Autore Topic: Casa degli Atellani e la vigna di Leonardo  (Letto 902 volte)

Doxa

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Casa degli Atellani e la vigna di Leonardo
« il: Aprile 03, 2023, 18:37:04 »
Dopo aver ammirato il Cenacolo vinciano  nell’ex refettorio del convento dei frati  Domenicani, si torna sulla piazza Santa Maria delle Grazie, si attraversa Corso Magenta e al numero civico 65  si può  accedere per visitare una storica dimora privata, che prospetta sul lato sinistro della basilica: è  la cosiddetta “Casa degli Atellani”, citata  anche in alcune novelle di Matteo Bandello (1485 – 1561)


facciata della "Casa degli Atellani".

Dove c'è questa abitazione nel XV secolo  prevalevano terreni dedicati a vigne e ortaggi. Ludovico il Moro diede  il permesso di erigere nella zona un quartiere residenziale per gli uomini della sua corte.

Il duca stesso vi acquistò delle abitazioni, anche se a lui non servivano, per usarle con la "strategia" del “do ut des”: donava case o terreni  per sdebitarsi con chi vantava crediti nei suoi confronti, oppure per iniziare a tessere, con personalità di spicco, la rete diplomatica di alleanze, indispensabile  per il  mantenimento degli equilibri politici.

Per esempio, il 25 settembre 1490 acquistò per 6.000 lire imperiali  un edificio dai nobili Landi di Piacenza, che avevano deciso di trasferirsi da Milano, poi li donò al cortigiano Giacomotto della Tela,  valoroso uomo d’armi, che seppe conquistarsi la stima e la fiducia del duca Ludovico.

Giacomotto forse era originario di Atella (prov. di Potenza), e da questa località deriva la specificazione “Atellani” ai componenti la sua famiglia.

I maligni del tempo insinuarono che l’abitazione  veniva anche utilizzata dal duca per incontrare Macedonia, la bella moglie di Giacomotto.


sulla destra è la parte retrostante della basilica di Santa Maria delle Grazie;
sulla sinistra veduta di un tratto di Corso Magenta e la  facciata della cosiddetta "Casa degli Atellani".

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« Ultima modifica: Aprile 07, 2023, 17:02:24 da Doxa »

Doxa

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Re:Casa degli Atellani e la vigna di Leonardo
« Risposta #1 il: Aprile 03, 2023, 18:51:39 »

parziale veduta della Casa degli Atellani, vista dal giardino interno.

Notare sullo sfondo, quasi al centro della foto,  la cupola emisferica, sovrastata dalla lanterna,  della basilica di Santa Maria delle Grazie.  La cupola poggia su un basso tamburo con loggiato lungo tutta la circonferenza, con bifore aperte e bifore chiuse.

Le cronache dell’epoca riferiscono che la “Casa degli Atellani” era nota per l’intensa attività mondana: cene,  musica, balli, feste.  Ma tutto finì nel 1535 quando  Ludovico  Sforza  fu fatto prigioniero dai francesi, i della Tela (=famiglia Atellani) subirono la confisca dei loro beni e costretti all’esilio.

Nel 1521 "Francesco II Sforza, figlio di Ludovico il Moro,  riuscì a riconquistare il Ducato di Milano.

Carlo e Lucio Scipione, figli di Giacomotto della Tela, nelle loro funzioni di tesorieri dello Stato e  fedeli cortigiani  degli Sforza, tornarono in possesso dei loro beni e della loro casa in corso Magenta,  che fecero ampliare e restaurare. Affiancarono alla quattrocentesca abitazione un nuovo edificio disposto intorno ad un porticato verso il giardino.

Le due abitazioni, contigue ma distinte,  erano divise da un muro. 

Le due dimore rimasero di proprietà della famiglia Atellani fino al 1557, anno in cui durante il dominio di Carlo V d’Asburgo, che fu anche re di Spagna,  i due edifici  con giardino furono acquisiti dai Taverna, famiglia della nobiltà milanese. Con alterne fortune li tennero fino ai primi anni del XIX secolo.

Dopo di loro, nuova proprietaria fu la famiglia Pianca, che nel 1823 fecero ristrutturare in stile neoclassico le facciate.

Circa cinquant’anni dopo cedettero gli immobili al marchese Martini di Cigala.

Nel 1919, il senatore Ettore Conti, pioniere della “regia energia elettrica lombarda”, acquistò il complesso immobiliare (in pessimo stato di conservazione) per destinarlo ad abitazione per la sua famiglia.

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« Ultima modifica: Aprile 07, 2023, 17:48:58 da Doxa »

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Re:Casa degli Atellani e la vigna di Leonardo
« Risposta #2 il: Aprile 07, 2023, 21:15:49 »
Il senatore Ettore Conti di Verampio fece ristrutturare e restaurare questa dimora dall’architetto milanese Piero Portaluppi, che nel giugno 1913 sposò Lia Baglia, nipote di Ettore Conti, e da questo adottata nel 1939.

L’allora 34/enne Portaluppi conservò l’originario stile rinascimentale dell’abitazione, ma ne fece modificare la pianta interna, riportare alla luce gli affreschi del XV e XVI secolo che decorano alcune sale.

Vi faccio vedere le foto di due stanze decorate.
 
“Sala dei ritratti”


Fu  dipinta dal noto pittore Bernardino Luini  (e aiutanti) tra il 1522 e il 1526.
 
Questa stanza è al pianterreno della casa. Ha la volta a lunette ed è  decorata in affresco, con arabeschi e motivi vegetali.  Nella parte alta delle pareti ci sono 14 tondi con i ritratti di alcuni uomini e donne della dinastia sforzesca. Nel 1902 per tutelarli furono staccati e conservati nel Castello Sforzesco, dove sono esposti al pubblico.

I ritratti nella stanza sono copie realizzate  nel 1922.
Per identificare i soggetti è necessario decifrare le iniziali scritte nel tondo.

Sulla parete sopra la porta d’ingresso, con le iniziali F.II, il duca Francesco II Sforza, figlio di Ludovico il Moro, dei quattordici personaggi è l’unico ritratto dal vivo.  Dal confronto fra questo è l’altro suo ritratto conosciuto (più tardo, dipinto da Tiziano), si fa risalire la realizzazione della sala agli anni fra il 1522 e il 1526.

Sulla parete sinistra verso la finestra  ci sono i ritratti di Ludovico il Moro, iniziali LV. M., e di sua moglie Beatrice d’Este, iniziali BEA. RI.



la volta della sala


Sala dello Zodiaco

Nel basso Medioevo era usuale decorare una stanza della dimora signorile con immagini astrologiche. Tale consuetudine è presente in questa sala di epoca rinascimentale, menzionata in un documento del 1544.


 
La stanza è detta dello “Zodiaco”  perché nelle lunette sono raffigurati  in affresco i segni zodiacali, invece sulla volta le figure ritratte rappresentano i pianeti (esclusi la Terra e la Luna). La tradizione iconografica diffusa nel Rinascimento voleva il pianeta viene rappresentato con l’immagine della divinità omonima, seduta su un carro trainato da animali.

Le figure ritratte sulla volta del soffitto rappresentano Infatti i pianeti, mentre nelle lunette sulle pareti sono dipinti i segni zodiacali.
Sulle pareti della Sala dello Zodiaco sono rappresentate  la “rosa dei venti”, una carta geografica, alcune figure che personificano le stagioni. 



Per il pavimento il Portaluppi fece fare un mosaico con disegni che evocano alcuni simboli raffigurati sul soffitto.

Nel 1922 fra i numerosi interventi di ristrutturazione dell’edificio progettati dall’architetto Portaluppi ci fu  anche l’ampliamento di questa sala. Venne eliminata una parete obliqua finestrata e trasformata  nell’atrio dell’appartamento padronale. L’allargamento  comportò l’aggiunta di due lunette e due distinti motti: uno è del Portaluppi:  “Faire sans dire”, cioè fare senza perdere tempo; il secondo le lettere “H e J” (iniziali di Hector- Ettore Conti e Joanna – Giannina Casati, sua moglie). Ovviamente questa è la parete manipolata ad arte, invece nelle altre gli affreschi sono originali.


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