Hortus simpliciumL ’hortus conclusus abbaziale o conventuale era diviso geometricamente da aiuole separate e da vialetti, a volte anche coperti da pergole.
C'era l'area destinata alla coltivazione delle verdure per l’alimentazione dei religiosi (
herbaria), un’altra al frutteto (
pomaria), quella dedicata agli alberi ornamentali e alle piante floricole,(
viridarium), quella riservata alle piante ed erbe medicinali: l’orto dei “semplici” (
hortus simplicium).
Gli speziali dividevano i farmaci in due categorie:
simplex et
composita, a seconda che fossero naturali o elaborati artificialmente.
Le più diffuse piante ed erbe curative nell’hortus dei “semplici” erano: Aglio, Basilico, Camomilla, Cumino,
Elicriso, Finocchio o finocchietto selvatico, Ginepro, Lavanda, Liquirizia, Maggiorana, Malva,
Menta, Origano, Prezzemolo, Rabarbaro, Rosmarino, Salvia, Timo.
Piante ed erbe venivano sottoposte a vari trattamenti nel laboratorio chiamato
“officina”, perciò le piante medicinali vengono anche chiamate
piante officinali.
Foglie, cortecce, radici e fiori venivano essiccati e conservati nell’
armarium pigmentariorum (c’erano più armadi, in legno, con sportelli senza vetri, per proteggere i preparati dalla luce), poi macerati nell’alcol o posti in infusione nell’acqua. Successivamente traevano le sostanze per produrre, insieme ad altri prodotti, gli olii essenziali, sciroppi, tisane, creme, unguenti ed altri farmaci, da dispensare ai confratelli e ai malati bisognosi: pellegrini, viandanti, abitanti nella zona.
L’addetto alla cura dell’orto dei semplici e alla preparazione dei medicinali era il
monachus infirmarius, cosiddetto perché vicino l’officina c’era l’infermeria. Egli era erborista, farmacologo, anche “medico” e farmacista.
Ovviamente con lui c’erano altri religiosi che l’aiutavano, anche nello studio e la catalogazione di piante medicinali, con la collaborazione degli amanuensi e dei miniatori.
"Horti" o "Hortuli" erano i titoli di libri di medicina monastica diffusi in Italia e in Europa nel Medioevo.
Nel “
Cantico delle creature”, attribuito a Francesco d’Assisi, il santo scrisse:
“Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba”.