 
La scena può far  pensare al libro  “Le avventure di Pinocchio”, in particolare a “il gatto e la volpe”, che vivono di espedienti ed inganni.

Dietro i due personaggi c’è  in alto una mensola, sulla quale si vedono fogli di carta ma anche  oggetti simbolici:  una forbice appesa che allude alla precarietà della vita; un portacandela sulla destra, ma il cero è spento: può far riferimento alla mancanza di luce spirituale nei due personaggi, però la porta aperta indica la possibilità di salvezza per i due “peccatori”, così venivano considerati.

Sulla mensola ci sono anche due finte rose, simbolo di amore, ma possono anche  significare il  segreto.

Da tener presente che in alcuni suoi dipinti Massys nasconde nei dettagli dei riferimenti alla filosofia aristotelica ed epicurea.
« Ultima modifica: Novembre 21, 2023, 11:55:26 da Doxa »

Doxa

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Re:Arte e denari
« Risposta #14 il: Novembre 21, 2023, 08:34:43 »


Parmigianino, ritratto di Gian Galeazzo Sanvitale, olio su tavola, 1524, Museo di Capodimonte, Napoli

Il biondo ventottenne conte di Fontanellato (prov. di Parma) è raffigurato con inquadratura a tre quarti, verso sinistra, ideale per mostrare il soggetto in modo completo,  senza perdere i dettagli del viso. I suoi occhi guardano verso l’osservatore.  Ha la barba e i baffi  ben curati.

E’ seduto su una  sedia del tipo “Savonarola”: è una sedia pieghevole in legno


sedia Savonarola, aperta e chiusa.

Gian Galeazzo Indossa una giubba nera, secondo la moda del tempo, da cui escono due maniche di stoffa rossa decorate e si vedono i polsini ricamati della camicia.

Sulla falda del cappello  è applicata una piuma ed un cammeo;  nel bordo della falda o ala ci sono tagli e perline.


Guardando l'immagine:


sulla sinistra del  condottiero si vedono poggiate sul tavolo la corazza e la mazza ferrata,  simboli evocativi della sua indole guerriera.

A fianco del muro di fondo, sulla destra, c’è un’apertura che permette di vedere un albero frondoso.

In primo piano, sul bracciolo destro della sedia il conte posa  sia l’avanbraccio (sul quale è poggiata l’elsa della spada decorata con la conchiglia bivalve, simbolo della famiglia)  sia la mano, con la quale regge un guanto  e nel contempo mostra nel dito mignolo un anello d'oro con pietra preziosa.

Sul bracciolo a sinistra il nobile posa il gomito. Con la mano guantata mostra all’osservatore una medaglia bronzea sulla quale sono impressi due numeri: il 7 e il 2. In chiave alchemico-astrologica il 72 rappresenta un numero ermetico che simboleggia la comunità nella molteplicità.


 
dettaglio

E’ noto che il  Parmigianino fu un alchimista, perciò  spesso nei suoi dipinti  ci sono  simboli alchemici. 

“Parmigianino” è un appellativo, perché nacque a Parma ed era di esile corporatura. Morì in giovane età: si chiamava Girolamo Mazzola (1503 – 1540).

Il conte Gian Galeazzo Sanvitale (1496 – 1550) nel 1516 sposò  la nobile Paola Gonzaga, dalla quale ebbe  sei figli maschi e tre femmine.

Abitavano nella rocca di Fontanellato. Con loro,  divenne un  centro di intensa attività culturale, frequentata da artisti, filosofi e poeti.

« Ultima modifica: Novembre 21, 2023, 08:58:37 da Doxa »